Chiude la White Noise Gallery di Roma. I fondatori spiegano perché

La galleria romana, fondata nel 2014 dai giovani Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, annuncia la chiusura. E lo fa ripercorrendo gioie e fatiche di questi anni, non mancando di constatare le difficoltà con cui chi intraprende una simile attività in Italia si trova a dover fare i conti

Come tutte le storie, anche quella della White Noise Gallery è giunta al suo epilogo. In questi anni passati insieme abbiamo costruito da zero un progetto che ci ha reso orgogliosi, a volte stanchi, ma nel quale in ogni momento abbiamo creduto con convinzione ed entusiasmo dedicandogli tutte le energie che avevamo in corpo”. Comincia così la lettera diffusa da Eleonora Aloise Carlo Maria Lolli Ghetti, che il 15 marzo del 2014 hanno dato il via a questa avventura nel mercato e nella ricerca dell’arte contemporanea. White Noise Gallery, partita da via dei Marsi 22, nel quartiere di San Lorenzo a Roma e poi spostatasi in centro non distante dal Ghetto, ha organizzato mostre di artisti italiani e internazionali, come Cristiano Carotti, Isabel Alonso Vega, Jesús Herrera Martínez, Jonathan Vivacqua, Lisa Sebestikova, Luca Grimaldi, Mar Hernández, Milena Rossignoli, Nelson Pernisco e Rune Elgaard, quasi tutti nati tra gli anni Ottanta e Novanta. “Riassumere in poche righe l’intero percorso e ciò che ha significato per noi è impossibile”, proseguono i fondatori. “Abbiamo cominciato giovanissimi, ma consapevoli delle responsabilità di questo mestiere: il tentativo di innovare, essere un filtro fra le generazioni, trasformarsi in argine e poi in motore propulsivo per gli artisti, contribuire a rafforzare il senso critico del pubblico. Nonostante le incognite e gli inciampi lungo il percorso, non ci ha mai abbandonato la certezza che questo lavoro fosse un enorme privilegio”.

IL COMMIATO DELLA WHITE NOISE GALLERY

Nel 2018 era stato compiuto il grande passo, il trasferimento dal quartiere di San Lorenzo alla nuova sede di via della Seggiola, che li aveva fatti diventare vicini di casa di importanti gallerie come Lorcan O’Neill e 1/9unosunove. Gli spazi, sviluppati su due sale espositive e su un piccolo ambiente sotterraneo caratterizzato da un mosaico romano, erano stati inaugurati con Rebirth, mostra personale dei Santissimi, duo sardo composto da Sara Renzetti e Antonello Serra, con le loro installazioni iperrealistiche e inquietanti. White Noise Gallery negli anni ha anche partecipato a fiere dentro e fuori dall’Italia: da Art Verona nel 2019, è stata presente a Artefiera a Bologna, Art Rotterdam e Artissima a Torino nel 2020, per poi concludere con Miart a Milano e ancora Artissima nel 2021. “Eppure, eccoci ai titoli di coda. La bellezza del contemporaneo è nella sua parte più intima, nelle incertezze degli artisti che diventano universi di possibilità e negli sforzi immani delle gallerie per realizzarle, ma questo genere di cose non balza agli onori delle cronache”, raccontano. “In Italia ci scontriamo quotidianamente con un meccanismo che ostacola l’iniziativa privata, con l’insufficienza delle istituzioni culturali a cui fanno da contrappunto degli operatori donchisciotteschi ai quali sono richiesti investimenti a perdere senza fine. Con un mercato che troppo spesso tende a premiare il massimo profitto e perde di vista il valore sociale del mecenatismo”.

WHITE NOISE GALLERY. IN ATTESA DI NUOVI PROGETTI

Superfluo elencare le innumerevoli delle difficoltà che hanno afflitto il mercato negli ultimi anni, in primis la pandemia, a cui si aggiunge la recessione economica tutt’ora in corso, l’inflazione, l’assenza di aiuti e incentivi per le gallerie. Tutti fattori che inducono a pensare che difficilmente quello della White Noise possa essere un caso isolato. “Quello che non sapevamo all’inizio della nostra carriera è che un gallerista che voglia lavorare in modo sano sul contemporaneo è chiamato a scegliere se farlo per hobby o per incoscienza. Sono molti, troppi, gli elefanti nella stanza. Abbiamo scelto di rinunciare a questa battaglia e di deporre le armi, ma senza dichiarare la resa. Abbiamo deciso di fermarci subito prima che l’amore per questo mestiere si trasformasse in qualcosa di insostenibile. Per mantenere immutata la nostra fiducia nel valore sociale dell’arte, nella sua capacità di raccontare cosa saremo domani in modi che non immaginiamo, con una lingua che non conosciamo. Vogliamo ringraziare i colleghi che sono stati un enorme stimolo positivo, i visitatori, i giornalisti, gli amici ed i collezionisti che hanno alimentato la fiamma con la loro costante curiosità ed il loro supporto. Ringraziamo le artiste e gli artisti che ci hanno accompagnato in questo viaggio, il rapporto con ciascuno di loro rimarrà l’eredità più preziosa di questi anni. In ultimo, ringraziamo Chiara Garlanda, gallery manager e pilastro della White Noise”. E concludono, “in fondo, l’arte contemporanea è prima di tutto saper accogliere il cambiamento”.

Giulia Ronchi

https://whitenoisegallery.it/

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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