Pensare la Terra in modo nuovo. Il libro di Matteo Meschiari

Non ha nulla di accademico la storia geoanarchica che dà il titolo al saggio di Matteo Meschiari. Uno sguardo sull’urgenza di guardare alla Terra con occhi nuovi

Raccontare l’Antropocene attraverso un viaggio tra biografie, tempi, spazi votati a scardinare limiti disciplinari, geografici è l’ambizioso obiettivo di Matteo Meschiari, autore di Landness. Una storia geoanarchica pubblicato da Meltemi nella collana Atlantide.
Tutto esplode da un ricordo personale legato al racconto dell’Odissea che il padre fa a Meschiari bambino in una strada di Modena, città d’origine dell’autore. Un big bang che accende una libera e anarchica macchina del tempo: “Ritorno a quel pomeriggio modenese, a una camminata che è diventata l’ossessione di una vita…: Omero, l’Orogenesi, il mare colore del vino, i corrugamenti suboceanici, le geomorfologie glaciali. Io vengo da lì”.

L’ANTROPOCENE SECONDO MATTEO MESCHIARI

Già in precedenti riflessioni raccolte in Antropocene Fantastico, Meschiari spingeva nella direzione di nuove modalità narrative e operative per sottrarre la narrazione del nostro tempo al muro di nebbia che sembra avvolgere e negare il trauma, l’allarmante condizione ecologica “per rimandare in eterno la presa di coscienza raggelante: nessun uomo è un’isola, ogni uomo è parte della terra e questa terra è rapita a colpi di vanga da un mare di inadeguatezza e arroganza”. È un procedere per frammenti, salti, ibridi riassemblati con coraggio per definire una condizione dell’appartenenza, dell’aderenza, della territà, della landness. Non si tratta di disegnare utopie o distopie, ma di una presa di coscienza, di una rinnovata consapevolezza in cui lo scrivere prende la forma di una traiettoria, quasi il letto di un fiume o una cascata in cui filosofia, antropologia, geografia, anarchia si ritrovano come tessere di un mosaico per tentare di definire la complessità mutevole che segna il nostro tempo. Le parole aiutano a relazionarsi con la realtà. Nasce così un processo empatico, irrorato da letture e birre, con vite vissute ai margini dello status quo scientifico e politico. Sono emblematici gli incroci con Élisée Reclus, Mosè Bertoni, Pëtr Kropotkin, James Kilgo, Kenneth White. Compagni di viaggio, complici di un procedere alla ricerca di territori in cui il sangue, il sacrificio si mescola al rigore di un pensiero vivo. Un’inquietudine che possiamo trovare nelle vicende biografiche e nella scrittura di Élisée Reclus, geografo e anarchico francese. Esiliato dalla Francia, per motivi politici e per le sue idee, comincia a scrivere le sue opere geografiche in giro per il mondo. Dall’Algeria agli Stati Uniti, dal Canada al Brasile, Uruguay, Argentina e Cile, dove matura una grande esperienza nella descrizione dei luoghi e delle persone, delle comunità che incontra. Vegetariano, geografo e anarchico, Reclus rappresenta l’essenza della landness, un procedere in solitaria seguendo “piste non marcate dall’uomo, linee di densità, vettori di crescita e dissipazione, reti invisibili ma sensibili“. Ecco che l’attraversamento vitale della natura, della Terra, si fa esperienza, collante tra azione, pensiero e narrazione, contribuendo alla formazione di un nucleo teorico-pratico che rompe le gerarchie disciplinari, buca le ideologie per farsi spazio di nuove immagini e immaginari.

Matteo Meschiari ‒ Landness. Una storia geoanarchica (Meltemi, Sesto San Giovanni 2022)

Matteo Meschiari ‒ Landness. Una storia geoanarchica (Meltemi, Sesto San Giovanni 2022)

IL NUOVO SAGGIO DI MATTEO MESCHIARI

È la potenza della narrazione terrestre che si dispiega nella scrittura di Meschiari. È una scrittura non mediata, generosa, che non si rifugia in facili accademismi ma punta non a replicare, ad aggiungersi al già detto, ma a rompere lo spartiacque tra narrazione, discorso, senso ed esperienza, saperi specialistici e intelligenza emotiva, lavoro intellettuale e urgenza politica. Prende forma così una storia geoanarchica che si intreccia con una tensione al cambiamento e all’invenzione coraggiosa di nuove traiettorie del pensare la Terra e i suoi provvisori e presuntuosi abitanti. “L’Antropocene non è tanto un’era geologica del pianeta Terra quanto un apparecchio di cattura dell’immaginario. Diciamo che è un fatto culturale totale e non un topic da saggistica di genere“. Come ben aveva ravvisato Margaret Atwood, nel famoso articolo apparso in rete nel 2015, “it’s not climate change, it’s everything change”, non è solo il clima a cambiare, ma è l’intero sistema di condizioni e relazioni di vivere e abitare la Terra. Occorre, quindi, prendere consapevolezza e provare a raccontare pagine di territà cercando di disegnare nuovi immaginari. Landness. Una storia geoanarchica ne è una prova.

Marco Petroni

Matteo Meschiari ‒ Landness. Una storia geoanarchica
Meltemi, Sesto San Giovanni 2022
Pagg. 240, € 20
ISBN 9788855196857
https://www.meltemieditore.it/

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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