Cinquant’anni di videogiochi, a Madrid

Fundación Canal, Madrid – fino al 31 maggio 2020. Anche i videogiochi fanno storia. Una grande mostra a Madrid racconta i primi (quasi) cinquant’anni di una delle forme di intrattenimento oggi più popolari.

Avviso ai consumatori di videogame. Non buttate nulla: console, tastiere, telecomandi, dischetti o cd, scatole con i software, cavi e alimentatori, manifesti, gadget o pubblicità. L’inesauribile mondo dei giochi elettronici, in costante evoluzione a scopi puramente commerciali, vanta già un passato archeologico importante, che vale la pena conservare, collezionare e magari anche studiare. Tutto ciò che oggi è sul mercato, sempre più sofisticato, agile e interattivo, ha già surclassato il top della tecnologia di ieri; domani poi sarà sicuramente vecchio e obsoleto. Con il surplus però di segnare un’era tecnologica e diventare un oggetto d’antiquariato.
Quella che per qualcuno è già l’ottava arte e, senza dubbio, un elemento trainante della cultura dell’intrattenimento del XXI secolo, è in realtà un grande mercato globale che fattura 120 miliardi di euro l’anno e che coinvolge migliaia di professionisti non solo nell’ambito dell’informatica, ma anche dell’arte e del design, della comunicazione e della musica.

GIGANTESCA SALA GIOCHI NELL’ANTICO DEPOSITO DELL’ACQUA

Il mondo dei videogame è soprattutto una grande risorsa di lavoro e una fonte di ricchezza nella società presente e futura, a tutte le latitudini. La Spagna, per esempio, è il quarto mercato d’Europa nel consumo di giochi elettronici e il nono su scala mondiale, con un giro d’affari di oltre 1600 milioni di euro annui. Per questo a Madrid è approdata la più grande esposizione internazionale finora mai allestita dedicata alla storia dei videogame, dal 1972 al 2020.
Game on è un progetto itinerante lanciato nel 2002 dal Barbican Center di Londra, che dopo varie tappe giunge nella capitale spagnola arricchito e adattato alle dimensioni considerevoli dello spazio espositivo della Fundación Canal, che lo ospita. I 2500 metri quadrati dell’antica cisterna di deposito dell’acquedotto madrileno sono stati trasformati in una gigantesca arcade, sala da gioco per un pubblico di adolescenti, millennial e non solo. L’allestimento è appropriato: luci soffuse, neon colorati ovunque, ma soprattutto in sottofondo le tipiche musichette ossessive da sala giochi Anni Ottanta.
L’obiettivo degli organizzatori non è, ovviamente, quello di fomentare il puro gioco davanti a uno schermo. La presenza, tra gli oltre 400 pezzi storici, di più di 150 titoli storici, tutti perfettamente funzionanti, rende tuttavia la mostra un’attrattiva quasi irresistibile per appassionati del genere e video-dipendenti. Da precisare che i 150 giochi, nuovi e meno nuovi, sono tutti originali e funzionanti, ciascuno con la propria postazione e gli accessori di comando per uno o più giocatori.

Game on. Exhibition view at Fundación Canal, Madrid 2019. Photo credit Fundación Canal

Game on. Exhibition view at Fundación Canal, Madrid 2019. Photo credit Fundación Canal

DA PACMAN AL 3D

Curata dal giovane britannico Patrick Morran, curatore aggiunto del Barbican Center, la mostra racconta in maniera cronologica, attraverso quindici sezioni tematiche, la nascita e lo sviluppo dei videogame, che in origine stentarono a decollare sul mercato. Divertente, senza dubbio, la storia dei primi prototipi, nati per gioco tra gruppi di informatici universitari statunitensi degli Anni Cinquanta e Sessanta; o quella del flop di Computer Space (1971), il primo gioco in stile arcade lanciato sul mercato. Fanno sorridere le dimensioni di Pong (1972), una sorta di ibrido fra il juke-box e un televisore con mobiletto incorporato; e un po’ di nostalgia suscitano i tanti riferimenti alle prime sale giochi che si diffusero a macchia d’olio in città grandi e piccole negli anni Settanta e Ottanta, per accogliere i vari Space Invaders, Asteroids, Pac-Man o Street Fighter prima delle versioni domestiche o portatili. Così l’industria dei videogame diventa sempre più sofisticata, individua nel pubblico infantile il suo target di riferimento (e nei genitori gli inevitabili acquirenti) e sviluppa un marketing sempre più creativo e ramificato. Nascono personaggi iconici come Pac-Man, Super Mario, Pikachu e i Pokemon o Lara Croft, che spesso hanno padri giapponesi o coreani dai nomi impronunciabili e saltano dal videogioco al cinema, dallo schermo alle magliette generando uno sterminato universo di merchandising. Fino alla realtà virtuale di Oculus Quest, l’avveniristico visore portatile all in one, che non ha più bisogno di PC né di una consolle per permettere di viaggiare in mondi fantastici.
Il percorso è ampio, dettagliato, l’immersione totale tra grandi marchi, piccoli giochi portatili e grandi console da tavolo; ma soprattutto sono le fasi di sviluppo di un’industria sconosciuta ai non addetti ai lavori l’aspetto più interessante della mostra.

UNA VETRINA DEL MADE IN SPAIN E LA CHIUSURA CON CANOGAR

A Madrid sono presenti anche alcuni campioni di giochi sviluppati dalle oltre 450 imprese spagnole del settore. Gris, per esempio, dello Studio catalano Nomadas, piace soprattutto per la colonna sonora creata da Berlinist, una banda multistrumentale. La madrilena Tequila Works è presente con il gioco RiME, che ha per protagonista un giovane  naufrago su un’isola. MercurySteam, invece, sempre di Madrid, ha sviluppato il titolo Castlevania: Lords of Shadow.
Il percorso si conclude con una riflessione creativa: l’installazione 8 bit and 1/2 (2015) dell’artista spagnolo Daniel Canogar offre in realtà una seconda vita a centinaia di pezzi di Game Boy usati e distrutti, che compongono un tavolo di ferro e che, con una proiezione di luce dall’alto, si rianimano formando immagini variabili e stimolanti.

Federica Lonati

Madrid // fino al 31 maggio 2020
Game on
FUNDACIÓN CANAL
Paseo de la Castellana 214
www.expogameon.es

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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