Una Cattedrale del Nulla nel mezzo di Fondazione Prada a Milano grazie all’artista-filosofo
Il belga Thierry de Cordier porta a Milano la sua riflessione sul “Nulla” e sulla finitezza dell’esistenza, con enormi tele scure simili a pale d’altare, che trasformano gli spazi della Fondazione in una sorta di chiesa contemporanea

La luce filtra dall’alto delle finestre della Cisterna, illuminando grandi polittici imponenti, posti al centro di ognuna delle tre sale. Per la prima grande apparizione di Thierry de Cordier (Ronse, 1954) a Milano, Fondazione Prada si trasforma in una sorta di cattedrale. Gli ambienti si fanno navate cariche di phatos e le opere oggetto di ammirazione e contemplazione silenziosa, al pari delle pale sacre che ci si aspetterebbe in tale contesto.
Il progetto di NADA, che vede protagonista l’artista e filosofo belga, è un assaggio delle meditazioni sul Nulla e sulla finitezza dell’esistenza, portate avanti dal 1999 a oggi. Dieci opere, monocrome solo a una prima – superficialissima – visione, si focalizzano sul tema della Crocifissione. Lo negano. Vanno oltre, sfociando in una celebrazione del sublime.

Le meditazioni sul “Nulla” di Thierry de Cordier
Siamo davanti a una figura ricca di fascino, dal pensiero acuto e affinato dopo anni di vita – anche nomade per un periodo – a contatto con la natura. Ispirandosi alla tradizione nordica e cinese, Thierry de Cordier si è distinto in passato per le sue interpretazioni di paesaggi. Oggi, però, porta a Milano qualcosa di completamente diverso, esito dell’orientamento assunto dal suo pensiero in direzione di Dio. Una direzione che, però, assume i tratti di volontà di negare, di annullare le classiche iconografie divine, per vedere ciò che ci può essere oltre. Il gesto creativo, concretizzato nella cancellazione materiale dell’immagine sacra dalla tela, è una pura operazione filosofica che testimonia la finitezza esistenziale.
Tutto prende avvio dalla lettura di una meditazione del frate carmelitano del 1500 San Giovanni della Croce: poeta e mistico, noto per la sua teoria del nulla e del tutto. Una teoria che fornisce la chiave di lettura del lavoro di de Cordier, incrementando l’aura sacrale di cui tutta la mostra è pervasa.
L’annullamento della Croce secondo Thierry de Cordier da Fondazione Prada a Milano
Contro ogni tradizione iconografica, l’artista annulla il simbolo della Croce e i suoi attributi annessi, indagando ciò che può esserci oltre la parola fine. Il niente? Oppure il tutto, a cui rivolgere lo sguardo come contemplando il sublime? Domande a cui le opere in mostra tentano di rispondere, con una resa pittorica che costringe ad affinare la percezione visiva e intellettuale. Se infatti ci si ferma alla superficie, a uno sguardo veloce e poco interessato, non si vede niente. O meglio, si vede “il Nulla”. Una tela monocroma, nera per la maggior parte delle dieci esposte, nient’altro. Poi, però, se ci si sofferma sulle cornici, sulla consistenza dell’impasto di colore, emerge ciò che è celato nel profondo. Si nota che – sotto gli strati di olio e bitume – c’è davvero il Crocifisso. Lentamente ne si colgono le gambe pendenti, la corona di spine appuntite, la terra del Calvario su cui è impiantato il legno. Si comprende dunque il significato e il modo in cui l’annullamento è avvenuto e se ne apprezza il senso. Non solo: si scorgono anche minuscole scritte, talvolta in francese, talvolta in spagnolo, che affermano il tentativo dell’artista di indagare il nulla alla ricerca del sublime.








La cattedrale del Nulla di Thierry de Cordier da Fondazione Prada
Così descritti, i dieci dipinti di Thierry de Cordier creano un ambiente unico e inaspettato nel contesto industriale di Fondazione Prada. La Cisterna si fa cattedrale a tre navate, ciascuna ospitante un polittico. Tutto induce alla contemplazione – c’è addirittura una panca centrale – e stimola il pensiero filosofico. Le tele, con le loro campiture centrali che sfumano verso il blu e le tinte terrose, fanno da supporto ideale per meditare sulla finitezza della condizione umana e su quel “dopo” incerto e spaventoso. Ma indiscutibilmente sublime.
Emma Sedini
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