Il blitz femminista al Centre Pompidou di Metz, tra quadri imbrattati e furti. Atto vandalico o performance?

Dietro all’azione che ha preso di mira cinque dipinti in mostra presso il museo francese, portando al trafugamento di una sesta opera, c’è l’artista Deborah De Robertis, non nuova a performance provocatorie, che attraverso il suo corpo rappresentano il corpo sociale

Atto vandalico o performance che dà voce all’attivismo femminista? Difficile individuare il confine tra l’uno e l’altra nel commentare il blitz operato da due attiviste del MeToo al Centre Pompidou di Metz, ai danni di un gruppo di dipinti esposti in mostra per Lacan. Quand l’art rencontre la psychanalyse (progetto espositivo dedicato allo psicanalista Jacques Lacan e al suo rapporto con l’arte). 

Il blitz femminista al Centre Pompidou di Metz

Nella mattinata del 6 maggio 2024, le due donne si sono introdotte nel museo francese “armate” di vernice arancione, apponendo la scritta MeToo su cinque opere, tra cui la celebra Origine del Mondo di Gustave Courbet (protetta da vetro). Ma nel novero dell’azione rientrano anche lavori di Louise Bourgeois, Rosemarie Trockel, Valie Export e Deborah De Robertis: quest’ultima, artista lussemburghese non nuova a provocazioni, ha guidato in prima persona l’attacco, rivendicandolo poco dopo a mezzo social come performance. Si spiegherebbe così anche il trafugamento di un’altra opera presente in mostra, realizzata da Annette Messager (I Think Therefore I Suck) e di proprietà del curatore dell’esposizione, Bernard Marcadè: “Ho organizzato una performance al centro Pompidou Metz” scrive ora De Robertis, ricercata dalla polizia francese, su Instagram. “Mi sono riappropriata del pezzo di Annette Messager e per l’occasione ne ho deviato il messaggio iniziale ‘Non separiamo la donna dall’artista’: considero questo lavoro mio”. Nella sua ricostruzione dei fatti, De Robertis precisa anche che “le opere non sono state né vandalizzate né danneggiate, in quanto la vernice si cancella senza danni”. Di tutt’altro avviso, circa la gravità del gesto, si dicono invece la direttrice del Centre Pompidou di Metz Chiara Parisi – “con tutto il rispetto che abbiamo per i movimenti femministi siamo scioccati nel vedere vandalizzate le opere degli artisti, in particolare delle artiste femministe, al centro delle lotte della storia dell’arte. Condanniamo gli atti di vandalismo contro le opere d’arte conservate e presentate nei musei” – e i curatori della mostra Bernard Marcadé e Marie-Laure Bernadac.

Il blitz femminista al Centre Pompidou di Metz
Il blitz femminista al Centre Pompidou di Metz

L’attivismo secondo Deborah De Robertis e la performance che diventa blitz

Ma De Robertis, dicevamo, ha già fatto parlare di sé in passato, e non propriamente per meriti artistici. Nel 2014, l’artista si denudò proprio davanti a L’Origine du Monde di Courbet, al Musée d’Orsay. Pochi anni più tardi, nel 2016, sarebbe stata arrestata e mandata a processo per due performance affini – organizzate senza autorizzazione – in altri due musei parigini, alla Maison Européenne de la Photographie nel corso di una mostra di Bettina Rheims (abbigliata come Monica Bellucci in una foto della Rheims, con un giubbetto rosso che lasciava vedere il seno, iniziò a spruzzarsi addosso del ketchup) e al Museo di Arti Decorative, in occasione di una mostra dedicata alla bambola Barbie. Allora, come oggi, l’artista di origini italiane sostiene di rappresentare con il suo corpo il corpo sociale che riproduce un’azione. E allora, come oggi, avrebbe potuto chiedere i permessi per inquadrare la sua azione nell’alveo della performance artistica; ma è la dimensione del blitz a dare senso alla sua azione performativa. 
Per quanto riguarda le opere imbrattate a Metz, al momento se ne stanno prendendo cura i restauratori del museo, che dovrebbe riaprire normalmente nella giornata di mercoledì 8 maggio. È al vaglio la conta dei danni, anche se la vernice utilizzata dovrebbe essere innocua. Ma la vicenda ha colpito l’opinione pubblica francese, e suscitato lo sdegno delle alte cariche istituzionali. Per la ministra francese della cultura Rachida Dati, “agli attivisti che pensano che l’arte non sia abbastanza potente da sola per portare un messaggio, va detto ancora: un’opera non è un segno che possa colorarsi del messaggio del giorno. Continueremo a tutelare le opere contro i nuovi iconoclasti”. Duro anche il sindaco di Metz, François Grosdidier, che parla di “un atto criminale contro un’importante opera del nostro patrimonio”.

Si riaccende il movimento MeToo in Francia

La Francia è negli ultimi mesi al centro di nuove proteste legate al movimento MeToo (che proprio nel Paese ha trovato anche una versione maschile), con gli scandali legati a reiterati abusi sessuali nel settore televisivo, del cinema, del teatro, della moda e della pubblicità che d’ora in avanti saranno esaminati da una commissione d’inchiesta istituita dall’Assemblée Nationale. E lo scorso marzo anche l’Accademia di Belle Arti di Parigi era finita nell’occhio del ciclone con l’accusa di aver censurato un libro di recente pubblicazione – Les Suffragettes de l’art – che arrivava a tacciare i vertici della stessa Accademia di sessismo e favoreggiamento di molestie sessuali.

Livia Montagnoli

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