Ludosofici. Il progetto che unisce arte, didattica e filosofia

Intervista a Ilaria Rodella, fondatrice dei Ludosofici insieme a Francesco Mapelli: il duo che ha individuato nella filosofia un mezzo per innescare un dialogo tra didattica e arte

L’arte e la didattica dell’arte possono essere di aiuto per indagare la complessità che caratterizza il mondo in cui viviamo? Secondo i Ludosofici sì e sono proprio loro a spiegarci il perché, grazie a un metodo che combina filosofia, arte e didattica, rendendo questi tre ambiti accessibili a un pubblico di tutte le età e dando forma a riuscite collaborazioni con musei e istituzioni culturali.

Parlare con voi permette di sondare il panorama della didattica museale milanese, da sempre particolarmente vivace ma altrettanto variegato e poco istituzionalizzato. Voi da quanti anni operate in città e da quali esperienze provenite?
I Ludosofici si sono costituiti nel 2010, grazie all’intuizione mia e di Francesco Mapelli che, terminata l’università, volevamo portare la filosofia oltre l’accademia. Entrambi laureati in filosofia, io in ermeneutica e Francesco in estetica, eravamo fermamente convinti del fatto che l’approccio filosofico fosse praticabile da tutti: adulti e bambini. Non era una questione di età ma di sguardo rivolto al mondo che ci circonda e con il quale ci relazioniamo: è questa nostra realtà che ci interroga in continuazione, ci chiede di scegliere, di scoprire, di non fermarci alla superficie delle cose, di meravigliarci, di misurarci con prospettive e mondi diversi dai nostri, di aprirci ed entrare in relazione con l’altro. Era necessario però trovare un linguaggio che veicolasse questo approccio, rendendo esperibile il mondo apparentemente astratto della filosofia. Intorno alla filosofia aleggia anche il falso mito del pensare per il pensare, dimenticando che, invece, la filosofia parte dalla carne e dalla vita che è fatta di ombre, luci, polvere, dolore e gioia.

Ludosofici alle Gallerie d'Italia

Ludosofici alle Gallerie d’Italia

Come siete arrivati all’arte e ai musei?
Quando parliamo di arte ci riferiamo non solo all’arte legata alla dimensione visiva, ma anche a quella legata al mondo performativo del teatro e della musica, tant’è che nel nostro staff cerchiamo sempre di integrare persone che, oltre a una formazione filosofica, portino con sé esperienze multidisciplinari per permettere alla ricerca ludosofica di non essere mai autoreferenziale, ma sempre aperta al campo del possibile.  Per questo motivo ci siamo subito rivolti al mondo dei musei, sia nella fase iniziale di ricerca sia, successivamente, come nostro interlocutore privilegiato. Per strutturare i primi laboratori, infatti, non ci siamo rivolti alle formazioni, che già esistevano, sulla filosofia con i bambini, ma abbiamo condotto una ricerca di circa sei mesi, tra settembre 2009 e gennaio 2010, presso le sezioni didattiche di alcuni tra i più importanti musei newyorkesi, intervistando i responsabili dei dipartimenti didattici del Met, del Jewish Museum, del Brooklyn Museum, del MoMA del MAD, del New Museum, del Queens Museum of Arts e della Hall of Science. È stato per noi essenziale questo approccio più esperienziale e meno conservativo: ci ha dato la spinta per credere in un progetto che metteva in relazione filosofia, bambini e arte non ancora sperimentato o documentato da nessuno.

I PROGETTI DEI LUDOSOFICI

Parlaci di A spasso con Sofia, uno dei vostri principali progetti.
A spasso con Sofia è il progetto che ci permette di concepire tutta la città (o un quartiere) come un grande museo, mettendo in connessione tanti diversi spazi museali e non solo, grazie ai concetti che li abitano. Ci permette di trasformare tutta la città in un grande museo, dove ogni piazza, palazzo, strada può diventare il punto di partenza per porsi una domanda e provare a smontarla e rimontarla attraverso un laboratorio. Un progetto simile è stato Mantova Playground, promosso e sostenuto dal Comune di Mantova, ideato in collaborazione con Pietro Corraini e Artway of Thinking, in occasione di Mantova Capitale della Cultura italiana 2016, nato con l’intento di trasformare la città in un campo giochi che il bambino utilizzerà per accostarsi alla complessità del mondo: laboratori, mappe, eventi per scoprire la città da punti di vista insoliti e inaspettati o per riscoprire quello che già si conosceva da nuove prospettive.

Il futuro è adesso, Triennale Milano

Il futuro è adesso, Triennale Milano

Con quali musei e istituzioni culturali avete instaurato rapporti più duraturi e grazie a quali proposte?
Il primo museo con cui abbiamo collaborato è stato il Mart di Trento e Rovereto, sono arrivate poi le collaborazioni con la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, Palazzo delle Esposizioni a Roma, il MAMbo di Bologna, per consolidarsi poi in collaborazioni più durature con Gallerie d’Italia e la Triennale di Milano. Con le prime abbiamo sviluppato il progetto, denominato Gita al museo… con filosofia! rivolto alle scuole milanesi in cui l’obiettivo consisteva nel condurre i bambini a interrogarsi su domande complesse come Io chi sono?, A cosa servono le parole?, Cos’è la felicità? Chi è l’altro? a partire dalle opere presenti in museo. Da questo percorso è poi nato il libro Questa non è una rosa, pubblicato da Corraini nel 2019.

E con gli altri?
Con la Triennale di Milano, a seguito della co-progettazione del percorso didattico Broken Atlas in occasione della XXII Triennale, Broken Nature (collaborazione che ci ha dato l’occasione per abbracciare maggiormente il pensiero ecologico, inteso come pensiero dell’interconnessione secondo la visione del filosofo Timothy Morton), è iniziata una bella collaborazione per la progettazione dei Summer Escapes in Triennale.
La scorsa estate, grazie alla presenza di un generoso sponsor come Scalo Milano e alla collaborazione con Ricetta QuBì, (programma nato per contrastare il fenomeno della povertà infantile), abbiamo provato a rendere questa esperienza il più possibile aperta e inclusiva, coinvolgendo i bambini dei quartieri più periferici della città. Partendo dal tema Il futuro è adesso, abbiamo coordinato una serie di interventi in cui, insieme ad artistə, designer, musicistə, fotografə, abbiamo immaginato nuovi futuri a partire dagli oggetti portati dalle bambine e dai bambini e da quelli presenti in museo. È stato un percorso davvero emozionante e denso.

In bici con Sofia

In bici con Sofia

LA DIDATTICA DELL’ARTE PER I PIÙ GIOVANI

Quali sono i progetti per coinvolgere il pubblico, ancora troppo poco considerato, degli adolescenti?
Credo che siano quelli in cui gli adolescenti diventano protagonisti dei processi, penso ad esempio al MoMa Teens, una redazione social composta da soli ragazzi che gestiscono il profilo Instagram del museo rivolta ai loro coetanei. O altri progetti come Verso della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo o il progetto Teens di Palazzo Grassi in cui sono gli stessi adolescenti ad aggiornare i contenuti del sito web. Sulla scia di questi esempi, abbiamo dato vita a una redazione social, QuBì Teens, composta da soli adolescenti, accompagnati da artistə, fotografə, scrittricə, per raccontare loro stessi a partire dai quartieri in cui vivono. Un altro progetto in cui è il protagonismo dei ragazzi a essere valorizzato è Plastic Fighters, all’interno del quale sono i ragazzi e le ragazze, guidati da designer, a progettare e a costruire oggetti utili agli spazi pubblici che abitano, partendo dal riutilizzo della plastica e grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie.

Progetti e sogni nel cassetto?
Scrivere il nostro terzo libro!

Annalisa Trasatti

https://www.ludosofici.com/

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Annalisa Trasatti

Annalisa Trasatti

Sono laureata in Beni culturali con indirizzo storico artistico presso l'Università di Macerata con una tesi sul Panorama della didattica museale marchigiana. Scrivo di educazione museale e didattica dell'arte dal 2002. Dopo numerose esperienze di tirocinio presso i principali dipartimenti…

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