I 10 stand top di Artissima 2017. Ecco quali sono i booth da non perdere

10 stand da non perdere ad Artissima. Ecco cosa non mancare durante la vostra visita in fiera. Siete d’accordo con la nostra selezione?

Artissima 2017 ph Irene Fanizza_galleria Madragoa

Artissima 2017 ph Irene Fanizza_galleria Madragoa

Che questa prima prova di Ilaria Bonacossa ci sia piaciuta lo abbiamo già detto: ad Artissima si respira una atmosfera internazionale, pur non volendo imitare le fiere straniere. Quando Bonacossa diceva, agli albori della sua nomina, intervistata da Artribune, che la manifestazione sarebbe stata più italiana intendeva forse questo: non nella selezione di artisti e spazi, quanto a livello identitario. Sul mercato è ancora troppo presto per pronunciarsi, anche se l’affollatissima inaugurazione ha visto la consueta partecipazione del collezionismo italiano in grande spolvero e in massiccia presenza ad aggirarsi tra gli stand. Booth che non hanno mancato di presentare qualche sorpresa, anche se pochi, forse complici le sezioni centrali che richiedono uno sforzo di progetto, hanno deciso di partecipare con un concept curatoriale. Il display di tutti gli stand è efficace e le proposte sono di qualità, ma senza ricercare a tutti i costi l’effetto mostra.  Ecco cosa ci è piaciuto.

Santa Nastro e Marco Enrico Giacomelli

GALLERIA MASSIMODELUCA, MESTRE

Galleria Massimo de Luca artissima 2017_ph Irene Fanizza_Angelini

Galleria Massimo de Luca artissima 2017_ph Irene Fanizza_Angelini

Sarà forse l’ingresso trionfale concepito da Daniele Innamorato che sembra introdurre ad un ambiente a metà tra il sacro e il profano, sarà il lavoro di Paola Angelini, all’interno dello stand che viene celato e disvelato come in un cabinet segreto, con un sorprendente e coraggioso allestimento di una pittrice che sa forzare i limiti del proprio lavoro. Saranno gli interventi di Agostino Bergamaschi e Giovanni Sartori Braido, ma il livello dello stand, che si intitola 3+1, dove tre sono i pittori e 1 e sceglie l’installazione come medium, della Galleria Massimo De Luca è veramente alto.

THE GALLERY APART, ROMA

Galleria Apart Artissima 2017 ph. Irene Fanizza

Galleria Apart Artissima 2017 ph. Irene Fanizza

In una cornice molto carnale come è quella delle proposte di Present Future colpisce molto la presenza quasi atipica dello stand della galleria romana che presenta un progetto concettuale e documentario, con due video e una installazione, rappresentato anche dalla Galleria Xippas di Ginevra. Si intitola Boussa from the Netherlands ed è dell’artista di Arras Bertille Bak, classe 1983. La Bak ha incontrato un gruppo di donne nel nord del Marocco nella città di Tetouan, lungo il Mar Mediterraneo, che lavorano in un’azienda che commercia in gamberi. Con loro ha condiviso vita, progetti e ritualità. Dal loro scambio è scaturita un’idea che si sposa con il concetto di souvenir. La storia è interessante, vale la pena di passare in stand a farsela raccontare.

MASSIMO E FRANCESCA MININI

galleria Minini artissima 2017_ph Irene Fanizza_

galleria Minini artissima 2017_ph Irene Fanizza

Si presentano insieme Massimo e Francesca Minini, padre e figlia ad Artissima.  Lo scambio generazionale è assicurato, così come la riuscita dello stand. Su tutto emerge in maniera prepotente la monumentale installazione di Wilfredo Prieto che sembra quasi nascere, come natura indomabile, dal pavimento della fiera. Ci vuole un po’ di tempo per capirne il funzionamento, anche perché nel frattempo si è distratti da tutti gli altri artisti in stand, da Jan de Cock a Jonathan Monk fino ad Alice Ronchi.

ISABELLA BORTOLOZZI, BERLINO

artissima 2017_ph. Irene Fanizza_galleria bortolozzi

artissima 2017_ph. Irene Fanizza_galleria bortolozzi

Già solo l’incredibile parete con l’installazione di ceramiche di Betty Woodman basta per nominare lo stand di Isabella Bortolozzi tra i 10 più belli da vedere in fiera. L’intervento è monumentale e conserva tutta la freschezza del gesto di questa incredibile artista nata nel 1930, giovane non negli anni, ma nel pensiero.

MADRAGOA, LISBONA

Artissima 2017 ph Irene Fanizza_galleria Madragoa

Artissima 2017 ph Irene Fanizza_galleria Madragoa

Ha fatto passi da gigante in solo un anno e mezzo di vita questa galleria di Lisbona ma con un passato torinese (è diretta da Matteo Consonni, ex direttore della galleria Franco Noero) che si presenta nella città madre con ben due stand. Il primo, nella main section, porta con un allestimento veramente delicato opere di Sara Chang Yan, Rodrigo Hernandéz, Luís Lázaro Matos, Renato Leotta e Belén Uriel. Molto vintage e coraggioso, con questo sfondo in giallo shocking che fa da contraltare con il bianco e nero delle foto, è invece il solo show dedicato a Joanna Piotrowska nell’ambito di Present Future. I due spazi sono praticamente dirimpetto.

ALFONSO ARTIACO, NAPOLI

Galleria Artiaco, Artissima 2017, ph. Irene Fanizza

Galleria Artiaco, Artissima 2017, ph. Irene Fanizza

Attirano sempre l’attenzione gli stand che puntano sull’allestimento, in ogni sua declinazione. Artiaco sceglie a Torino di farsi curare lo stand da un artista, quel Liam Gillick che, sempre a Torino e sempre in veste di curatore, si occupa (insiema a Tom Eccles e Mark Rappolt) della doppia mostra alle OGR e alla Fondazione Sandretto Re Rebaudeng, Come una falena alla fiamma. Ad Artissima il focus è sul Minimalismo e sulle sue reinterpretazioni attuali.

FEDERICA SCHIAVO, MILANO

artissima 2017_ph Irene Fanizza_Arancio_Galleria Schiavo_sezione Present Future

artissima 2017_ph Irene Fanizza_Arancio_Galleria Schiavo_sezione Present Future

Torniamo in una delle sezioni “curate” di Artissima, Present Future. Qui c’è anche una piccola personale di Salvatore Arancio. Reduce da una residenza in Messico (e dalla partecipazione della Biennale di Venezia diretta da Christine Macel), l’artista catanese propone tre lavori che echeggiano l’uno sull’altro. A partire dalle sculture in ceramica, con la tripla cottura che le rende nerissime, ma con una colata iridescente in cima; passando per un video che miscela animazione (un found footage reso psichedelico) e inserimenti di strane forme minerali; e infine una serie di misteriosi collage: anche qui, il ready made costituito dalle pagine di due libri di mineralogia degli Anni Settanta è “stressato” da piccole ma efficaci colature a smalto, che ne acuiscono il sentore extraterrestre.

FONTI, NAPOLI

artissima 2017_ph Irene Fanizza_sezione disegni_Seb Patane

artissima 2017_ph Irene Fanizza_sezione disegni_Seb Patane

Ve ne parleremo più diffusamente nei prossimi giorni, della nuova sezione Disegni ad Artissima. Qui ci limitiamo a citare due fra gli stand più notevoli di quest’area, nel complesso estremamente interessante. A cominciare dalle installazioni di Seb Patane, che interpreta il disegno in senso ampio, costruendo piccoli dialoghi fra gruppi di lavori che accostano al disegno, appunto, tracce di scotch colorato, immagini fotografiche digitalmente modificate e – altrettanto importanti – cornici in legno con fogli applicati direttamente alle pareti dello stand. Progetto da osservare con calma, a conferma del talento dell’artista, anche lui, catanese.

IN SITU, PARIGI

artissima 2017_ph Irene Fanizza_sezione disegni_Mark Dion dettaglio

artissima 2017_ph Irene Fanizza_sezione disegni_Mark Dion dettaglio

La seconda menzione per la sezione Disegni va a Mark Dion, che a Torino porta un assaggio delle sue Wurderkammer intrise di amara ironia, dove l’afflato del naturalista settecentesco si scontra con l’inquietante realtà dell’antropocene. Se qualcuno nutrisse dei dubbi, è sufficiente che esca dall’Oval e noti le temperature primaverili all’esterno.

RICCARDO COSTANTINI, TORINO

artissima 2017_ph. Irene Fanizza_galleria costantini

artissima 2017_ph. Irene Fanizza_galleria costantini

Meno scoppiettante degli scorsi anni la sezione Back to the Future, che guarda ad artisti sottovalutati o addirittura dimenticati dal mercato e il cui format è nato proprio ad Artissima, per poi essere esportato (o meglio, copiato) da moltissime altre fiere in giro per il mondo. Il focus di quest’anno è sugli Anni Ottanta e la “riscoperta” che vi invitiamo a osservare è quella diNicola Ponzio, artista dalla storia umana travagliata, che tuttavia nulla toglie (o avrebbe dovuto togliere) alla qualità della ricerca.

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Redazione

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