La grafica italiana si mette in mostra a Trieste

Accende i riflettori sui protagonisti della grafica nostrana la mostra al Magazzino delle Idee di Trieste: un omaggio a venticinque membri italiani dell’Alliance Graphique Internationale, nata per riunire in maniera amichevole i migliori grafici del mondo

Se meritoriamente il design di prodotto italiano del secondo dopoguerra è molto noto e ampiamente presente nel panorama culturale del nostro Paese, altrettanto non si può dire della grafica, relegata troppo spesso a un ruolo minore o ai soli addetti ai lavori. Un’interessante mostra a Trieste, presso il Magazzino delle Idee, offre una sintesi storica della nostra scuola attraverso la lente d’ingrandimento di venticinque tra i membri italiani dell’AGI, in cui è possibile vedere manifesti, annunci pubblicitari, prodotti editoriali, progetti e carteggi tra i membri. È un pezzo della storia visiva del nostro Paese, tra lavori più strettamente funzionali e altri più spiccatamente espressivi, in cui continuamente si rimandano la storia industriale e culturale, ma anche elementi di design urbano, il mondo della pubblicità e dell’arte.

Eugenio Carmi, Cartello antinfortunistico su latta, 1965, Archivio Carmi, Milano

Eugenio Carmi, Cartello antinfortunistico su latta, 1965, Archivio Carmi, Milano

GLI ITALIANI DELL’ALLIANCE GRAPHIQUE INTERNATIONALE

Come scrive il curatore della mostra Carlo Vinti nel suo saggio, “l’Alliance Graphique Internationale nasce nel 1951 con l’ideale di riunire in un’alleanza di carattere amichevole i migliori artisti grafici del mondo”. Sono gli anni della ricostruzione postbellica e di una grande effervescenza politico-culturale, alimentata dalla crescita economica, dal confronto ideologico, dalla presenza di nuovi ideali di collaborazione transnazionale e da una grande libertà, mentale e operativa.
Sin dagli Anni Cinquanta la scuola italiana si misura sulla stretta vicinanza tra grafica e pratica artistica, in parte dovuta all’eredità dello sperimentalismo futurista e in parte alla militanza degli stessi protagonisti nelle avanguardie dell’astratto, come per esempio nel caso di Bruno Munari o di Eugenio Carmi, il quale non si limita all’attività di progettista in prima persona, ma spesso invita altri colleghi (quali Kounellis, Alviani o Vasarely) a presentare un’opera sulla copertina della rivista che realizza per l’Italsider.

Riccardo Manzi, Manifesto Pirelli, 1961, Fondazione Pirelli Milano

Riccardo Manzi, Manifesto Pirelli, 1961, Fondazione Pirelli Milano

LA MOSTRA AL MAGAZZINO DELLE IDEE DI TRIESTE

La mostra è strutturata essenzialmente come una serie di piccole monografie e racconta una grande diversità di approcci al progetto. Si spazia così dalla rigorosa sintesi geometrica di Franco Grignani o Walter Ballmer (casi in cui è difficile non usare la parola maestri), alla libertà del disegno espressivo di Riccardo Manzi ed Emanuele Luzzati, fino alla sapiente capacità compositiva degli elementi in Pierluigi Cerri o della tipografia nel lavoro di Pierparolo Vetta. Si ha così l’immagine di un Paese in cui aziende come Barilla, Campari, Coop, Pirelli, Olivetti, ma anche case editrici quali Feltrinelli o Vallecchi, sono state dei veri e propri modelli da seguire, per la qualità dei prodotti realizzati e per la capacità di raccontarsi con precisione e suggestione. Aspetti dovuti tanto alla capacità dei grafici di mediare, come scrive il curatore in catalogo, “tra la linea austera di matrice nordica e modelli più legati all’immediatezza espressiva”, quanto alla capacità italiana di “raggiungere risultati eccellenti pur essendo realizzata per una committenza” (Giovanni Giudici).

Daniele Capra

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Daniele Capra

Daniele Capra

Daniele Capra (1976) è curatore indipendente e militante, e giornalista. Ha curato oltre cento mostre in Italia, Francia, Repubblica Ceca, Belgio, Austria, Croazia, Albania, Germania e Israele. Ha collaborato con istituzioni quali Villa Manin a Codroipo, Reggia di Caserta, CAMeC…

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