L’Ottocento di Angelo Morbelli. A Milano

Enrico Gallerie d'Arte, Milano ‒ fino al 13 aprile 2019. Lo sguardo di Angelo Morbelli si posa delicatamente sui poveri, sugli emarginati, sugli sventurati: li mette al centro di una comprensione profondamente poetica, come testimonia il titolo di una delle sue serie più celebri. Ma l'artista si interessa anche al paesaggio naturale e urbano, indagati attraverso una continua sperimentazione sul colore e sulla luce.

Un discorso critico sull’Ottocento italiano non può essere tale senza includere il lavoro di Angelo Morbelli (Alessandria, 1853 ‒ Milano, 1919). E, infatti, qualsiasi mostra che si rispetti tesa a indagare quel periodo storico (Ottocento a Forlì, per fare solo un esempio tra i più recenti) comprende una selezione di sue opere, e in particolare di quelle a tema “sociale” di cui è massima espressione la serie sulla vita quotidiana degli anziani soli e senza sussistenza economica, ospiti del Pio Albergo Trivulzio di Milano, e culminata nel cosiddetto Poema della vecchiaia esposto alla Biennale di Venezia del 1903. Questi ultimi, insieme ai poveri, sono tra i soggetti prediletti da Morbelli, che tuttavia va ricordato anche tra i maggiori interpreti lombardi del Divisionismo, stile che a partire dal 1900 riuscì a fondere in un singolare connubio con i temi tipici del Realismo.

LE OPERE DI MORBELLI

Ciononostante, sul pittore del quale quest’anno ricorre il centenario dalla morte, non è ancora stato redatto un catalogo generale dell’opera: solo ora, infatti, grazie all’impegno di Giovanni Anzani ed Elisabetta Chiodini, si è ufficialmente costituito l’Archivio Angelo Morbelli che, tra le finalità, ha proprio la pubblicazione del catalogo ragionato. Al comitato scientifico si affiancano due gallerie milanesi e proprio una di queste, Enrico Gallerie d’Arte, ha inaugurato le celebrazioni del centenario con una esposizione che raduna venticinque opere di Morbelli.
Le tele, anche di grandi dimensioni, coprono le varie tematiche del lavoro del pittore, dai contesti rurali (con Visita alla stalla del 1886, presentata nel 1888 alla mostra londinese curata da Alberto Grubicy, o con Risaiuole del 1897) ai più tardi paesaggi (straordinaria per gli effetti di luce la tarda Ave Maria della sera del 1910), oltre al grande, malinconico dipinto Per sempre, non più esposto al pubblico dal 1982.

Angelo Morbelli, La mia Teresa, 1917, courtesy Enrico Gallerie d’Arte

Angelo Morbelli, La mia Teresa, 1917, courtesy Enrico Gallerie d’Arte

I SOGGETTI

Non mancano le opere di critica sociale nelle quali Morbelli riesce a trasmettere il senso della solitudine e della povertà degli anziani, tanto quanto lo scandalo della prostituzione infantile – che contrasta con un altro tema caro al pittore, la maternità – sottesa allo sguardo desolato e al corpo forse malato e abbandonato sotto le lenzuola candide di Venduta! del 1897.
L’iniziativa è organizzata in collaborazione con la seconda galleria milanese promotrice dell’opera di Morbelli, Gallerie Maspes, e non si dimentichi la retrospettiva aperta dal 15 marzo alla Galleria d’Arte Moderna: due tappe che si integrano e si intrecciano in un discorso complessivo sul percorso pittorico e sulla poetica dell’artista.

Marta Santacatterina

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

Scopri di più