Un piccolo castello e una grande collezione raccontati da una mostra a Bologna

Trent’anni di collezionismo mirato ad abbellire con opere “coerenti” le sale del castello che le deve contenere: si tratta della missione perseguita da Michelangelo Poletti che, per la sua nobile dimora, ha acquistato più di cento lavori. A questa raccolta è dedicata la mostra al Palazzo Fava di Bologna

C’era una volta un bel castello, con il suo fossato, le alte torri, i merli a coda di rondine, il ponte levatoio. Quel maniero, che ancora svetta nella pianura del contado di Bologna, era però disabitato e spoglio di tutti i suoi arredi e dipinti, salvo una pala d’altare di Ercole Procaccini nella cappella e due ritratti nella loggia. Una situazione non proprio “regale”. A salvare il cosiddetto castello di San Martino di Soverzano ci ha pensato Michelangelo Poletti, attuale Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna che nel 1995 ha acquistato il “modesto” edificio per dare vita a un sogno: farne la sua residenza.
A rendere ancor più sorprendente l’impresa sono i successivi acquisti decisi dal nuovo proprietario: negli anni, anche grazie ai consigli e alla cura scientifica di Angelo Mazza – storico dell’arte “conoscitore” ed ex funzionario della Soprintendenza –, l’imprenditore del tessile ha riunito oltre 130 dipinti con lo scopo di abbellire e “riempire” i nobili ambienti, scegliendo i pezzi esclusivamente tra le proposte di pittura emiliana dal Quattrocento al Settecento che man mano facevano capolino sul mercato antiquario. “Ho sempre ricercato il ‘carattere’ di un’opera e di cogliervi, con l’apprezzamento degli aspetti formali e del virtuosismo del pittore, il suo significato storico, non lasciandomi tentare dai nomi altisonanti sui quali per lo più si riflettono, a volte in modo esasperato, le storture del mercato antiquario”, ha dichiarato lo stesso Poletti introducendo la mostra che Palazzo Fava di Bologna dedica alla prestigiosa collezione.

Castello di San Martino di Soverzano. Photo C. Vannini

Castello di San Martino di Soverzano. Photo C. Vannini

LE ORIGINI DEL CASTELLO DI SAN MARTINO DI SOVERZANO

A breve distanza da Budrio e Minerbio, il minuscolo castello di San Martino di Soverzano venne fondato dalla famiglia degli Ariosti nel XIV secolo (lo si menziona nel 1386), che decisero di venderlo nel 1407 a Chiara Arrighi, moglie di Bartolomeo Manzoli. Quest’ultima casata lo possedette per oltre tre secoli, trasformandolo in un’accogliente residenza, pur mantenendo l’aspetto di un edificio fortificato come oggi lo si può ammirare. Dopo l’acquisto da parte di un banchiere nel 1882, venne restaurato (chi dice pesantemente, chi dice leggermente) negli Anni Ottanta dell’Ottocento da Tito Azzolini dietro istruzioni di Alfonso Rubbiani e Corrado Ricci.

LA COLLEZIONE DI MICHELANGELO POLETTI

Nel catalogo della mostra, Antonio Paolucci prova a dare un titolo alla collezione Poletti e la definisce “Rinascimento nelle Romagne”. Ecco allora che tra gli autori si incontrano nomi quali Lorenzo Pasinelli, Donato Creti, Ercole Graziani: furono allievi dei Carracci e nell’esposizione si instaura quindi un dialogo puntuale con gli affreschi di Palazzo Fava, realizzati dagli stessi Carracci. Spicca tra questo nucleo il piccolo Bacco in terracotta di Creti: una sculturina deliziosa e raffinatissima che si accompagna ad altri due dipinti dello stesso autore, un ragazzo dormiente e una bambina con natura morta: opere che si distinguono per un’iconografia originale e per una qualità indiscutibile. Se un focus si sofferma su alcune tele di Lavinia Fontana e della più patinata Elisabetta Sirani, le scelte collezionistiche hanno comportato anche l’acquisizione di una grande tavola di Marco Palmezzano, e spicca per bellezza una Presentazione del Bambino al tempio del bolognese Antonio Pirri. Magnetico il Padre eterno benedicente di Bartolomeo Passerotti, così come un non finito di Simone Cantarini raffigurante un filosofo con compasso. L’arco cronologico si spinge fino all’Ottocento inoltrato, grazie a opere romantiche e cariche di patetismo, ed è il caso di una scena di carattere storico di Pelagio Palagi. E pare che Poletti sia ancora alla ricerca di quel quadro che potrebbe stare proprio bene tra quelle due finestre…

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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