Il mondo visto con l’ironia di Shimabuku in mostra a Bolzano

L’artista giapponese cancella confini geografici e culturali per svelare le affinità tra essere viventi e non, partecipando al dibattito sull’ecologia con il filtro del gioco

Prendendo come spunto la frase “Me We” pronunciata dal pugile e attivista Muhammad Alì, Shimabuku (Kobe, 1969) fornisce la sua interpretazione: “Me We significa che una cosa mia diventa una cosa nostra”. Le relazioni e la condivisione sono al cuore del suo lavoro, che nasce da un momento di stupore in cui l’artista si apre a un dialogo con l’ambiente circostante; e questo stato emotivo si palesa nelle fotografie, nei video o nella scultura, diventando, secondo lo stesso artista, “una canzone d’amore”.

La mostra di Shimabuku a Bolzano

Al Museion di Bolzano si visita una grande mostra antologica dedicata all’artista giapponese che, con le sue opere, confonde i confini tra entità viventi e non, cercando di indagare le interazioni tra queste dimensioni. Lo fa con ironia e giocosità: l’arte di Shimabuku e sì concettuale, ma non arida. In Io volante l’artista si trasfigura in un aquilone, e fondato sul gioco è anche il Viaggio per l’Europa con sopracciglio rasato”, come pure Simbiosi (giacinto e pesce rosso e nero), dove l’acqua è l’elemento comune per la crescita del fiore e per la sopravvivenza del pesce. Shimabuku cerca di esplorare ciò che gli animali spartiscono con gli umani, come nel caso dei polpi, che più volte lo hanno affascinato; ma ricordiamo anche il famoso esperimento con le scimmie (Le scimmie delle nevi in Texas ricordano le montagne innevate?). E mettendo in discussione l’idea di una separazione tra animali ed esseri umani, l’artista riflette sui temi della casualità, dell’individualità e dei desideri delle altre creature. 
In occasione della mostra Shimabuku ha realizzato due interventi site specific. In un ambiente vengono affiancati frammenti di vecchi edifici altoatesini in via di ricostruzione o demolizione; una seconda opera – Bed Piace, ispirata alla performance Bad In di Yoko Ono e John Lennon – è stata realizzata con terreno proveniente da valli locali e ci ricorda, ancora una volta, quanto l’umanità e il sistema ecologico siano legate.

Rebecca Delmenico

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