Massimo Minini e i fotografi d’arte. Il grande gallerista ne parla su Artribune Magazine

L’intervista conclude l’inchiesta condotta da Angela Madesani alla ricerca di coloro che hanno contribuito in maniera decisiva a registrare il clima di un’epoca. Da Paolo Mussat Sartor ad Aurelio Amendola

C’è un errore su Artribune Magazine? Che c’entra un’intervista al gallerista Massimo Minini dentro all’inchiesta che da mesi la rivista dedica ai fotografi d’arte italiani? Tranquilli, nessun errore. Succede semplicemente che con la nona puntata – che troverete sul numero 37, in distribuzione dalla Biennale di Venezia – l’apprezzata indagine condotta da Angela Madesani giunge al termine: e allora si concede la licenza di incontrare il notissimo gallerista bresciano che ha lavorato con quasi tutti gli artisti precedentemente intervistati. Chi sono? Da Paolo Mussat Sartor a Enrico Cattaneo, Giorgio Colombo, Johnny Ricci, Claudio Abate, Paolo Pellion di Persano, Aurelio Amendola. Oltre un anno alla ricerca di coloro i quali hanno contribuito in maniera decisiva a registrare il clima di un’epoca. Perchè proprio Minini? “Forse il primo gallerista che ha raccolto gli scatti dei ‘fotografi d’arte’ con i quali ha costruito mostre. Nel 2008 ha realizzato su questo tema un importante libro, intitolato United Artists of Italy, che ha accompagnato la mostra milanese alle Stelline, imprescindibile strumento per chiunque voglia avvicinarsi a questo tipo di fotografia”.

LIBRO, MOSTRA, COLLEZIONE

Sono sempre un po’ stupito dell’accoglienza riservata a certi miei progetti”, risponde lui. “Il libro di cui parli l’ho fatto, come tutte le mie avventure, alla svelta, senza pensarci troppo. Il libro, che è anche una mostra e una collezione, è uscito per i trent’anni della galleria. Ho sempre celebrato i miei anniversari facendo qualcos’altro. Avrei potuto fare un libro su di me, ma visti i libri dei colleghi, sovente una noiosa tiritera di mostre metà buone e metà no, ho pensato di fare un omaggio all’Italia. La fotografia celebra l’arte”. Forse il più grande e il più conosciuto fotografo d’arte e di artisti di tutti i tempi è stato Ugo Mulas, scomparso nel 1973, entra nel vivo l’intervistatrice. A tuo parere perché il suo lavoro è stato così determinante? Perché ancora oggi è un modello per certi versi insuperato? “Ma perché era bravo. Punto. Poi perché era nato in provincia di Brescia. Poi perché ha avuto per maestro Mario Dondero. Infine perché Mulas esce dal ritratto vecchio, classico, e ci fa entrare negli studi dove gli artisti lavorano, ridono (Lee Bontecou), piangono, sbuffano, alcuni in giacca e cravatta (Barnett Newman), altri in mutande”.

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