Il sogno americano in mostra a Barcellona, tra arte, cinema e giornalismo 

Nascita, sviluppo e declino di un vero e proprio stile di vita della classe media statunitense, inizialmente solo di razza bianca in una mostra in Spagna

Il CCCB, Centro di cultura contemporanea di Barcellona, da anni si occupa della città come paesaggio culturale della modernità, con un approccio critico e multidisciplinare. In quest’ottica rientra Suburbia, ampio progetto espositivo dedicato alla costruzione del sogno americano, che esercita ancora oggi un certo fascino anche sull’immaginario collettivo europeo. 

Suburbia, installation view at CCCB, Barcellona, 2024. Photo Alice Brazzit
Suburbia, installation view at CCCB, Barcellona, 2024. Photo Alice Brazzit

Suburbia: nascita, sviluppo e declino di uno stile di vita 

Curata dal giornalista catalano Philipp Engel – specialista in storia del cinema – la mostra racconta nascita, sviluppo e declino di un vero e proprio stile di vita della classe media statunitense, inizialmente solo di razza bianca. Per Suburbia si intendono, infatti, i tipici sobborghi periferici che sorgono gradualmente intorno alle metropoli nordamericane, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta. Si tratta di spazi residenziali ibridi – né città né campagna – costellati da casette unifamiliari, spesso simili se non identiche: circondate da prato verde, con portico, garage e piscina sul retro. Un modello sociale ispirato al pensiero del presidente F.D. Roosevelt, che nel 1942 dichiarò che “un paese di proprietari, di persone che possiedono una partecipazione reale nella propria terra, è inespugnabile”. 
La mostra, dal taglio didattico e dal percorso cronologico, si avvale di materiale documentario, ma anche di quadri e stampe, immagini fotografiche, spezzoni di film e pubblicità, ma anche libri e riviste, opere d’arte e qualche oggetto d’uso quotidiano; come i piccoli elettrodomestici che a metà del Novecento invadono le case nordamericane, diventando autentici status symbol e costruendo l’immagine femminile della casalinga moderna.    

Suburbia, installation view at CCCB, Barcellona, 2024. Photo Alice Brazzit
Suburbia, installation view at CCCB, Barcellona, 2024. Photo Alice Brazzit

Suburbia: un paesaggio fisico e mentale 

Suburbia è un paesaggio fisico, ma anche un luogo mentale che racchiude gli ideali degli americani del Ventesimo secolo. È il frutto della civiltà del benessere (figlia del capitalismo occidentale) che si riflette, come in uno specchio, nel cinema e nella televisione, nella pubblicità, in letteratura e nei mass media. La mostra parte dall’origine delle prime aree residenziali, agli albori del XIX secolo, e racconta la storia della pianificazione di un sogno. L’asse portante è il contesto politico ed economico che, tra fine Ottocento e primi Novecento, favorisce lo sviluppo dei trasporti pubblici prima (treni e tramvia) e dell’industria automobilistica poi, con la diffusione della Ford T, l’auto per il popolo. La rivoluzione della mobilità facilita, infatti, la colonizzazione delle periferie e la rete di strade e autostrade permette di creare modelli urbanistici simili che si espandono a macchia d’olio in tutti gli stati americani.  Levittown (in Pennsylvania), Lakewood (in California) e Park Forest (nell’Illinois) sono solo alcune delle prime comunità residenziali urbane create “a tavolino”, nate per accogliere i soldati reduci dalla Seconda Guerra Mondiale.  

Suburbia, installation view at CCCB, Barcellona, 2024. Photo Alice Brazzit
Suburbia, installation view at CCCB, Barcellona, 2024. Photo Alice Brazzit

Suburbia: la mostra a Barcellona al CCCB 

La mostra di Barcellona svela risvolti e curiosità meno note. Affiorano aspetti controversi, e talora persino inquietanti, del boom di Suburbia, che a partire dalla fine degli anni Sessanta si apre alle famiglie afroamericane e asiatiche non senza manifestazioni di razzismo, diventando l’incubatrice del nuovo melting pot culturale: nasce una società più aperta, ma molto conflittuale. Il benessere auspicato diviene in breve un malessere profondo. La febbre delle case prefabbricate, fatte con materiali scadenti e vendute per catalogo con televisore incorporato, si trasforma in un vero e proprio incubo: l’ambiente, creduto dapprima sicuro, salutare e gradevole, diviene a poco a poco insicuro, opprimente e malsano, soprattutto a causa delle forti differenze sociali, della violenza urbana e delle paranoie domestiche.  
L’altra faccia di Suburbia è descritta bene nella serie fotografica “Dream house” di Gregory Crewdson, che inquadra interni domestici scuri e decadenti, ripresi come fossero un set cinematografico, con la complicità di grandi attori; ma anche nei quadri di Alberto Ortega (1976), che dipinge in maniera iperrealista buie e asettiche periferie ricreate attraverso modellini tridimensionali. Inquietanti anche le immagini di Gabriele Galimberti – fotografo italiano vincitore del World Press Photo 2021 – che ritrae i collezionisti di armi americani nel loro ambiente domestico e famigliare; Angela Strassheim, forense di professione, mostra infine l’apparente normalità di una casa che è stata scenario di efferati crimini.  

McMansions, lusso di pessimo gusto 

La sezione più sorprendente è quella dedicata alle McMansions, curata dall’americana Kate Wagner, autrice anche di un interessante saggio in catalogo. Con tale appellativo, mutuato da una nota catena di fast food, si intende, infatti, un ampio spettro di residenze signorili di moda negli anni Ottanta e Novanta: ville di pessimo gusto, e di materiali scadenti, vendute su catalogo per soddisfare il lato opulento e la smania di apparire della classe media nell’era reaganiana. Non si tratta però di uno stile architettonico, bensì di una tipologia di residenza famigliare suburbana oversize, con elementi standardizzati come portici con colonne e capitelli classici, sproporzionati ingressi vittoriani, torrette e torrioni d’ogni genere; alcune di ispirazione neoclassica, altre disneyana, con dettagli fake, simil-esotici o neocoloniali. La mostra di Barcellona si conclude con un’ampia riflessione sul post-Suburbia degli anni Novanta e l’impatto medio-ambientale della città diffusa, che comporta un movimento eccessivo e incessante di mezzi, merci e persone intorno alle metropoli, altamente stressante e inquinante. Il modello urbanistico di Suburbia, con i suoi limiti e i suoi difetti, è stato importato anche in Spagna, se pur in maniera ridotta. Per aprire un nuovo dibattito, il CCCB ha commissionato a Christopher Willan un reportage fotografico che ritrae la realtà suburbana catalana contemporanea, più eterogenea e meno uniforme rispetto alla Suburbia nordamericana. 

Federica Lonati 

Barcellona // fino all’8 settembre 2024 
Suburbia, la costruzione del sogno americano.  
CCCB, carrer Montalegre 5 
www.cccb.org  

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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