Louise Bourgeois rivive nelle opere di Lulù Nuti a Roma

La scultura della grande artista del Novecento sembra tornare in vita attraverso le opere di questa giovane romana, in mostra alla Fondazione D’ARC, che ne rievocano le linee e significati

Louise Joséphine Bourgeois, (Parigi, 1911 – New York, 2010). Chi non conosce l’ammaliante tocco sciamanico di colei che dall’alba degli Anni ’60, per sette decenni, seppe fondere insieme materia sperimentale e interiorità, instillando nelle proprie sculture, talora biomorfe, temi relativi alla psiche, alle relazioni umane, all’identità, alla metamorfosi e ai sentimenti profondi? La Galleria Borghese le ha reso omaggio con la mostra Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria nel 2024.
Ed ora, alle soglie del 2025 ce la ricorda la personale Tre corpi dell’artista Lulù Nuti (Roma, 1988), inaugurata alla Fondazione D’ARC di Roma, novella tappa da non perdere nell’orizzonte della città.

Il percorso espositivo della mostra di Lulù Nuti a Roma

Tre corpi consiste in un gruppo d’opere per lo più metalliche, sparse nei meandri della variegatissima e suggestiva collezione di Giovanni e Clara Floridi. Tanto sparse che viene da chiedersi se non sarebbe stato meglio dedicargli, in allestimento, uno spazio riservato. Nihil rem, infatti, specie se d’indole mimetica, sembra poter reggere il confronto con la mole dei grandi maestri contemporanei e storicizzati che popolano la D’ARC.

Le opere di Lulù Nuti alla Fondazione D’ARC di Roma

Di Lulù è inedita la serie dal titolo I FruitoriPentagonale ciclo scultoreo in resina e ottone, risultato di un’esposizione documentata lungo le rive del Tevere. Inedita è anche Hysteria. L’installazione composta da campate incrociate alte quasi tre metri, che – nelle parole della curatrice Giuliana Benassi – “sembra appena caduta (…) da una luna stronza”. Un’opera stilizzata e attraversabile, dall’aspetto aracnoide, che Nuti – vivendo tra la Città Eterna e Parigi – non può aver generato senza pensare a Maman. La più nota e iconica scultura di Bourgeois. Quell’ipertrofico e spettacolare ragno in bronzo, acciaio inossidabile e marmo, anch’esso attraversabile, sorto nel ‘99. Sebbene alcuni ci vedano più la ripresa di un igloo alla Merz. Il terzo corpo, Inferiata (2021-2025), si compone poi dei lavori più conosciuti dell’artista. Alcune sbarre verticali in ferro, ammantate da foglie di platano galvanizzate, si ergono in guisa di cancelli, impedendo il passaggio della fruizione e filtrando la visione delle opere altrui, esposte al di là di esse.
Si narra che Nuti indaghi i nessi che corrono tra esseri umani e natura, tentando di riflettere dinamiche sociali e politiche mediante forme ancestrali.

Lulù Nuti rievoca Louis Bourgeois

Nel complesso è Femme Volage di Bourgeois (1951), una totemica composizione verticale in legno verniciato e acciaio, l’opera dalla quale l’estro di Lulù appare scaturire tutto. Impiego di materiali grezzi, uso di media in varietas, vocazione per la scultura installativa, gracilità della forma, effigi archetipiche e slanciate che rivelano qualcosa di femmineo… di chi si sta parlando? Le opere di Nuti, si fanno senz’altro memoria: memoria del territorio, memoria collettiva, memoria visiva della fauna tiberina (piccioni, ratti e insetti si aggirano nei video da lei registrati), ma soprattutto memoria dell’opera di Louis Bourgeois e, in generale, testimonianza di una sempre più nutrita filiazione poverista nel panorama dei giovani artisti contemporanei.

Francesca de Paolis

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Francesca de Paolis

Francesca de Paolis

Francesca de Paolis si è laureata in Filologia Moderna con indirizzo artistico all'Università La Sapienza di Roma proseguendo con un Corso di Formazione Avanzata sulla Curatela Museale e l'Organizzazione di Eventi presso l'Istituto Europeo di Design (IED). Ha insegnato Storia…

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