La grande mostra su Leonardo al Louvre. Tra luci e ombre

A lungo attesa, la retrospettiva dedicata dal Louvre di Parigi a Leonardo da Vinci ha finalmente aperto i battenti. Suscitando meraviglia ma anche qualche perplessità.

Il Cristo e San Tommaso di Andrea del Verrocchio, opera monumentale in bronzo del maestro di Leonardo da Vinci (Vinci, 1452 ‒ Amboise, 1519), segna il punto di partenza del percorso espositivo, che coincide con la formazione dell’artista in bottega. L’opera, illuminata da un riflettore, proietta con forza la sua ombra sulla parete retrostante, punteggiata da alcuni disegni dei due artisti toscani. Il bagliore del bronzo che accoglie i visitatori nella prima sezione espositiva, intitolata Ombra, Luce, Rilievo, lascia presto il posto alla penombra, necessaria per preservare i delicatissimi disegni esposti.
Nell’avanzare cautamente in questa sorta di semi-oscurità lo sguardo è attirato da ogni singola opera, come dinanzi a un mistero svelato, lasciandosi stupire, meravigliare, incantare.
Dieci anni di lavoro scientifico e organizzativo, coordinato da Vincent Delieuvin e Louis Frank, sono alla base di quella che è già stata preannunciata come la mostra dei record (o la mostra del secolo), con un’affluenza di circa 5000-7000 visitatori al giorno e con già all’attivo più di 260mila prenotazioni online, che hanno mandato in tilt il sito del Louvre durante il primo giorno di apertura. Di fatto, anche per acquistare il biglietto tramite internet bisogna “mettersi in fila” e aspettare il proprio turno. Entro il prossimo 24 febbraio, sono attesi circa 500mila visitatori, o forse anche di più, che si aggiungono ai circa 30mila che ogni giorno visitano il Louvre e prioritariamente la Gioconda, situata per questo motivo esternamente allo spazio espositivo, nella Sala degli Stati.

POLEMICHE E INCIDENTI DIPLOMATICI

Di questa mostra se ne parla ormai da mesi, fiumi di inchiostro e tante polemiche legate ai prestiti di opere da parte dell’Italia e al titolo stesso dell’evento: Léonard de Vinci. La traduzione in francese del nome dell’artista toscano ha fatto storcere il naso a non pochi, a torto o a ragione, suggerendo una mossa da parte del museo di volerne rivendicare una sorta di appartenenza. Anche la mancanza dei pannelli esplicativi in italiano, oltre che in francese e in inglese, che sono di consuetudine nei casi di mostre che vertono su artisti italiani nelle istituzioni parigine, risulterebbe anomala.
Messi da parte polemiche e incidenti diplomatici, e non volendo entrare nel merito, una cosa va subito chiarita e precisata: si tratta di una mostra unica per completezza ed esaustività. In aggiunta alla propria collezione di 5 quadri e 22 disegni, il Louvre ha raccolto quasi 140 opere, raggiungendone quindi circa 162 in tutto (tra pitture, disegni, manoscritti, sculture e oggetti d’arte) provenienti dalle più prestigiose istituzioni europee e americane, di cui diverse sedi italiane, il British Museum, la collezione privata dei disegni della Corona inglese e quella di Bill Gates. Un’occasione imperdibile, quindi, per ammirare 11 quadri dell’artista, contando che gliene sono stati attributi non più di 20, accanto a una selezione dei suoi più bei disegni e dei suoi principali manoscritti scientifici.

Leonardo da Vinci, Ritratto di una dama della corte di Milano, detta a torto La Belle Ferronnière © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre - Michel Urtado)

Leonardo da Vinci, Ritratto di una dama della corte di Milano, detta a torto La Belle Ferronnière © RMN-Grand Palais (Musée du Louvre – Michel Urtado)

PROTAGONISTA LA PITTURA

La retrospettiva dedicata al grande genio italiano, in occasione dei 500 anni dalla morte in Francia, intende mostrare quanto Leonardo abbia messo la pittura al di sopra di tutta la sua attività e il modo in cui la sua ricerca sul mondo (che lui stesso chiamava “scienza della pittura”) fu lo strumento di un’arte la cui ambizione non era altra se non dare vita ai suoi quadri. Un’analisi possibile grazie anche al riesame scientifico delle opere del Louvre a al restauro di tre lavori in particolare, la Sant’Anna, la Belle Ferronière e il San Giovanni Battista, che hanno permesso di comprendere meglio la pratica pittorica dell’artista toscano.
Un’esposizione che si impegna anche a chiarire le vicende biografiche di Leonardo sulla base di una ripresa della documentazione storica, lasciando emergere il ritratto di un uomo e di un artista di una straordinaria libertà.
Leonardo dipinse veramente poche opere, non perché, come si dice spesso, fosse interessato solo alla concezione, o all’idea, ma, al contrario, perché l’esecuzione, prolungata all’infinito, portava in sé tutta la verità della scienza della pittura. La rivoluzione leonardiana consiste nel fatto che le sue figure possiedono, in uno spazio infinito, costituito da luci e ombre, la realtà della vita.
Proprio per darci un’idea di questa libertà grafica e pittorica, in mostra sono presentate le riflettografie infrarosse delle pitture, che ne rispettano la scala originale. Questo esame scientifico permette di rivelare il disegno che si trova sotto le pennellate. Grazie a tali esami possiamo renderci conto di quanto l’artista cambiasse spesso idea nel corso dell’esecuzione pittorica e può esserci più chiaro il suo modo di modellare gli incarnati attraverso il gioco di luci e ombre, esercizio nel quale il pittore eccelleva. Le riflettografie, che si presentano come una sorta di disegni in bianco e nero, fanno anche le veci di quelle opere il cui prestito non è stato possibile, per motivi di conservazione o altro impedimento, come per l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi e il Battesimo di Cristo degli Uffizi e la Madonna del Garofano di Monaco. Tuttavia, lascia un po’ perplessi il fatto che le riflettografie non siano sempre poste in corrispondenza delle opere originali, ma possano trovarsi in altre sale o comunque distanti, non permettendo al visitatore di capire gli eventuali ripensamenti di Leonardo, dunque molti finiscono con lo scambiare queste analisi con dei disegni dell’artista.

Andrea del Verrocchio, Cristo e San Tommaso o L’Incredulità di San Tommaso. Photo © Louis Frank

Andrea del Verrocchio, Cristo e San Tommaso o L’Incredulità di San Tommaso. Photo © Louis Frank

GLI “ALTRI”

In mostra ci sono anche alcuni grandi maestri e allievi contemporanei di Leonardo, come il Pollaiuolo, Lorenzo di Credi, Baldovinetti, Hans Memling e Antonello da Messina, che permettono di ben contestualizzare il periodo storico-artistico. La presenza, invece, delle opere di artisti come d’Oggiono e Boltraffio sembrerebbe richiamare troppo direttamente il concetto di un’eventuale bottega di collaboratori, ambito su cui vi sono ancora troppe lacune scientifiche. In ogni caso, questi lavori si presentano davvero molto lontani dalla qualità di Leonardo, per cui forse sarebbe stato più opportuno non presentarli.
Tra i grandi “presenti assenti” vi è sicuramente il disegno dell’Uomo Vitruviano che, dopo tutte le polemiche legate al suo prestito, è stato collocato, inaspettatamente, in una posizione un po’ defilata, nell’ampia sala della Scienza di Leonardo. Il disegno delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, per ovvi motivi di conservazione, resterà esposto solo per qualche settimana, per poi rientrare in Italia.
Emblematico, invece, è il caso del Salvator Mundi, il dipinto più costoso di Leonardo, acquistato per essere esposto al Louvre di Abu Dhabi e che di fatto risulta sparito da più di due anni. Al suo posto, un altro Salvator Mundi, la versione Ganay, attribuito all’atelier di Leonardo e anche in questo caso qualitativamente troppo lontano dalla mano del maestro.
Interamente immersi nell’immaginario leonardesco accade l’inimmaginabile: si è al Louvre e ci si dimentica della Gioconda. Valutandola con più oggettività, con senso critico e nel suo contesto di riferimento, essa diventa uno dei capolavori di Leonardo e non più l’icona feticcio del museo. Nello spazio dedicato all’esposizione è presente solo la sua riflettografia e non l’originale che, a causa della sua fragilità, resta esposto nella Sala degli Stati. In occasione della mostra il Louvre, in collaborazione con HTC Vive Arts, ha realizzato un dispositivo in realtà virtuale che permette di esaudire il sogno di gran parte dei visitatori del museo: trovarsi da soli, faccia a faccia, con la Monna Lisa. A ciascuno è permesso, quindi, anche se solo virtualmente, di entrare in dialogo con l’opera più celebre al mondo, lontano dalla folla impazzita, lontano dai selfie.
Ritornando all’allestimento del percorso espositivo, invece, esso si presenta quasi spoglio, caratterizzato da pareti blu, dalla penombra e da un solo pannello esplicativo per sala. Chi ha concepito la mediazione tra il pubblico e le opere deve avere immaginato che non molto si potesse aggiungere alla pura osservazione dei capolavori. E a ragion veduta, perché in pochi si soffermano a leggere i titoli, le didascalie e il piccolo libricino-guida. Il comportamento dei visitatori dimostra che Leonardo non va necessariamente capito o interpretato, perché è già intuitivamente chiarissimo in virtù del suo linguaggio universale.  Nel percorrere le sale si ha solo il desiderio di riempirsi gli occhi e di ripetersi, ancora una volta, che si è davanti all’opera di un genio la cui comprensione è immediata e la cui visione basta da sola a riempire l’animo di meraviglia.

Arianna Piccolo

Parigi // fino al 24 febbraio 2020
Léonard de Vinci
MUSÉE DU LOUVRE
https://www.louvre.fr

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Arianna Piccolo

Arianna Piccolo

Storico dell’arte e giornalista, vive tra Parigi, Napoli e Roma seguendo il ritmo dei vari impegni lavorativi e di studio. Dopo la laurea Magistrale in Storia dell’arte, intraprende il percorso giornalistico, attraverso TV, web e carta stampata, curando l’ufficio stampa…

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