Parola a Simone Angelini, il fumettista senza giri di parole

Segno scarno, forme semplificate, ma soprattutto un linguaggio che mira al dunque senza troppi giri di parole. I fumetti di Simone Angelini sono tra i più riconoscibili della scena nazionale. Lo abbiamo intervistato

Nel 2022 il suo ultimo libro Storie Zitte si è aggiudicato un posto nella nostra “top ten” dei migliori fumetti usciti nel corso dell’anno. Stiamo parlando di Simone Angelini (Chieti, 1980) disegnatore e animatore abruzzese noto per le sue storie al vetriolo. Lo abbiamo intervistato e ci siamo fatti “regalare” una storia inedita.

Cosa significa per te essere fumettista?
Non mi sento fumettista con la “f” maiuscola. Il fumetto è il mezzo comunicativo che mi permette di raccontare quello che mi passa per la testa cercando di divertirmi. Ho provato anche con la musica, la poesia, il cinema, la boxe, o semplicemente prendendo in ostaggio un amico e riempiendogli la testa di fesserie. Negli ultimi 35 anni il fumetto è il modo che trovo più soddisfacente per esprimermi e meno incline a denunce di sequestro di persona.

Sei una delle voci più attive e interessanti del fumetto italiano. Mi aiuti a presentarti a chi ancora non ti conosce?
Pescarese ma nato per qualche strano motivo a Chieti nel 1980. A otto anni fantasticavo vedendo Dylan Dog e Martin Mystere nella quarta di copertina di Tex che comprava mio padre; a dodici rimanevo affascinato dall’Odissea a fumetti di Paolo Piffarerio; a quattordici percorrevo 20 km in bicicletta per comprare l’Uomo Ragno; dai 19 ai 27 anni non ho letto fumetti.
Sono fumettista e illustratore autodidatta e ho sperimentato con l’autoproduzione. Ho fatto storie brevi a fumetti per fanzine, mostre, festival, ecc. Tra il 2009 e il 2011 ho creato con un amico, Fabio Di Campli, una fanzine chiamata Carta Straccia, e lì un giorno ho iniziato la collaborazione con lo scrittore Marco Taddei, che ci ha portati poi a fare tanti libri a fumetti insieme, come Anubi (miglior fumetto italiano nel 2015 al Treviso Comic Book Festival e nel 2016 al Comicon di Napoli). Delle tavole originali di Anubi sono state recentemente acquisite dal nuovo PAFF! International Museum of Comic Art di Pordenone.

Il fumetto di Simone Angelini

Il fumetto di Simone Angelini

IL NUOVO FUMETTO DI SIMONE ANGELINI

Il tuo ultimo libro si intitola Storie Zitte, ed è una raccolta di brevi fumetti allucinati, grotteschi, e senza dialogo. Mi racconti com’è nato il progetto?
Durante il lockdown del 2020 ho deciso di sperimentare un po’ con le animazioni, ripescando bozze e appunti di idee nel cassetto. Non avendo nessun tipo di budget, conoscenza tecnica e un microfono, sono uscite storie brevissime, sghembe, asciutte e mute. Le ho raccolte in una miniserie su YouTube, condivise sui vari social e inviate a concorsi nazionali e internazionali dedicati all’animazione breve (dove, in alcuni casi, hanno ricevuto menzioni speciali).

Quindi il libro è venuto dopo…
Sì. Un giorno mi è arrivata una telefonata da Maurizio Ceccato di IFix: “Facciamo un libro sulle Storie Zitte?”. Da quel giorno è iniziata la progettazione del libro con lui. Ho trasposto su carta e rielaborato parte delle animazioni, creato nuove storie zitte direttamente a fumetti e composto il contenuto del libro con ventitré storie brevi. Il lavoro è durato un anno intero.

Alla base di ognuna di queste storie c’è un lavoro di sottrazione spietato, che elimina la parola come mezzo espressivo delegando al disegno ogni tipo di funzione comunicativa.
Esatto. Rispetto alle animazioni il passaggio su carta ha portato anche all’eliminazione del suono, altro elemento utile per raccontare. Quindi ho dovuto puntare tutto sulle storie, i personaggi, i dettagli, la chiarezza del disegno, la regia, il ritmo. Cose che faccio di norma anche nei fumetti con le parole. Per me un fumetto dovrebbe ambire a essere comprensibile o quantomeno coinvolgere anche senza leggerne i dialoghi.

Il fumetto di Simone Angelini scaled Parola a Simone Angelini, il fumettista senza giri di parole

LA COLLABORAZIONE CON MAURIZIO CECCATO

Moltissimi tuoi lavori sono nati dal confronto con altri colleghi – penso ai volumi insieme a Marco Taddei e al progetto Book of Mazzate. Cosa significa, dunque, lavorare a un progetto in solitaria, come nel caso dell’ultimo fumetto?
Il lavoro del fumettista è sempre un po’ in solitaria, sia da soli che accompagnati. Trovo la collaborazione molto più impegnativa: devi accogliere nel tuo mondo l’altro, cedere su alcune cose e comunque preservare il tuo immaginario e storytelling. Ci deve essere molta comunicazione per il bene del progetto. Lavorare da soli invece ti permette, volendo, di poter creare in una maniera molto più libera e sperimentale.

Di Storie Zitte sei l’unico autore, eppure a guardarti le spalle c’era il grafico ed editore Maurizio Ceccato.
Maurizio è stato il mio editor e punto di riferimento per un confronto costruttivo. In una sola parola: fondamentale. Ci conosciamo da circa quindici anni e avevo già collaborato con lui e IFix per il primo numero di B-Comics, dove esordì il personaggio di Malloy il Gabelliere Spaziale, e come illustratore per altri editori dove lui è art director.

Un autoritratto di Simone Angelini. Courtesy l'artista

Un autoritratto di Simone Angelini. Courtesy l’artista

SIMONE ANGELINI E ANDREA PAZIENZA

Per te che vivi a Pescara e ti occupi di fumetto, cosa significa confrontarti con il fantasma di Andrea Pazienza, che proprio in questa città trascorse parte della sua giovinezza?
Ho avuto la fortuna di aver snobbato Paz per buona parte della mia vita formativa. Non parlo di qualità, ma quando qualcosa mi viene consigliato, nominato, citato, inculcato tendo a evitarlo. Questo mi ha permesso di muovermi in maniera più libera, senza sudditanze. Pompeo, Zanardi, Frigidaire, Frizzer, Il Male li ho letti da adolescente ma in maniera frammentaria. Anni dopo mi sono avvicinato al suo lavoro per un interesse quasi esplorativo: mi incuriosiva molto capire e trovare i luoghi di Pescara, e le persone citate nelle sue storie. Ho scoperto ad esempio che il convento teatro di Notte di Carnevale è dove andavo abusivamente a giocare a calcio da ragazzino; o che il passaggio a livello citato da Zanardi è uno dei posti a me più cari di Pescara. Sono diventato anche molto amico di un suo reale compagno di classe del liceo che Paz cita anche in Pompeo e Pacco. Insomma, alla fine mi sono ritrovato invischiato in parte del suo mondo, che era già anche un po’ il mio. Per i curiosi, ho scritto un reportage su questo tema nel volume Convergenze della collana Tutto Pazienza de L’Espresso.

Il fumetto che hai disegnato per Artribune si intitola Mural. Me lo racconti?
È una “storie zitta” di quattro pagine, composta da quarantacinque vignette in bianco e nero e colorata in scala di grigi. È un sequel ideale di Animal, una storia presente nel libro Storie Zitte (IFix, 2022). Leggetela e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate.

Alex Urso

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Alex Urso

Alex Urso

Artista e curatore. Diplomato in Pittura (Accademia di Belle Arti di Brera). Laureato in Lettere Moderne (Università di Macerata, Università di Bologna). Corsi di perfezionamento in Arts and Heritage Management (Università Bocconi) e Arts and Culture Strategy (Università della Pennsylvania).…

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