Sfidare un museo nel segno del femminismo. Monica Bonvicini in mostra a Berlino

Fa i conti con uno dei “padri” dell’architettura moderna Monica Bonvicini, protagonista della mostra alla Neue Nationalgalerie di Berlino, edificio progettato da Mies van der Rohe. Il risultato è una mostra che mette in crisi gli stereotipi

Per pareggiare i conti con il potere maschile dell’architettura, Monica Bonvicini (Venezia, 1965) obbliga uno dei più celebrati edifici del movimento moderno, La Neue Nationalgalerie di Berlino, a farsi carico di uno statement femminista. Un gigantesco muro a specchio con la scritta I do you, che dà anche il titolo alla mostra, ne oscura l’ingresso ma soprattutto inficia la leggerezza volumetrica del perfetto organismo architettonico di Mies van der Rohe, concepito come un vuoto per accogliere sulle vetrate lo skyline urbano e, ora, polemicamente sopraffatto dall’installazione.  E, se questo non bastasse, l’artista occupa pure l’interno, alterandolo con un possente basamento, Upper floor (2022), con scala di accesso, SCALE OF THINGS (to come) (2010), opera essa stessa. Un dispositivo necessario per inserire un piano intermedio percorribile che sdoppia lo spazio e ne consente un’imprevista fruizione, del tutto stravolta rispetto a quella ordinaria.
Alla dichiarata profanazione contribuisce enfaticamente l‘ambiente espositivo sopraelevato, pavimentato con una moquette dove Bonvicini stampa pantaloni dismessi, ascritti tradizionalmente al patriarcato e divenuti indumento simbolo dell’emancipazione femminile. Sono i suoi pantaloni, fotografati dopo averli tolti e lasciati sul pavimento, in tempi e luoghi diversi, ora calpestabili e offerti a una collettiva violazione della privacy. Breach of decor (2020-22), per l’appunto, il nome scelto per i 500 metri quadrati di tappeto che ospita anche Chainswings Belt e Chainswings Lether Round (2022), le celebri altalene di catene che fanno il verso ad armamentari e outfit della scena club berlinese, e pure i tipici e disturbanti neon intrecciati.

Monica Bonvicini, I do You, installation view at Neue Nationalgalerie. Copyright the artist, VG Bild Kunst, Bonn, 2022; Nationalgalerie, Staatliche Museen zu Berlin; Jens Ziehe

Monica Bonvicini, I do You, installation view at Neue Nationalgalerie. Copyright the artist, VG Bild Kunst, Bonn, 2022; Nationalgalerie, Staatliche Museen zu Berlin; Jens Ziehe

LA MOSTRA DI MONICA BONVICINI A BERLINO

Girando intorno alla piattaforma, si ascolta l’installazione sonora Retrospective (2022), una sorta di soundtrack che elenca i suoi lavori degli ultimi trenta anni; s’intravedono le frasi sulle pareti riflettenti, alcune dello stesso Mies van der Rohe, trasferite con una stampa tono su tono che ne complica la lettura (Doors, 2022); si possono indossare le manette penzolanti (You to me, 2022), a ridosso delle vetrate perimetrali, nel duplice scopo di interagire con l’opera e di assimilarsi all’architettura rimanendo ammanettati per i trenta, obbligatori, minuti di stazionamento. Scegliendo di assecondare un atto di sottomissione, in stile feticista, un gioco perverso tra chi osserva e chi si sottopone alla bramosia dello sguardo, sia dei visitatori all’interno, sia dei passanti all’esterno.
La mostra, a cura di Joachim Jäger e Irina Hiebert Grun, presenta anche lavori precedenti come 2 Tonnen Alte Nationalgalerie (1998), dedicato all’omonimo museo berlinese, la cui facciata venne rimossa per lavori di ammodernamento: un cumulo di macerie per rendicontare il complesso lavoro di ricostruzione e di elaborazione critica della memoria storica. Su questa traccia, da sempre presente nella sua produzione, Bonvicini conduce un’operazione a vasta scala, concreta, nella vistosa appropriazione dello spazio, progettato da un padre del Modernismo, e, più concettuale, assediandone l’intero apparato teorico di riferimento.  Un obiettivo chiarito anche dal titolo I do you, qualora sia inteso come “ti faccio, ti ricostruisco”, o, viceversa, un proposito complicato semanticamente nella traduzione “ti voglio”, lì dove si palesa l’altra faccia del fare, il prendere, nel caso, il riprendersi, ovviamente in una prospettiva di genere.

Marilena Di Tursi

Berlino// fino al 30 aprile 2023
Monica Bonvicini. I do you
NEUE NATIONALGALERIE
Potsdamer Str. 50
https://www.smb.museum/museen-einrichtungen/neue-nationalgalerie/home/

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Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi

Marilena Di Tursi, giornalista e critico d'arte del Corriere del Mezzogiorno / Corriere della Sera. Collabora con la rivista Segno arte contemporanea. All'interno del sistema dell'arte contemporanea locale e nazionale ha contribuito alla realizzazione di numerosi eventi espositivi, concentrandosi soprattutto…

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