I corpi evanescenti della pittrice Özlem Altın vanno in mostra a Pistoia
Dopo la partecipazione alla 59a Biennale di Venezia, l’artista turco-tedesca Özlem Altın torna in Italia con una mostra allo SpazioA, incentrata su pitture che riflettono sull’evanescenza del corpo

La galleria SpazioA di Pistoia ospita la nuova mostra di Özlem Altin (Goch, 1977), incentrata su nuove pitture e disegni che compongono una narrazione sull’esistenza corporea, della quale crea una sorta di epopea mitologica attorno alla dicotomia forza-vulnerabilità.
Il colore speculativo di Özlem Altın
I cicli della vita, come metafora del processo e del cambiamento o come riflesso del meccanismo della continua evoluzione del cosmo. holding, containing, si dipana tra presenze fluttuanti in tonalità scarlatte, grumi di pigmento che, pur densi, sembrano dissolversi nella vaporosità della tela, con un andamento poetico che ricorda Anne Sexton o Shelley Jackson. Sognante e sottilmente disturbante insieme, sospesa tra “dentro” e “fuori”, la pittura di Altin si stacca da terra per fluttuare nell’incertezza della possibilità. L’umano, il cosmico, l’animale, si affiancano sulla tela che diventa arena di cicli immutabili, spazio di cimento creativo e speculativo dove l’essere si specchia nel divenire.








Essere e diventare: il corpo secondo Özlem Altın
Per Özlem Altın, il corpo è allo stesso tempo un mezzo di espressione e un deposito di conoscenza, o, come lei stessa lo definisce, un’interfaccia per comunicare, connettere e trasmettere conoscenza attraverso il tatto e il contatto. I colori tenui, che riecheggiano le tinte della carne, della pelle e dei tessuti biologici, sono il dato sensibile di un ragionamento che sfuma nella riflessione epistemologica. Una pittura dinamica che dà forma al dispiegarsi della vita, attraverso la rivelazione dei contenuti spirituali interiori; un rapporto di osmosi dove il “fuori” e il “dentro” sono appunto uniti dal movimento dell’interiorità, tradotta sulla tela in una metafora di linee e pigmenti.
La mostra di Özlem Altın aPistoia
La fisicità della tela e delle stratificazioni di colore dialoga per contrasto con il movimento del colore, flusso di vita e di memoria, di possibilità e di realizzazione, di essere che diviene carne e di carne che si sublima nell’essere. Il lavoro di Altin si concentra sulla trasformazione e l’astrazione del corpo umano, sulla ricerca di punti di contatto con il tempo che scorre e con l’universo che si trasforma, dando vita a una narrazione che richiama la mitologia ma anziché dare spiegazioni lascia aperte le questioni.
Niccolò Lucarelli
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