Basilea. L’arte torna a casa

Esaurite le puntate in giro per il mondo, tra Florida ed Estremo Oriente, Art Basel torna in Svizzera. Ai nastri di partenza una nuova edizione della madre di tutte le fiere d’arte, affollata dalla logica e frizzante serie di eventi più o meno accessori.

Dopo il sole di Miami, smaltito il fuso orario di Hong Kong, Art Basel si ripresenta nella sua consueta – anzi, rinnovata – cornice svizzera. Appuntamento da giovedì 13 a lunedì 16 giugno nei padiglioni recentemente oggetto del restyling griffato Herzog & de Meuron: trecento le gallerie ospiti della regina di tutte le fiere, fitto il programma di talk e dibattiti. Con buona partecipazione da parte di nomi italiani, a partire da Massimiliano Gioni che intervista Thomas Schütte e arrivando a Massimo Minini che se la chiacchiera con Dan Graham, in un involontario triangolo tra artista, curatore e gallerista.
I riflettori sono naturalmente puntati sul main event, ma come ogni astro che si rispetti Art Basel non manca di irradiare di luce riflessa tutta l’altra ressa di fiere accessorie, eventi collaterali, padiglioni satellite: conviene mettere ordine e vedere cosa bolle in pentola.
Per la sua ottava volta in quel di Basilea, Design Miami / Basel si sposta nel loro Padiglione Sud della Fiera, portando con sé quaranta operatori specializzati nell’arredamento d’autore: dall’Italia ecco le milanesi Nilufar ed Erastudio Apartment-Gallery; ma anche la romana Galleria O., con un progetto speciale firmato da Fernando e Humberto Campana per Fendi. Nell’ambito della fiera è scalettata l’assegnazione del Future Award, quest’anno a Bethan Laura Wood, Jon Stam e Seung-Yong Song, e anche un ricco cartellone di talk e dibattiti: a parlare di collezionismo e della sua passione per Jean Prouvé, mercoledì 12 giugno, anche la presidente della Pinacoteca Agnelli Ginevra Elkann.  

La sede di Volta - Dreispitzhalle, Foto Simon Hauser e David Schwarz, Courtesy of Dreispitzhalle, Christoph Merian Stiftung Basel

La sede di Volta – Dreispitzhalle, Foto Simon Hauser e David Schwarz, Courtesy of Dreispitzhalle, Christoph Merian Stiftung Basel

Cambia indirizzo pure Scope, che per la sua settima edizione in quel di Basilea trova casa nei 4mila mq freschi di recupero sulla Klybeckstrasse, a un passo dal Reno, esattamente sull’altra sponda del fiume rispetto al frenetico complesso portuale di Sankt Johann. Per festeggiare il trasloco si promette, negli spazi esterni alla fiera, la posa di sculture firmate da artisti oggi in Biennale: riserbo sui nomi, svelati solo al momento dell’opening. Settantacinque le gallerie ospiti, cui si aggiungono una ventina di nuove proposte inserite nell’apposito programma per gli spazi emergenti. La truppa italiana trova le conferme di The Flat, con il solo show di Michael Johansson visto questa primavera a Milano e della torinese Gagliardi Art System, che porta Fabio Viale e Ahmad Nejad, Daniele D’Acquisto, Ralf Kaspers e Michelangelo Castagnotto; cui si aggiungono Artra – sarebbe carino che sul sito della fiera correggessero il refuso nel nome della galleria – e la ferrarese MLB Gallery, la romana Wunderkammern, Oltre Dimore e le Officine dell’Immagine; per finire con Aaron Demetz, presentato dalla Galleria Ghetta di Ortisei. Progetti speciali che guardano a politica e attualità per Scope, e al ruolo dell’artista nella società di oggi: Clayton Campbell ci spiega cosa abbiamo imparato dall’11 settembre paludando l’area esterna della fiera di gigantografie con messaggi istintivi e immediati, nei padiglioni ecco le installazioni di El Anatsui e gli scenari post-apocalittici di Paolo Grassino.

Liste 18 - foto Daniel Spehr

Liste 18 – foto Daniel Spehr

Rigorosamente vietata agli over 40 è Liste 18, che dal 1996 si propone di saggiare il panorama dell’arte giovane chiamando a raccolta oltre sessanta gallerie da venticinque diversi paesi del mondo: una Babele della contemporaneità, con l’Italia rappresentata dalla romana Monitor, dalla napoletana Fonti e da Francesca Minini. Si rinnova per la nona volta lo speciale programma dedicato alle performance, sotto la regia – questo giro – di Fabian Schöneich, ventotto anni, già assistente curatore nella locale Kunsthalle. Otto eventi in otto giorni, da sabato a sabato, sia negli spazi interni e antistanti la fiera sia in altre location sparse per la città: le azioni portano la firma, tra gli altri, della giovanissima Hannah Weinberger e dei veterani Lubomir Melnyk, Akio Suzuki ed Aki Honda.
Nelle intenzioni è un trampolino di lancio per giovani artisti anche Volta 9, che scalda i motori in vista dell’edizione del decennale chiamando a raccolta nei padiglioni della Dreispitzhalle, nel cuore del distretto industriale della città, 74 gallerie in arrivo da ogni angolo del globo. Da Roma ecco la Galleria Marie-Laure Fleisch, da Milano Federico Bianchi e Laura Bulian – quest’ultima con la personale del kazako Said Atabekov – da Firenze Eduardo Secci. La special edition di Volta, che ogni anno produce un multiplo tirato in venticinque esemplari, porta questa volta la firma dell’inglese Hamish Fulton: omaggio al Dalai Lama e all’irrisolta questione del Tibet il suo Exiled Potala, accaparrabile alla ragionevole cifra di duemila euro.
Una sessantina gli operatori invitati – nessun italiano – alla St. Jacobhalle per The-Solo-Project, nomen omen per la fiera satellite che ammette solo personali e si spinge, in deroga eccezionale, fino a un massimo di due artisti per galleria. Piccoli numeri anche per la Selection Artfair, settima edizione per una fiera nata a Mosca e traslata ben presto in riva al Reno, micro-evento che chiede a una decina di gallerie selezionate di riempire i quattrocento metri quadri del corridoio a gomito occupato nel Basel Art Center.

Un'immagine dalla scorsa edizione di Volta

Un’immagine dalla scorsa edizione di Volta

Una novantina gli espositori al civico nove della Utengasse per la seconda edizione di I never read, la fiera sull’editoria di settore che occupa le sale della Volkshaus puntando con decisione a frugare nell’underground e nel campo dei progetti indipendenti. Come quelli che da tempo conduce Chiara Terraneo, in arte Clèr; o come il Bolo Paper edito a Milano dal designer Marco Nicotra: ci sarà pure Frieze tra gli ospiti, ma l’occasione è ghiotta, per bibliofili e amanti della carta, per scoprire novità e amenità del caso.
Un’abbuffata d’arte a Basilea, con gallerie, collezioni, musei e istituzioni varie che nei giorni della fiera rincarano adeguatamente la dose. La Fondation Beyeler prosegue con la prima retrospettiva in Svizzera dalla morte di Max Enrst, monumentale e ovviamente museale nei suoi oltre centocinquanta pezzi esposti; e rilancia con la personale di Maurizio Cattelan: tra gli appuntamenti in agenda, da fissare nella serata di venerdì 14 giugno, il talk a tema tenuto da Massimiliano Gioni e Francesco Bonami. A Schaulager è di scena Steve McQueen per quella che, con venti diversi video, risulta essere una delle mostre più complete mai realizzate sul suo lavoro; al Kunstmuseum prosegue l’indagine, avviata lo scorso mese di marzo, sulla presenza di Picasso nelle collezioni private di Basilea e dintorni, occasione prossima all’unicità per sbirciare tra tesori solitamente ben rinserrati nei caveau. Arte per le strade con il progetto Video City: sedici i negozi che hanno consegnato le proprie vetrine ad altrettanti artisti – il nome più grosso è Pipilotti Rist – chiamati a piazzare installazioni video per trasformare il più classico struscio in un’esperienza decisamente più intrigante.

Francesco Sala

https://www.artbasel.com/
http://scope-art.com/
http://www.liste.ch/
http://www.voltashow.com/
http://www.the-solo-project.com/
http://www.selection-art.com/
http://www.ineverread.com/
http://www.fondationbeyeler.ch/
http://www.schaulager.org/
http://www.kunstmuseumbasel.ch/

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Francesco Sala

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Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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