Pablo Picasso incisore. A Rotterdam

Kunsthal Rotterdam ‒ fino al 12 maggio 2019. La vastissima produzione artistica di Picasso conta circa 2.500 opere di grafica, attraverso le quali dava sfogo al suo interesse per la sperimentazione tecnica, così come di nuovi soggetti. Kunsthal Rotterdam ospita una selezione di 76 opere fra puntesecche, acqueforti, acquetinte, litografie, linoleografie, in prestito dal Museum Boijmans Van Beuningen, nell’ambito del progetto di ospitalità della collezione dei depositi, in attesa del completamento del nuovo edificio. Una collaborazione che porta alla luce un aspetto poco noto della carriera di Picasso.

L’interesse di Pablo Picasso (Malaga, 1881 ‒ Mougins, 1973) per la grafica risale agli anni di Barcellona, quando, appena diciottenne, eseguì le sue prime stampe; ma fu soltanto a Parigi, fra il 1904 e il 1905, che vi si dedicò in maniera puntuale. “Distratto” però dalla sviluppo del Cubismo insieme al collega Georges Braque, la grafica rimase ai margini della sua produzione fino agli Anni Trenta, quando vi rientrò con forza come campo d’azione indipendente dove sviluppare soggetti svincolati dalla pittura. La celebre serie Vollard Suite (1930-37) fu la prima a qualificare Picasso come grafico in senso compiuto, e non solo per questioni sperimentali; per quattro decenni le incisioni e le stampe furono la quinta ideale dove omaggiare il gentil sesso e, occasionalmente, la pittura spagnola ed europea del Cinquecento.

L’UNIVERSO FEMMINILE DEL PERIODO ROSA E GLI EPISODI CUBISTI

Fra il 1904 e il 1905, riscossosi dalla malinconia del precedente Periodo Blu, seguito al suicidio dell’amico Carlos Casagemas, Picasso si rituffò nella gioia di vivere. Dai mendicanti agli arlecchini vaganti sulle spiagge deserte, il suo immaginario si dedicò agli acrobati, ai clown, alle ballerine del circo. Alcuni di questi soggetti, soprattutto femminili, confluirono nelle delicate puntesecche in bianco e nero dove, se da un lato si ritrova quell’interesse per l’intimità femminile di Toulouse-Lautrec, dall’altro emerge un amore per la vita che invano cercheremmo nel francese. Come accennato, a partire dal 1907 Picasso fu assorbito dalle sperimentazioni pittoriche cubiste, di cui un’eco confluiva sporadicamente nella grafica.
Le Tre Grazie (1922-23) sono un evidente richiamo alle Demoiselles, e ancora l’artista non ha sviluppato un percorso grafico svincolato dalla pittura.

Pablo Picasso, Portrait d'homme à la fraise, 1962. Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam. Photo Studio Buitenhof, Den Haag

Pablo Picasso, Portrait d’homme à la fraise, 1962. Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam. Photo Studio Buitenhof, Den Haag

LA VOLLARD SUITE E LE AVVISAGLIE DI GUERNICA

La svolta giunse nel 1930, quando l’editore parigino Ambroise Vollard, che fu anche collezionista e mecenate, commissionò a Picasso (di cui quasi trent’anni prima aveva ospitato la prima personale parigina in Rue Laffitte) una serie di incisioni che prese il nome del committente. L’artista si ispirò a Le Chef-d’oeuvre inconnu di Honoré de Balzac per illustrare, con toni surrealisti, il suo universo (immaginario ma anche biografico) di sessualità e mitologia: Marie-Thérèse Walter, all’epoca sua amante, fece da modella, circondata da più o meno minacciosi Minotauri, tauromachie, fauni e ninfe, metafore della turbolenta vita di Picasso, diviso fra moglie e amante, divorato dall’impeto creativo ma anche turbato dalla piega della situazione politica. Soddisfatto della riuscita di questa serie, Picasso cominciò a guardare alle potenzialità dell’incisione dedicando uno sguardo alla tragica situazione politica della Spagna: la serie Sueño y Mentira de Franco (1937) non soltanto contiene già alcuni motivi poi sviluppati in Guernica, ma rivela sensibili novità nello stile picassiano, che va oltre Max Ernst e raggiunge un equilibrio fumettistico fra ironia e tragedia, che molta influenza avrà su Philip Guston.

Pablo Picasso, Buste de Femme au Chapeau, 1962. Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam. Photo Studio Buitenhof, Den Haag

Pablo Picasso, Buste de Femme au Chapeau, 1962. Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam. Photo Studio Buitenhof, Den Haag

IL COLORE E LA PITTURA ANTICA

Il secondo conflitto mondiale segnò una sostanziale pausa nell’attività di Picasso, che tornò all’incisione soltanto nel dopoguerra, alternando una figurazione che rimanda ai Periodi Rosa e Blu, a un Cubismo dalle forme arrotondate, frequentando persino il disegno zoomorfo di taglio scientifico sullo stile di Henry Moore. La novità nel percorso di Picasso fu però la scoperta della linoleografia a colori (eseguita mediante l’uso di una matrice ricavata dal linoleum), la cui tecnica imparò da solo, realizzando nel 1958 la prima prova: Busto di donna da Cranach il Giovane, che ebbe per modella Jacqueline Roque. Un ritratto luminoso e vibrante che unisce gli stilemi cubisti allo stile solenne della pittura tedesca del XVI secolo. L’interesse per la nuova tecnica e la pittura antica continuò con gli omaggi alla ritrattistica cinquecentesca, da Tiziano a Velázquez. Tuttavia, il caleidoscopico Picasso continuò a muoversi su più fronti, riesumando negli Anni Sessanta sia il Cubismo più sperimentale (utilizzando Jacqueline come modella), sia quella figurazione dinamica dal sapore mitologico che rimanda al mondo dei tori e delle corride, struggente metafora tutta spagnola della tragicità dell’esistenza.

Niccolò Lucarelli

Rotterdam // fino al 12 maggio 2019
Picasso on Paper
Kunsthal
Westzeedijk 341
www.kunsthal.nl

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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