Capitali coraggiose VI

Siamo in dirittura d’arrivo con la mappatura delle candidate a Capitale Europea della Cultura nel 2019. Artribune ha sondato il terreno a Ravenna, Siena, PerugiaAssisi, Nord-Est e Matera. In questa penultima puntata abbiamo sentito Claudia Sartirani, assessore alla cultura e spettacolo del Comune di Bergamo.

Perché dovrebbe vincere la vostra città?
Le candidature italiane sono tutte di alto livello: grandi città e quindi con potenziale culturale elevato, città più piccole ma monumentali, alcune già riconosciute come patrimonio Unesco, altre di grande potenza e attrattività turistica. Tuttavia Bergamo ha due grandi qualità: possiede uno dei centri storici più belli e meglio conservati d’Italia, cinto da mura in perfetto stato, ed è ancora relativamente sconosciuta al grande pubblico di turisti. È nota per la sua potenza imprenditoriale e produttiva, ma non per il suo valore culturale e storico-artistico. E, naturalmente, ci sono i musei, l’arte contemporanea, l’influenza veneziana nelle architetture, le chiese che contengono opere inestimabili, il fermento musicale, due grandi festival (Bergamo Jazz e Bergamo Scienza) e una percentuale di popolazione giovane piuttosto alta. Ma sarà l’effetto sorpresa a renderci più interessanti delle altre città. Sottolineo il potenziale dell’aeroporto, prevalentemente orientato sul low cost e già con quasi otto milioni di passeggeri. Quindi apertura e servizi di scambio interculturale.

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Bergamo Scienza 2012 – photo Bedolis

Come state lavorando per raggiungere i vostri obiettivi?
I nostri obiettivi sono principalmente due, seppur articolati in diverse parti: valorizzare e connettere attivamente tutta la produzione culturale (passata, presente e futura) di Bergamo e ottenere questo risultato con un processo totalmente partecipato. Li abbiamo chiamati “cantieri di futuro” e riguardano diversi ambiti, dalle infrastrutture, compresa la ristrutturazione e la messa in funzione di luoghi simbolo della cultura, alle nuove tecnologie, sia per la connessione e integrazione delle attività, sia per l’accoglienza turistica, cosa su cui stiamo già lavorando e su cui abbiamo alcuni progetti di avanguardia. E ancora, l’ambiente e la valorizzazione dei luoghi, la messa in rete con le altre realtà europee e così via. Ebbene, tutti questi cantieri sono e saranno governati da un’azione partecipata e collettiva, fatta di concorsi di idee, condivisione dei risultati, messa in comune delle conoscenze e dei progetti, al fine di raccogliere proposte da tutta la popolazione che si vorrà attivare per questo scopo. Abbiamo già segnali di risposta dai giovani, che sono proprio quelli da cui ci aspettiamo di più. La progettualità culturale, infatti, non può che arrivare da loro per avere uno spirito innovativo e propulsivo verso il futuro.

L’arte contemporanea, come entra in tutto questo?
L’arte contemporanea è già un punto di forza della nostra città. La GAMeC è una punta di eccellenza di cui siamo molto orgogliosi e ha già prodotto mostre ed eventi di livello internazionale, nonché mostre di artisti giovanissimi emergenti, a volte lanciati da noi, che oggi sono affermati nel sistema dell’arte. Ovvio che anche in questo senso ci sarà uno sforzo ancora maggiore e un investimento culturale ed identitario forte. Anche questo, infatti, rientra nella politica di valorizzazione dei giovani. Anzi: rientra nel nostro progetto di dare ai giovani le chiavi della macchina che ci porterà alla candidatura e, spero, alla vittoria.

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Remco Torenbosch, Europa – Gamec, Bergamo – foto Maria Zanchi

I modelli internazionali, tra le recenti “capitali”, che vi hanno ispirato.
Ciò che perseguiamo è un metodo (quello partecipativo) e un modello (quello della rete interna alla città e in connessione con l’Europa) che vanno al di là della candidatura. Il nostro sforzo genererà un sistema per la cultura che – comunque vada – rimarrà una cifra stilistica di Bergamo per il futuro.  Stiamo cercando di cambiare noi stessi, la città e il modo di fare cultura: la candidatura è l’occasione buona per farlo.

Le eccellenze del territorio che desiderate valorizzare?
Di sicuro non mancheremo di valorizzare le nostre “stelle” di ogni epoca e disciplina: da Gaetano Donizetti a Lorenzo Lotto, da Giacomo Quarenghi a Francesco Nullo a Papa Giovanni XXIII.

Il confronto con il privato come avviene?
Il mondo dell’impresa è il mondo di Bergamo per antonomasia. Abbiamo fra le migliori aziende d’Italia, un polo tecnologico e un incubatore d’impresa come il Kilometro Rosso che è soltanto all’inizio del suo potenziale di sviluppo e già è un caso nazionale per innovazione e lungimiranza. Abbiamo una università in espansione, quindi in controtendenza rispetto a quasi tutto il resto d’Italia, che è fortemente legata alle industrie del territorio. Quindi il legame fra cultura d’impresa e cultura in senso tradizionale è già nel Dna dei bergamaschi, non sarà difficile tenerlo vivo. Questa è la città dei mecenati, della tecnologia, della sperimentazione artigianale e della cultura rinascimentale: capite bene quanto il tessuto imprenditoriale e quello culturale siano già interconnesse. Credo che l’imprenditoria debba coltivare e sostenere la bellezza come principio fondamentale. Bergamo è un sogno di città dove si vive, si lavora e ci si diverte circondati dal bello. Noi ci siamo.

dati tecnici
investimento: in fase di budgeting.
comitato scientifico / team: comitato promotore, comitato scientifico, staff di progetto.

Santa Nastro

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #9

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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