La tecnologia svelata dalla pittura: Milan Vagač in mostra a Bologna

Che cosa c’è all’interno dei dispositivi tecnologici che usiamo quotidianamente? Se lo è chiesto l’artista slovacco in mostra da Labs Contemporary Art, traducendo la risposta in pittura

A metà tra il più minuzioso realismo e il puro astrattismo: questa è la definizione che potremmo dare al lavoro dell’artista slovacco Milan Vagač (Bratislava, 1987), in mostra presso la galleria Labs Contemporary Art di Bologna.
Con toni pastello, le opere ritraggono gli interni dei dispositivi elettronici: la scelta dei colori pare volta a umanizzare ciò che è estremamente distante da noi: i colori scuri, artificiali di questi dispositivi vengono sostituiti dalle cromie chiare dei viola e dei rosa, fino a tendere al bianco. Nonostante il titolo della mostra, Black box, appaia molto distante dalle opere esposte, è, invece, la descrizione esatta di ciò che l’artista raffigura: affascinato dai circuiti tecnologici, a cui solitamente non abbiamo accesso, li rende il soggetto delle sue tele.

Milan Vagač, Black Box, installation view at LABS Contemporary Art, Bologna, 2023. Courtesy LABS Contemporary Art

Milan Vagač, Black Box, installation view at LABS Contemporary Art, Bologna, 2023. Courtesy LABS Contemporary Art

LA MOSTRA DI MILAN VAGAČ A BOLOGNA

La mostra bolognese è composta da una selezione di opere inedite ispirate al rapporto ambivalente di conoscenza e inesperienza che l’uomo intrattiene con la tecnologia. Vagač apre ‒ quasi letteralmente ‒ la black box e ci dà la possibilità di vederne il contenuto: le tele sono così uno spazio in cui il micro viene reso macro. La black box quindi non è più un oggetto inaccessibile, che custodisce elementi a noi sconosciuti, ma viene trattata da Vagač come uno spazio magico, quasi una sorta di Wunderkammer.
Vagač si focalizza sull’interno di questi oggetti, ingrandendolo e traducendolo in opere tanto realistiche quanto astratte. Domenico de Chirico, nel testo critico che accompagna la mostra, descrive in modo molto accurato la scelta dell’artista che “attraverso i suoi lavori vuole mostrare ciò che sta sia dietro sia dentro creando rilievi illusori, esponendo solo parzialmente la superficie e rivelando le strutture che altrimenti sarebbero nascoste, negando non già la superficie in senso ontologico ma facendo di tutta l’opera la superficie stessa”.

Chiara Battaglino

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