Un giovane artista trasforma un hotel di Roma in un grande gioco di riflessi colorati

È a dir poco scenografica l’installazione di Valerio D’Angelo all’entrata dell’Hilton la Lama dell’Eur. Un gioco di riflessi che, interagendo con le nitide geometrie dello Studio Fuksas, suscita quel senso di maraviglia proprio del Barocco, periodo di riferimento per l’artista

Una mostra che vive di luce naturale e, cambiando allo scorrere delle ore del giorno, colora di riflessi cangianti gli imponenti spazi dell’hotel Hilton La Lama all’Eur. Collateral Display, mostra personale di Valerio D’Angelo (Roma, 1993), nell’ambito del progetto LamArte, curato da Valentina Ciarallo, accoglie gli ospiti nella hall del grande albergo con l’omonima installazione site specific.

Valerio D’Angelo in dialogo con le geometrie dello Studio Fuksas a Roma

Attraverso otto pannelli, posizionati a ritmo alterno nella galleria vetrata al primo piano, con Collateral Display, Valerio D’Angelo esplora le potenzialità della luce in rapporto all’architettura, creando nell’ampio spazio della lobby un vibrante velo luminoso che reagisce agli spostamenti dei visitatori. L’opera si traduce in un gioco di riflessi iridescenti che, oltre a reinterpretare le nitide geometrie dell’edificio di Fuksas, offrono dalla galleria al primo piano, aperta direttamente sulla città, nuove prospettive su Roma. Come nel solco della migliore tradizione barocca, ben conosciuta da D’Angelo per la sua formazione come restauratore specializzato in quel periodo, l’apparente semplicità del lavoro contrasta con la complessità della ricerca, che unisce elementi di ingegneria a quelli puramente artistici. Infatti, i pannelli sono tutt’altro che semplici plexiglass, ma opere precise e realizzate con la pellicola dicroica, materiale usato dalla NASA nelle missioni spaziali.

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Le opere di Valerio D’angelo movimentano gli spazi dell’Hilton La Lama

Addentrandosi negli spazi dell’hotel, inconfondibile opera dello Studio Fuksas, con interni a cura di Studio Lorenzo Bellini Atelier, si incontrano le altre opere di Valerio D’Angelo, dislocate nella Library: affascinanti superfici specchianti, incorniciate da preziose cornici d’epoca che, ancora una volta, lo riconnettono al Barocco. Solo che in questo caso le opere, oltre a cambiare colore al più impercettibile spostamento, si caratterizzano per superfici vissute, minuziosamente – o brutalmente – lavorate, che restituiscono un’immagine distorta della realtà. Bruciature, sbalzi di temperatura, crepe, alterando la visione, inevitabilmente innescano una riflessione sul tema della percezione e dell’identità. Del resto, lo specchio è da sempre un oggetto carico di significati, anche in aperto contrasto tra loro; rappresentando da un lato un’allegoria della vanitas e della superbia, e dall’altro uno strumento per esplorare la coscienza e metterne a nudo le contraddizioni, rivelando frammenti di altre esistenze.

La curatrice del progetto LamArte racconta la mostra di Valerio D’Angelo

Come osserva la curatrice, Valentina Ciarallo: “Manipolandone le superfici, D’Angelo trasforma l’immagine riflessa in una presenza interrogativa, un ponte verso mondi invisibili e dimensioni inesplorate. In un certo senso, l’artista allude all’antica idea di specchio come oggetto magico capace di svelare verità invisibili e creare connessioni con realtà parallele; concetto ripreso anche da autori come Lewis Carroll in Alice attraverso lo specchio”. A completare l’esposizione – che si compone di opere singolari come Lens che, pur essendo totalmente astratta, nella sua perfetta convessità evoca l’autoritratto del Parmigianino del 1524, oltre a una colonna della serie Too Far for Light to Travel, vi sono delle interessanti sculture in gesso e resina, della serie Default Orbit. Opere dalle forme misteriose, come provenienti da una altra dimensione, in cui l’artista, come spiega la curatrice: “si concentra sulla dimensione del tempo, sulla relazione tra antico e contemporaneo. La scultura, dalla forma indefinita, diventa così l’elemento di congiunzione tra il vissuto e il divenire che, in quanto catalizzatore di memorie passate, consente una dilatazione del proprio immaginario”.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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