Fascino e menzogna dell’immagine. Ad Abu Dhabi

NYU Abu Dhabi Art Gallery ‒ fino al 17 novembre 2018. Fotografie, dipinti, installazioni, sculture, video: una molteplicità di linguaggi per indagare l’importanza dell’osservazione, i suoi inganni e le sue possibilità. Attraverso 41 opere di 26 artisti, Sam Bardaouill e Till Fellrath curano una mostra dalle profonde implicazioni filosofiche.

Moderno e contemporaneo, Oriente e Occidente, realtà e finzione, arte e filosofia si incontrano in Ways of seeing ‒ una collettiva incentrata sull’idea dello sguardo e dell’interazione con le opere che ne consegue ‒, che solleva interessanti collegamenti con l’apparenza della società contemporanea, con il vecchio che sembra nuovo, la povertà che sembra ricchezza, l’impossibile che sembra possibile. Se da un lato questa è la magia dell’arte, dall’altro è anche la sottile ipocrisia dei nostri tempi. Latente fra le opere, si percepisce l’ormai annosa questione se all’umanità sia dato raggiungere una verità indubitabile, oppure se questa si risolva nel solo ambito dell’apparenza sensibile.

L’ALTERAZIONE DEL FAMILIARE

Simboli rispettivamente della capacità umana di percepire le immagini e di riprodurle, l’occhio e lo specchio sono i punti focali della mostra, interpretati da Salvador Dalí e da Michelangelo Pistoletto. Lo spagnolo si rifà alle mostruose creature citate dalla Bibbia e crea un’allucinazione surrealista, mentre l’italiano giustappone due superfici riflettenti a differenti altezze: una al pari del pubblico, un’altra al pari del soffitto. Una frammentazione che amplia concretamente il campo visivo, mentre nell’opera di Dalí l’ampliamento è solo suggerito. Invece l’orologio di Alicja Kwade ruota in senso antiorario, ma il meccanismo funziona normalmente; in tal modo è evidentemente distorta la percezione visiva del tempo, si crea un equivoco fra la posizione della lancetta e l’ora effettiva. La nuova percezione visiva che consegue da queste opere apre all’interazione con l’osservatore, rompe gli schemi accademici e chiama in causa anche un pubblico di non esperti, rifacendosi alle convinzioni di John Berger sulla necessità di un’arte aperta a tutti.

Andreas Gursky, Dubai World I, 2007. Courtesy Sprüth Magers

Andreas Gursky, Dubai World I, 2007. Courtesy Sprüth Magers

LA MANIPOLAZIONE DELL’IMMAGINE

L’essere umano stesso partecipa attivamente a creare una realtà illusoria, e ne forniscono interessanti saggi le fotografie di Andreas Gursky, Cindy Sherman e del duo Cortis/Sonderegger. Questi ultimi riproducono le condizioni di manipolazione delle immagini partendo da note opere d’arte o da immagini di eventi storici, ricordando come l’opinione pubblica sia in un certo senso sottomessa alla volontà di chi crea le immagini da diffondere. Gursky, invece, ottiene fotografie su larghissima scala dall’assemblaggio di numerose altre e, frammento per frammento, ottiene l’unità del tutto. Un lavoro certosino per riaffermare la frammentarietà della realtà, che non può essere osservata da un unico punto di vista.
Di carattere più mondano, più spiazzante, il lavoro di Cindy Sherman, che manipola i suoi autoritratti fotografici mostrandosi più anziana di quanto non sia in realtà: una chiara, ironica provocazione contro l’ossessione dell’eterna giovinezza, del voler apparire più smaglianti di quanto non si sia in realtà. Perché se la realtà è ingannevole, non è soltanto per una questione di limiti percettivi dovuti alla fisica o alla filosofia: per buona parte, è tale a causa dell’ipocrisia dell’essere umano.

Niccolò Lucarelli

Abu Dhabi // fino al 17 novembre 2018
Ways of seeing
NYU ABU DHABI ART GALLERY
Saadiyat Island
www.nyuad-artgallery.org

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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