Nell’officina di Francesco Hayez. La grande mostra a Torino

Alla GAM - Galleria d'Arte Moderna si ripercorre l'opera dell'artista che più di ogni altro ha rappresentato lo spirito dell'Ottocento italiano fra temi storici, politici e ritrattistica

Dopo la mostra del 2015 alle Gallerie d’Italia di Milano in cui si mettevano a confronto tre versioni del suo dipinto più famoso, Il BacioFrancesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882) torna protagonista, questa volta a Torino, con una esposizione alla GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea. La curatela è affidata a Fernando Mazzocca, massimo esperto del pittore, coadiuvato in questa occasione da Elena Lissoni.

La mostra di Francesco Hayez alla GAM di Torino

La mostra torinese nasce da una stretta collaborazione con l’Accademia di Brera da cui proviene un nucleo di circa cinquanta disegni, oltre ad alcuni importanti dipinti originalmente presenti nello studio del pittore che fu per quarant’anni professione di pittura all’Accademia. In totale sono oltre cento le opere esposte che, come suggerisce il sottotitolo “L’officina del pittore romantico“, permettono di indagare e di ricostruire il procedimento creativo di Hayez, mettendo a confronto dipinti e disegni. Ciò è particolarmente vero nella sezione dedicata alla La sete dei Crociati, l’opera che il pittore veneziano di nascita ma milanese di adozione considerava il suo dipinto più importante e a cui si dedicò per quasi un ventennio (iniziato nel 1833, fu terminato solo nel 1850). La genesi di questo capolavoro della pittura romantica italiana commissionato dal re Carlo Alberto per la Sala delle Guardie del Corpo di Palazzo Reale, a Torino (dove ancora si trova) la si può leggere nelle decine disegni preparatori che servirono all’artista per arrivare alla miglior resa dei movimenti e alla gestualità delle figure sulla tela. “Molto materiale, soprattutto disegni, è stato scoperto negli ultimi anni” sottolinea Elena Lissoni e nella mostra torinese sono esposti ben 25 inediti.
Sono felice di confrontarmi ancora una volta con Hayez, di cui ho cominciato ad occuparmi a metà degli anni Settanta, quando era sostanzialmente uno sconosciuto, a parte le opere più note come Il Bacio, il Ritratto di Manzoni e qualche quadro storico” spiega Fernando Mazzocca.

Francesco Hayez, Ritratto di Carolina Zucchi, 1822, GAM, Torino. Su concessione della Fondazione Torino Musei. Photo Studio Fotografico Gonella 2009
Francesco Hayez, Ritratto di Carolina Zucchi, 1822, GAM, Torino. Su concessione della Fondazione Torino Musei. Photo Studio Fotografico Gonella 2009

Le opere in mostra

Oltre a opere inedite o poco viste, nella mostra torinese organizzata in collaborazione con 24 Ore Cultura non mancano alcuni dei dipinti più noti di Hayez, provenienti da collezioni pubbliche, private e dalla stessa GAM, come il Ritratto di Carolina Zucchi a letto (L’ammalata) e l’Angelo annunziatore. Dai Musei Civici di Verona arriva La meditazione, mentre l’Accusa segreta dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia è accostato a Il consiglio alla vendetta, un importante prestito proveniente dalla Princely Collections di Vaduz-Vienna.
Se Stendhal considerava Hayez il maggiore pittore vivente, Mazzocca non ha dubbi nel definirlo “uno dei maggiori ritrattisti di tutti i tempi“. E, in effetti, accanto ai grandi temi storici, Hayez non trascurò mai la ritrattistica, soprattutto femminile. La sua abilità nell’introspezione psicologica dei personaggi, la resa intima dei sentimenti unita a una sapiente valorizzazione degli abiti e degli scenari è esemplificata nel Ritratto della contessina Antonietta Negroni Prati Morosini, esposto a Torino in una delle dieci sezioni in cui si articola la mostra, dedicata proprio al ritratto come specchio di un’epoca.

Dario Bragaglia

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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