40 anni di Nan Goldin. Mostra da non mancare a Londra

Marian Goodman Gallery, Londra – fino all’11 gennaio 2020. La mostra da Marian Goodman Gallery, la prima importante personale di Nan Goldin a Londra dopo quella alla Whitechapel Art Gallery del 2002, presenta tre video inediti, una selezione delle immagini iconiche degli Anni Settanta e numerose stampe recenti. Una summa di oltre quarant’anni di lavoro.

A Nan Goldin (Washington D.C., 1953) viene regalata la sua prima macchina fotografica a diciotto anni e da quel momento inizia un diario visivo che prosegue fino a oggi. Dagli Anni Settanta fotografa in maniera ossessiva il mondo in cui si muove. La sua attenzione si posa soprattutto sulle persone a lei vicine, sulla complessità delle relazioni, principalmente sugli affetti e sugli amici, che lei ritiene al pari di una famiglia. Sicuramente la morte della sorella quando Goldin aveva solo undici anni ha scatenato nell’artista la necessità di documentare e catturare i suoi ricordi, affinché non sbiadissero così come, afferma l’artista, era successo con l’immagine mnemonica della sorella. La fine degli Anni Settanta e poi Ottanta è un periodo di trasformazione e trasgressione. Nella vita l’artista si circonda di persone ai margini della società, che spingono la loro vita al limite, non solo per l’uso di droghe e alcol, di cui lei stessa abusa, ma perché si posizionano anche su quel confine di generi dove la sessualità e i costumi sono fluidi e si confondono senza pregiudizio alcuno. Tutto questo entra nella sua fotografia, che è spesso caratterizzata proprio da scene intime, atmosfere catturate, attimi colti, spesso sfuocati nella loro fugacità. Pian piano molti dei suoi amici diventano vittime dell’AIDS e vengono a mancare molte delle persone a lei più care.

LA MOSTRA DI NAN GOLDIN A LONDRA

Sirens (2019), un nuovo lavoro video da cui la mostra prende il titolo, è realizzato per la prima volta esclusivamente da filmati d’archivio ed è accompagnato da una colonna sonora appositamente composta dalla musicista inglese Mica Levi (conosciuta anche col nome d’arte Micachu) e che rimanda al canto ipnotico delle mitologiche sirene. Sia questo video che lo slideshow digitale Memory Lost (2019), presentati alternati nella stessa sala, riportano una vita vissuta e vista attraverso la lente della dipendenza. Le immagini, nel loro scorrere, creano una memoria del vissuto dell’artista e intendono portare lo spettatore in uno stato di alterazione. Il canto delle sirene è forse proprio questo: una melodia mortale ma irresistibile che, al pari delle sostanze stupefacenti, accompagna chi si fa incantare verso gli scogli e una fine sicura.
In mostra è presentata anche una nuova versione di The Other Side (1994-2019). Il celebre slideshow era stato inizialmente prodotto nel 1994 come tributo agli amici transgender dell’artista ed è a oggi uno dei lavori più celebri di Nan Goldin. Questa nuova versione include numerose immagini mai viste prima. D’altronde l’accumulazione visiva è al centro del lavoro dell’artista americana, raccolta che diventa così un “album della memoria” mai concluso e il più possibile privo di vuoti e distorsioni. Nan Goldin è stata una dei primi artisti a portare l’attenzione sulla comunità transgender e a narrarne la diversità.
The Other Side is a record of the courage of the people who transformed that landscape to allow trans people the freedom of now. My dream since I was a kid was of a world with completely fluid gender and sexuality, which has come true as manifested by all those living publicly as gender non-conforming. The invisible has become visible”. (Nan Goldin, The Other Side, Steidl, Germany, 2019, pagg. 8-9)

Nan Goldin. Sirens. Installation view at Marian Goodman Gallery, Londra 2019. Courtesy the artist & Marian Goodman Gallery, New York Paris London

Nan Goldin. Sirens. Installation view at Marian Goodman Gallery, Londra 2019. Courtesy the artist & Marian Goodman Gallery, New York Paris London

DA SALOMÈ AL CIELO

Il terzo nuovo lavoro è la video installazione Salome (2019) presentata su tre schermi e le cui immagini interagiscono tra loro da uno schermo all’altro con estratti da Metropolis (1927) di Fritz Lang, Salomè (1923) di Charles BryantSalomè (1972) di Carmelo Bene e alcuni ritratti fotografici di Goldin. Salomè, figliastra di Erode, chiese, su richiesta della madre, la testa di Giovanni Battista servita su un vassoio, come dono in cambio del suo danzare davanti al re e ai suoi invitati. Il video esplora quindi i temi di seduzione, tentazione e vendetta.
Una sala al piano terra è poi dedicata a una preziosa raccolta delle fotografie più iconiche degli Anni Settanta, la maggior parte in bianco e nero.
Salendo al primo piano della galleria si respira invece tutta un’altra atmosfera. Sulle pareti dipinte di azzurro per l’occasione per scelta dell’artista, colore che unifica e avvolge scenograficamente il tutto, sono affisse solo immagini di cieli scattate negli anni Duemila. Guardare verso il cielo è posizionarsi nel mondo, osservarsi e al contempo respirare l’ampiezza dell’universo in relazione a sé stessi. Più banalmente nelle nuvole possiamo riconoscere un universo interiore, il riflesso di uno stato d’animo e qui, naturalmente, i cieli sono spesso tinti di atmosfere drammatiche. Forse è nella giustapposizione di una vita tanto cruda e violenta con questi cieli che troviamo una possibile chiave di lettura della mostra. Volgere lo sguardo al cielo è anche guardare al di là e non più al qui e ora: è uno sguardo “trascendentale”.

NAN GOLDIN RIBELLE

Recentemente Nan Goldin è stata sotto i riflettori per P.A.I.N. (Prescription Addiction Intervention Now), organizzazione fondata dall’artista e incentrata sulla battaglia contro l’ossicodone, medicina che dà dipendenza ed è prodotta dalla famiglia Sackler. La stessa famiglia supporta importanti musei a livello globale e la battaglia dell’artista avviene spesso davanti ad alcune di queste celebri istituzioni affinché inizino a rifiutare le donazioni da parte di questa casa farmaceutica. Per queste dimostrazioni l’artista è anche stata arrestata a New York qualche mese fa.
Forse con i cieli, forse con la sua battaglia appena citata, forse con l’avanzare del suo lavoro in opere sempre più multiformi e complesse, Nan Goldin continua a osservare la sua memoria, il suo passato, ma è percepibile un passaggio da una posizione di osservatrice a quella di guerrigliera, nuovamente ribelle, outsider, ma in chiave costruttiva ed evolutiva.

Rubina Romanelli

Londra // fino all’11 gennaio 2020
Nan Goldin – Sirens
MARIAN GOODMAN GALLERY
5-8 Lower John Street
https://www.mariangoodman.com

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Rubina Romanelli

Rubina Romanelli

Rubina Romanelli (Fiesole, 1981) discende dalla dinastia di scultori fiorentini Romanelli. Completati gli studi, nel 2004 si trasferisce a Londra dove per quattro anni è Gallery Manager della galleria Sprovieri e lavora tra gli altri con Ilya e Emilia Kabakov,…

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