Fantascienza e Antropocene nel libro di Marco Malvestio

Il cambiamento climatico si sta facendo sentire in questi giorni di caldo torrido e di allarmante siccità. Ad affrontare l’urgente interrogativo sul futuro del nostro pianeta è il saggio di Marco Malvestio, che ricorre alla fantascienza come strumento per leggere (e anticipare) la realtà

Raccontare la fine del mondo è il titolo di un avvincente saggio di Marco Malvestio per la collana Terra di nottetempo. Un ulteriore tassello che l’editore milanese aggiunge per comprendere e leggere il nostro tempo sempre più inafferrabile e complesso.
L’immagine di Venezia sommersa e in balia dei flutti, che dà luogo dello shopping internazionale si trasforma in località dove praticare snorkeling, apre un viaggio tra luoghi, brani, immagini e immaginari di un mondo dove il disastro è già in corso e conclamato. È uno spettacolo descritto con cura nella letteratura del passato e forse con troppa fretta è stato relegato in generi vituperati e marginalizzati come il weird e il distopico; ora, sotto la spinta di una realtà fantascientifica, prende la forma della profezia e della denuncia.
Viviamo già nel perimetro di un immaginario della catastrofe“, ci avverte l’autore. Un ammonimento che si fa premessa e paradigma narrativo per rivelare il potenziale di conoscenza che la fantascienza ha come dispositivo di rappresentazione e svelamento del mondo reale. La fantascienza non restituisce un’immagine della realtà così com’è, bensì raffigura il mondo come potrebbe o rischia di essere. In questo apparente distanziamento risiede la potenza di generare uno sguardo rinnovato sul mondo. La letteratura fantascientifica, rivolgendo lo sguardo al futuro, in realtà si attiva, agisce nel presente dando vita a iperstizioni, a visioni di futuro che già agiscono nel presente. A questo proposito Malvestio cita lo scrittore e critico Samuel Delany, il quale afferma che la fantascienza usa il futuro come convenzione narrativa “per rappresentare distorsioni significative del presente“. Un tempo, un’epoca che ormai convenzionalmente chiamiamo Antropocene, a sottolineare l’eccezionale e ineluttabile impronta che l’uomo ha prodotto sul pianeta. Una presenza tossica capace di stravolgere equilibri e relazioni con il resto del vivente a partire da scoperte e invenzioni inquietanti e distruttive come l’energia nucleare.

Marco Malvestio – Raccontare la fine del mondo (Nottetempo, Milano 2021)

Marco Malvestio – Raccontare la fine del mondo (Nottetempo, Milano 2021)

LA QUESTIONE DEL NUCLEARE E L’ANTROPOCENE

Uno dei più durevoli portati della crisi dell’immaginario moderno e contemporaneo è proprio la scoperta del nucleare con la sua carica spaventosa, capace di mettere in questione agli occhi del mondo il ruolo della scienza e degli scienziati. Riportando un insieme composito di referenze cinematografiche, seriali e letterarie, Malvestio ci mostra come l’energia atomica e la costruzione di armamenti nucleari incarnino uno dei primi e inquietanti segnali della trasformazione della specie umana da semplice forza biologica in devastante agente geologico. Con una domanda retorica e inquietante, l’autore ci mette di fronte alle storture del modo di vivere e di scegliere come abitare il pianeta: “È possibile sottrarsi alla catastrofe senza intervenire non sugli strumenti tecnologici ma sulle loro premesse culturali?“.
L’Antropocene è anche l’era dei virus e la pandemia da Covid-19 ne è la manifestazione più evidente. È difficile raccontare la pandemia al di là dell’ossessione mediatica e cronachistica, perché ha un andamento non lineare che sfugge alla possibilità sistematica di narrare un decorso. Lo stiamo vivendo sulla nostra pelle da più di due anni: il virus si presenta e ripresenta in forme mutevoli e impreviste, acuendo la paura di contaminarsi. Un’ansia che sta dando forma a comportamenti e immaginari governati dal timore dell’altro, proiettandoci in un presente sempre più votato alla sopravvivenza a discapito della pienezza del vivere.

IL SAGGIO DI MARCO MALVESTIO

Malvestio cerca di suggerire vie d’uscita da questo immaginario catastrofico che domina il nostro tempo, invitandoci a scoprire un’estetica complessa come l’Afrofuturismo. Uno spiraglio di ribaltamento del presente in un possibile futuro dove il continente africano è un luogo in cui si sviluppano innovativi e inclusivi rapporti con la tecnologia e l’ambiente, superando i pregiudizi coloniali occidentali e bianchi che invece lo vedono come territorio da depredare e spazio di imminenti catastrofi climatiche. L’autore conclude il saggio affermando che “riflettere su Antropocene e fantascienza significa cercare di immaginare cos’è l’Antropocene e che cosa significa per noi: immaginare come finisce il mondo, se il mondo finisce; ma anche cambiarlo“.

Marco Petroni

Marco Malvestio – Raccontare la fine del mondo
Nottetempo, Milano 2021
Pagg. 216, € 15
ISBN 9788874529353
https://www.edizioninottetempo.it

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #65/66

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Marco Petroni

Marco Petroni

Marco Petroni, teorico e critico del design. Ha collaborato con La Repubblica Bari, ha diretto le riviste Design Plaza, Casamiadecor, ha curato la rubrica Sud su Abitare.it, è stato redattore di FlashArt. Collabora con l'edizione online di Domus. Curatore senior…

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