Artissima 2021. I migliori stand della fiera a nostro parere

Ecco una selezione dei migliori espositori della fiera d’arte contemporanea torinese per fare un giro mirato nel weekend: italiani e stranieri, volti giovani e già affermati, ce n’è per tutti i gusti.

Sono 155 le gallerie da tutto il mondo presenti ad Artissima 2021, ma i loro stand non sono tutti uguali. Artribune ne ha selezionati 12: ci sono quelli interamente dedicati a un singolo artista, quelli dall’offerta varia, quelli con la disposizione perfetta e uno di quelli collettivi organizzati da Artissima per la sua sezione XYZ. Ecco gli espositori che, per l’equilibro e il dialogo tra le opere o per la presenza di alcuni pezzi straordinari, che distinguono nell’Oval del Lingotto di Torino.

– Giulia Giaume

DÜRST BRITT & MAYHEW

Durst Britt & Mayhew Artissima ph. Irene Fanizza

Dürst Britt & Mayhew Artissima ph. Irene Fanizza

Direttamente da L’Aia, la galleria Dürst Britt &Mayhem accosta nel suo stand uno dei più popolari artisti olandesi, Willem Hussem (presente alla Biennale di Venezia nel ’60 e nei maggiori musei olandesi), a un nuovo nome dell’arte contemporanea, Lennart Lahuis. Ai dipinti del primo è sapientemente accostata una grande scultura “viva” del secondo, divisa in quattro parti: un bollitore, un cestino e due barili, collegati ciascuno a un sistema a vapore per cui ognuno dei quattro elementi ha una superficie su cui ciclicamente compaiono delle lettere fatte di vapore – tutte insieme compongono la frase “When is it that we feel change in the air?” (Quand’è che sentiamo il cambiamento nell’aria?). “Gli anni scorsi eravamo ospiti nelle sezioni Present Future e Back from the Future, che accostano artisti storici a nuove voci – abbiamo anche venduto un’installazione video a Patrizia Sandretto. Dato che quest’anno non siamo rientrati nella selezione, abbiamo deciso di fare la stessa cosa nel nostro stand, con un artista affermato e uno emergente, portando un pezzo un po’ spettacolare come quello di Lahuis”, raccontano dalla galleria.

MARINELLA SENATORE DA MAZZOLENI

Mazzoleni ad Artissima 2021 ph. irene fanizza

Mazzoleni ad Artissima 2021 ph. Irene Fanizza

Le opere di Marinella Senatore in mostra da Mazzoleni sono uno dei punti di caldi di Artissima 2021 – fanno il paio con quelle in galleria esposte questa settimana. La grande scultura di luce Dance first, think later, con il motto ormai celebre dell’artista e attivista, è un simbolo di aggregazione mutuato dalla tradizione meridionale delle luminarie e dal barocco pugliese; a questa – che purtroppo è rimasta esposta solo un giorno, perché è stata venduta in tempo record (il prezzo è ancora in trattativa) – sono accostati due polittici che compongono delle immagini collettive e condivise. I visitatori sono stimolati a sentirsi tutt’uno con le tele: “Il visitatore, nella sua visione, è sempre parte delle sue opere, sia di quelle partecipative che di quelle su tela”, raccontano dalla galleria, dove aggiungono che gli spazi tra le tele, accostate a formare un disegno unico, rappresentano “una forma di respiro, come un sospiro”. Accanto a questi lavori e ai disegni danteschi di Senatore, realizzati per Cantica21, vi sono le opere di Melissa McGill, cento “respiri” in polvere luminosa su carta, ma anche di David Reimondo, come lo skyline newyorchese rifatto con i glifi etimografici, gli still di Rebecca Moccia e le crepe luminose di Andrea Francolino.

TUCCI RUSSO

Jonathan Long da Tucci Russo ad Artissima ph. Irene Fanizza

Jonathan Long da Tucci Russo ad Artissima ph. Irene Fanizza

Da Tucci Russo c’è una vera e propria mostra personale di Richard Long, con una ampia scultura appoggiata sul pavimento dello stand, una serie di lavori fatti con il fango e dei textwork a tutta parete. “Non è facile vedere le personali alle fiere, ma abbiamo pensato che forse dopo questi due anni di silenzio ci voleva proporre un artista con un’immagine forte e mostrare il suo percorso – diciamo per rendere la fiera meno fiera e tornare a parlare di arte pura”, racconta Tucci Russo, che lavora con Long da molti anni. Il tono è spiccatamente ecologico, con riflessioni sulla natura e la connessione ad essa dell’artista, con evidenti puntate nell’Arte Povera.

RAFFAELLA CORTESE

Raffaella Cortese ad Artissima ph. Irene Fanizza

Raffaella Cortese ad Artissima ph. Irene Fanizza

Lo stand di Raffaella Cortese attira subito lo sguardo con una colonna colorata, su cui sono appesi gli ancor più sgargianti “compiti a casa” dell’artista Jessica Stockholder, delle carte realizzate durante la pandemia e da questa isiprati. A lei si affiancano alcuni dei nomi più rilevanti della galleria: Francesco Arena, con il suo letto bronzeo, dialoga con le pennellate color rame della svizzera Silvia Bächli, ci sono la doppia opera sull’identità di Roni Horn e, in stretta relazione, quella clownesca di Michael Fliri. Spuntano infine la fotografia luminosa di Hannover di Marcello Maloberti e le celebri scritte di Monica Bonvicini, “dei veri statement”, racconta Raffaella Cortese. I più sfacciati possono fare capolino nella colonna-deposito dello stand per vedere delle belle opere di Joan Jonas, pittoriche e scultoree, dalle forme geometriche e cromaticamente abbinate.

ENRICO ASTUNI

Enrico Astuni ad Artissima 2021 ph. Irene Fanizza

Enrico Astuni ad Artissima 2021 ph. Irene Fanizza

Perfettamente equilibrato lo spazio di Enrico Astuni, e non si pensi sia frutto di una fortuita coincidenza. “L’idea iniziale dello stand”, raccontano dalla galleria, “era quella di elaborare ogni cosa su un formato due per due. L’opera di Garutti è stata fatta appositamente, poi Nannucci ci ha proposto qualcosa che andasse bene con questo spazio, ed entrambe comunicano con l’opera di Jonathan Monk”. L’orizzonte di Alberto Garutti e lo smilzo neon di Maurizio Nannucci allargano lo spazio, accompagnati dalle arance pop di Monk e dalla sua spiritosa conchiglia con microfono. Sulle pareti esterne ci sono anche i lavori di recupero della tradizione storiografica di Øystein Aasan e un lavoro di Garutti degli anni Novanta, in mostra per rendere evidente una parte del suo percorso artistico.

WONNERTH DEJACO

Wonnerth Dejaco ad Artissima ph. Irene Fanizza

Wonnerth Dejaco ad Artissima ph. Irene Fanizza

Un ottimo primo round per la galleria viennese Wonnerth Dejaco, nata nella capitale austriaca appena l’anno scorso: “Siamo giovani ed è un gran privilegio anche solo partecipare a una fiera già così affermata e catturare attenzione: è perché i nostri pezzi sono molto ‘statement’”. La galleria non viene meno alla sua parola e per questo debutto ha sparato delle cartucce di livello, ci sono le lightbox filo-consumistiche di Ellen Schafer – che insieme a Wonnerth Dejaco ha fatto una residenza a Vienna ed esposto i suoi pezzi nei loro spazi qualche giorno fa – e le fotografie intime e capitalistiche di Georg Petermichl. Molti materiali sono di recupero e tutti i pezzi fanno riferimento alla cultura pop e a oggetti di uso comune in chiave contestataria: un esempio sono le New Balance tagliate di Schafer in Niketown – un pezzo che ha poco a che fare con le calzature e molto con i fondi dati dall’azienda ai repubblicani trumpisti, in contrapposizione al supporto di Nike a BLM – e le buste di plastica di Petermichl rese soggetti glam di fotografie pubblicitarie.

IL TOCCO GIOVANE DI NOIRE

Al Freeman da Noire ad Artissima ph. Irene Fanizza

Ci sono tante generazioni che si mescolano nel nostro stand, perché è proprio quello che accade in galleria”, racconta Silvia Noire, “è da 35 anni che facciamo questo lavoro, e ora è con noi anche nostro figlio, che è giovanissimo”. Accanto a Giulio Paolini e Mel Bochner, infatti, spiccano il grande corrimano-scultura della russa Nika Neelova – che è una rappresentazione di un gesto che accomuna tutti e che ci unisce –, poi le divertenti sculture gonfie e pop dell’americana Al Freeman, con una piccola puntata erotica, e l’opera ad hoc di Jonathan Monk, che falsifica le lettere di Boetti in enne nuove combinazioni. E poi ci sono il grande olio su tela di Alex Sewell, che ricorda un po’ uno stile cartoon e videoludico, e il venticinquenne writer WOC, che con gli spray congela il fatale momento del furgoncino Basko sospeso sul vuoto del Ponte Morandi: “Abbiamo fatto una mostra qualche settimana fa, e tutta la sua giovanissima community è venuta a vederlo: c’era la via bloccata, abbiamo staccato 450 braccialetti”.

POGGIALI

Poggiali ad Artissima ph. Irene Fanizza 1

L’inconfondibile stile di Claudio Parmiggiani non può che colpre lo spettatore che passeggia per le strade fittizie della fiera: i lavori esposti e selezionati da Poggiali per Artissima sono della sua pregiata serie delle librerie di fumo – familiare per chi sia stato di recente al MAXXI per la mostra collettiva che celebrava la Collezione del museo – e risalgono a quando la galleria tenne la sua personale nel 2019. Queste opere, insieme agli specchi sognanti realizzati ad hoc dal duo artistico Goldschmied & Chiari e i metalli di Kennedy Yanko sono “poche e selezionatissime: in fiera bisogna esporre solo il proprio massimo. La sobrietà deve valorizzare le opere e favorire la fruizione”, raccontano da Poggiali.

L’ARTE IMPEGNATA DI FABIENNE LEVY

Fabienne Levy ad Artissima ph Irene Fanizza

Fabienne Levy ad Artissima ph Irene Fanizza

La svizzera Fabienne Levy è la galleria dove andare per sperimentare arte contemporanea con forti connotazioni sociali: c’è il neon di Vikenti Komitski, che in abbinamento a una seconda opera denuncia come la scoperta di un paradiso naturale porti inevitabilmente alla sua distruzione, gli inquietanti ritratti di Alina Frieske, realizzati a collage digitale all’insaputa del soggetto femminile – che viene ricostruito con screenshot presi da Instagram e montati assieme, “e le somiglia davvero”, dicono dalla galleria – poi l’opera contestataria del tedesco Norbert Bisky e le voyeristiche panoramiche pittoriche di Romane de Watteville, sempre iper-consapevoli (e schiacciate) dall’identità digitale. “La nostra cifra come galleria vuole essere proprio la consapevolezza sociale”, raccontano, “andiamo alla ricerca di pezzi che abbiano messaggi e riflessioni sul mondo in cui viviamo”.

ATCHUGARRY E GLI NFT

Atchugarry ad Artissima ph. Irene Fanizza

Atchugarry ad Artissima ph. Irene Fanizza

Molto varia la proposta di Atchugarry, galleria da sempre concentrata sugli artisti dell’America Latina – primo tra tutti proprio Piero Atchugarry, presente in fiera con delle sculture colorate e frastagliate, ma anche Tulio Pinto e Pablo Rasgado. Ci sono anche gli italiani Marco Maggi con Spelling Blue e Arcangelo Sassolino, e il giapponese Yuken Teruya, con Scarlet Bird, Crimson Sky. Ad attirare l’attenzione sopra ogni cosa, all’interno del variopinto e multiforme stand, è però un grande schermo con un video che gira in loop. È un NFT, un non-fungible-token digitale in forma unica: “Questa è la prima volta che li portiamo in fiera, e abbiamo ricevuto molto, moltissimo interesse. Sicuramente è tra le opere che ci hanno chiesto di più”, ci dicono.

LA SEZIONE PRESENT FUTURE

Lo stand di Artissima Present Future ph. Irene Fanizza

Lo stand di Artissima Present Future ph. Irene Fanizza

Dieci artisti per dieci gallerie, di cui otto straniere, si combinano nella sezione di Artissima Present Future – che insieme a Disegni e Back to the Future costituisce uno dei progetti interni alla fiera. In questa sezione ci sono solo progetti di ricerca di emergenti under40 selezionati dalle curatrici indipendenti Ilaria Gianni e Fernanda Brenner intorno al tema del misticismo e del mistero. Forti l’opera di Federico Tosi (della galleria Monica De Cardenas) e il Fogo di Gokula Stoffel (galleria Fortes D’Aloia & Gabriel), che ci portano nell’astratto senza privarci dell’inquietudine del futuro, mentre sono più speranzose e tenere le amazzoni di Vojtěch Kovařík (galleria Mendes Wood).

ATHR

Athr ad Artissima ph. Irene Fanizza

Athr ad Artissima ph. Irene Fanizza

Nello stand della galleria Athr di Jedda tre artisti sauditi portano il deserto a Torino. Il primo è Mohammad Al Faraj, che esplora con i video, il legno e la fotografia il legame profondo e necessario con la natura, auspicando il ritorno a una maggiore comunione con essa (meraviglioso il grande “fossile” marino di legno Untitled from the Collage series) e denunciano la perdita delle connotazioni agricole dei villaggi antichi; la seconda è Sarah Brahim, una delle pochissime artiste performative saudite esistenti, qui presente con un video incentrato sul suo corpo; la terza è Sara Abdu, che con le sue opere affronta il lutto dello zio e studia il motivo della morte e del dolore. “Per il suo ultimo lavoro ha bruciato dei semi di palma, li ha tostati e disgregati: nella tradizione saudita assaporarne il profumo permette di superare la rabbia e il dolore e ha un potere curativo”, raccontano da Athr.

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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