Perimetro Roma: il nuovo progetto editoriale della rivista milanese dedicata alla fotografia

Perimetro unisce le forze con la galleria Contemporary Cluster di Roma per raccontare la Capitale attraverso l’obiettivo dei fotografi. Ce ne ha parlato il fondatore della rivista Sebastiano Leddi in questa intervista.

Perimetro è una rivista nata per raccontare Milano: negli ultimi anni lo ha fatto attraverso l’obiettivo di un centinaio di fotografi, che hanno colto la città nei suoi aspetti meno convenzionali, dalle architetture ai luoghi nascosti, dai territori alle loro dalle comunità. Un progetto che si è sviluppato parallelamente in forma cartacea e digitale, raccogliendo tutte le testimonianze sul portale perimetro.eu. Dopo tre anni di storie meneghine, Perimetro compie un ulteriore passo e sbarca a Roma, grazie alla collaborazione con la realtà eterogenea e trasversale Contemporary Cluster, diretta da Giacomo Guidi. Il nome del neo nato progetto è Perimetro Roma e la presentazione del primo numero cartaceo si svolgerà nella doppia data di venerdì 12 e sabato 13 febbraio presso gli spazi di Contemporary Cluster, per discutere i lavori assieme agli autori che vi hanno preso parte. Intanto, abbiamo ricostruito assieme all’editor e founder Sebastiano Leddi l’intera storia di Perimetro, comprese le motivazioni che l’hanno portato a intraprendere il nuovo progetto capitolino.

Sebastiano Leddi ph. Marco Onofri

Sebastiano Leddi ph. Marco Onofri

Partiamo dalle origini. Come e da chi nasce l’intero progetto?
Perimetro nasce a ottobre 2018 e si configura come una rivista, trasformandosi in seguito in una community. È stato fondato da me con il supporto di Alioscia Bisceglia, che mi piace definire co-pilota del progetto, e con Andrea Galbusera come art director. Poi c’è stato anche il supporto di Fontegrafica, sulla parte di stampa. Questa è la cerchia più ristretta ma sono tante poi le persone che hanno sostenuto il progetto e aiutato nei modi più disparati fin dagli inizi.

Come avete strutturato inizialmente la rivista?
Perimetro parte come cartaceo mensile per i primi 12 numeri e poi diventa bimestrale. Il progetto resta però annuale: tutti i numeri vanno alla fine a comporre un volume unico. Il primo progetto si chiama TASCA, il secondo SIDE e il terzo BLOCK. Ogni anno cambiano il contenitore, il formato, la carta e tutta la visione tipografica. Ogni rivista è stata stampata nella tiratura limitata di 200 copie e distribuita in librerie specializzate soprattutto di Milano. Contemporary Cluster di Roma è stato uno dei pochi punti di distribuzione fuori dalla città. Parallelamente, il tutto vive anche sulla piattaforma digitale e viene raccolto nell’archivio aperto e consultabile.

Perimetro Roma, ph. Massimo Siragusa Roma, ottobre 2016 - Via Di Boccea Rome, October 2016 - Via Di Boccea

Perimetro Roma, ph. Massimo Siragusa Roma, ottobre 2016 – Via Di Boccea
Rome, October 2016 – Via Di Boccea

Questa attenzione alla carta e al formato editoriale è legata alla cura per la presentazione delle immagini, quindi?
Il progetto in realtà è stato concepito per l’online, ma a seguito dell’incontro con Fontegrafica – avvenuto prima che partissimo – è emersa l’intenzione di portare questo progetto sulla carta. Perimetro è innanzitutto un archivio di storie che nel tempo acquisisce valore e il fatto di avere un supporto fisico costituisce un valore aggiunto.

Contemporary Cluster ph. Serena Eller

Contemporary Cluster ph. Serena Eller

Avete iniziato in un momento molto diverso da quello attuale, quando Milano era “nell’età dell’oro”, nel punto di massima espansione. Il 2020 ha invece scombinato le carte: sono cambiate anche le prospettive di Perimetro in questo arco temporale?
La cosa curiosa è che siamo partiti con una narrazione già di per sé molto documentaria in un momento in cui eravamo nella cosiddetta “normalità”. In seguito, la narrazione si è trasformata assieme a tutta la sfera del reale. Noi, però, abbiamo continuato con il nostro filone narrativo. O meglio, non abbiamo mai cambiato il nostro atteggiamento nei confronti del reale, è mutato piuttosto il contesto entro il quale ci muovevamo. Il tipo di ricerca è rimasto invariato, difatti abbiamo registrato tutto quello che è successo.

Cosa vi interessa maggiormente, quindi, nel raccontare Milano?
Abbiamo sempre cercato di raccontare gli aspetti che ci incuriosivano e ci parevano interessanti, andando anche in contrapposizione a un tipo di narrativa che tendeva a promuovere la città solo da un punto di vista di immagine e marketing. Nel momento in cui Milano era sotto i riflettori, noi volevamo raccontarne l’anima. Milano è una città da sempre un po’ “sfruttata”, nel senso che in tanti vengono per studiare e lavorare ma poi la abbandonano, come se non fosse la propria. Ci voleva un’inversione di tendenza.

Contemporary Cluster ph. Serena Eller

Contemporary Cluster ph. Serena Eller

Il 2020 è stato per voi un anno spartiacque: inizialmente con l’iniziativa charity 100 Fotografi per Bergamo, attivata durante il primo lockdown e poi Open Edition Gallery, che è arrivata di conseguenza e vi ha potuto permettere di sviluppare un “ramo commerciale” inedito di Perimetro.
Intorno a Perimetro si sono generate tante cose. 100 Fotografi per Bergamo è stato l’evento che ci ha dato una visibilità internazionale enorme e molto inaspettata. Da quell’esperienza siamo entrati a contatto con il mondo della Fine Art legato alle stampe; il tema delle Open Edition, fotografia democratica a un prezzo limitato, è quello su cui abbiamo costruito a settembre 2020 il format dell’Open Edition Gallery, una vetrina virtuale che ad oggi ospita 100 fotografi italiani tra i più rilevanti.

Arrivando a Perimetro Roma. Come avete deciso di impostare il progetto?
Perimetro Roma è venuto dall’incontro con Giacomo Guidi, a cui devo la sua nascita. Tempo fa siamo stati invitati da Contemporary Cluster e ci siamo trovati da subito in sintonia. Abbiamo poi trovato una serie di partner che ci hanno aiutato a mettere in moto il progetto.

Si tratterà di un “format Milano” esportato nella Capitale?
Perimetro Roma è partito con una open call che ha raccolto un’ottantina di storie da cui io e Giacomo abbiamo fatto una selezione. Quello che verrà fuori saranno due numeri pubblicati su Roma nell’arco del 2021. Quindi il progetto è nato in una modalità simile a quella di Milano. Il format è il medesimo: la città raccontata da chi la vive, ovvero i fotografi locali che ci parlano del proprio territorio. Tuttavia, stiamo cercando da tempo di valicare i nostri confini: abbiamo realizzato un progetto a Tokyo che presenteremo il prossimo aprile e ne faremo un altro a Nairobi, in Kenya. Si tratta di numeri speciali nati da diversi incontri per esportare questo modo di narrare le cose in altre città. Quello di Perimetro è quindi un format adattabile, che si presta molto bene a “cambiare casa”.

Giacomo Guidi ph. Guido Gazzilli

Giacomo Guidi ph. Guido Gazzilli

Tornando a Perimetro Roma…
L’esperienza di Roma è stata molto bella. Siamo stati accolti a braccia aperte, abbiamo avuto la sensazione di arrivare in un’altra città e trovare un setting già pronto in linea con le nostre idee. I fotografi, inoltre, hanno manifestato enorme entusiasmo, siamo molto contenti di poter fare questa cosa.

Immagino inoltre che l’eterogeneità di linguaggi con cui si identifica Contemporary Cluster sia stato un enorme terreno fertile.
Certo, e determinante è il fatto che mi rivedo molto nel modo di pensare di Giacomo: ci siamo trovati con un approccio comune, la voglia di fare rete e sviluppare un progetto. Sono sicuro che le tematiche che lo hanno spinto a fare Perimetro Roma sono le stesse che mi avevano motivato agli esordi del mio percorso su Milano, per cui ho trovato una vera affinità di intenti.

– Giulia Ronchi

perimetro.eu
https://www.contemporarycluster.com/ 

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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