La trasformazione della materia nelle opere di Arcangelo Sassolino, per la prima volta in mostra in Australia
Al Museum of Old and New Art arriva un grande corpus di opere dell’artista vicentino. Compresa una versione rinnovata del pezzo realizzato per il Padiglione di Malta alla Biennale di Venezia del 2022

Esplorare i limiti della materiale e le forze che la governano: questo è il concetto su cui si fonda la ricerca di Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967) che prende forma in opere realizzate con materiali industriali, incarnando tensione, precarietà e una continua trasformazione. Ogni scultura è un sistema in cui il tempo non è solo un elemento costruttivo, ma un meccanismo che alimenta l’attesa e l’inevitabilità dell’azione, come si evince in in the end, the beginning, la prima mostra dello scultore italiano in Australia, ospitata negli spazi del MONA – Museum of Old and New Art a partire dal 7 giugno (e visibile sino al 6 aprile 2026). Il progetto espositivo si aprirà in occasione del Dark Mofo, il festival del solstizio di metà inverno della Tasmania che quest’anno torna a pieno regime.

La mostra di Arcangelo Sassolino al MONA in Australia
L’opera che dà il titolo alla mostra, In the end, the beginning, si troverà in una delle gallerie sotterranee del MONA. Riscaldato a 1500°C, l’acciaio fuso cola dal soffitto e, toccando il suolo, genera un’esplosione di scintille incandescenti. Quest’opera è una nuova versione della celebre installazione Diplomazija astuta, originariamente creata per il Padiglione di Malta alla Biennale di Venezia del 2022, in cui Sassolino ha utilizzato la luce dell’acciaio fuso per evocare il chiaroscuro dell’opera di Caravaggio del 1608, La decapitazione di San Giovanni Battista, oggi conservata a La Valletta.








Le opere di Arcangelo Sassolino al MONA in Australia
Insieme a in the end, the beginning, Arcangelo Sassolino presenta altre cinque sculture che evidenziano la sua incessante esplorazione della materia e dei suoi limiti fisici. Tra queste spiccano: violenza casuale, un’opera in cui una trave di legno viene sottoposta alla pressione di un pistone idraulico, fino a spezzarsi in modo improvviso e incontrollabile, generando schegge e frammenti. Un simile sistema di tensione e fragilità è visibile in paradoxical nature of life, dove una lastra di vetro si piega sotto il peso di un grande masso e in marcus, un pneumatico schiacciato e deformato da una morsa in acciaio. Saranno inoltre esposte due versioni di no memory without loss, dischi di tre metri di diametro fissati alle pareti, sulla cui superficie è applicato un olio industriale ad alta viscosità che, ruotando lentamente, si spande e goccia al suolo.
Liberare la materia da una forma predeterminata
“Immaginare nuovamente l’installazione creata per Venezia come opera site-specific per il MONA è stata una sfida. Con in the end, the beginning, credo di compiere un altro passo verso una sorta di liberazione della materia da una forma predeterminata, permettendole di diventare tempo”, spiega l’artista Arcangelo Sassolino. “Il MONA è il luogo perfetto per questa trasformazione: è uno spazio che non solo accoglie l’energia sprigionata dai materiali, ma evidenzia anche il modo in cui questa energia si disperde nello spazio circostante. Sono sempre stato attratto dallo spingere i materiali oltre i loro limiti, rivelando i loro punti di rottura, la loro resistenza, la loro impermanenza. Lavorare su questa scala significa confrontarsi con le forze che plasmano la materia, ma anche con quelle che la dissolvono”.
Valentina Muzi
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