Immagini e musei. Due libri spiegano cosa sono e come funzionano

Opere chiuse in un edificio: si potrebbe sintetizzare in questa maniera brutale l’arte di cui usufruiamo quando visitiamo una mostra. Ma è davvero tutto qui? Due libri ci aiutano a capire meglio i musei e le immagini.

IL MUSEO IN CENTO PAGINE

Unisce almeno due rari doni, questo libro: la sintesi e la chiarezza espositiva. Se poi si aggiunge la piacevolezza di lettura, allora siamo nel campo del miracoloso. E dire che si parte da lontano, da quando il museo nacque, il 30 agosto 1792, insieme alla ghigliottina. Museo borghese e repubblicano, specchio d’una rivoluzione che con Napoleone divenne “universale” – il museo e la rivoluzione. La cavalcata prosegue, passa da Berlino a Londra, solca l’oceano per giungere a Washington (e a Newark) e conquistare una vocazione civica. Si parla ovviamente anche di edifici, ma appassiona maggiormente il discorso sulla missione del museo, che evolve e muta: capitali due tappe, il Beaubourg prima, il Guggenheim di Bilbao poi. Si chiude dunque con strali verso il consumismo? Nient’affatto: Demma spiega come addirittura il marketing possa svolgere una funzione benefica, se non salvifica, per i musei. Come? Aiutandolo a capire e a relazionarsi con i propri pubblici, verso una sempre più spiccata relazionalità ed esperienzialità.

Alessandro Demma – Il museo come spazio critico
Postmedia Books, Milano 2018
Pagg. 116, € 14
ISBN 9788874902026
www.postmediabooks.it

W.J.T. Mitchell – Scienza delle immagini (Johan and Levi, Monza 2018)

W.J.T. Mitchell – Scienza delle immagini (Johan and Levi, Monza 2018)

GALEOTTO FU IL VISUALE

La storia era scritta dall’inizio, da quando, nel 1978, W.J.T. Mitchell pubblicò il saggio Blake’s Composite Art: A Study of the Illuminated Poetry. Il punto era, pur ancora in embrione, il ruolo dell’immagine nell’economia della poesia/poetica di William Blake. Ci immaginiamo un processo simile a quello di Paolo di Tarso sulla via di Damasco: eureka, le immagini! Così nacquero i visual studies, disciplina a causa della quale l’aggettivo ‘visivo’ sta morendo – come se ‘visivo’ e ‘visuale’ fossero sinonimi, il primo però desueto. La differenza (una delle possibili differenze) l’ha illustrata Didi-Huberman, spiegando come il visuale sia l’eccedenza del visivo. Tornando al nostro: Scienza delle immagini è la sua ultima raccolta di saggi/articoli, uscita nel 2015 in USA. Dove nella prima parte si ribadiscono i concetti-cardine (pictorial turn, image/picture, metapicture, biopicture), mentre nella seconda li si applica, con particolare riferimento al ruolo delle immagini nello scenario bio-politico. Stimolante: sì. Convincente: a tratti.

W.J.T. Mitchell – Scienza delle immagini
Johan and Levi, Monza 2018
Pagg. 276, € 27
ISBN 9788860101990
www.johanandlevi.com

Marco Enrico Giacomelli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #47

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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