Reportage dalla Berlin Art Week. Tra arte e denaro

Dalla gentrificazione alla crisi climatica, passando per le spinose dinamiche di mercato, la Berlin Art Week, andata in scena dal 14 al 18 settembre, ha puntato i riflettori sul ruolo degli artisti

In una ex area di rimessa nella Uferstrasse nel quartiere di Wedding a Berlino, appartenuta all’azienda dei trasporti pubblici della città, tra il grigio del cemento malandato e una copertura in acciaio non proprio di nuova fattura, una musica invita a entrare per vedere una serie di opere allestite alla luce diffusa proveniente dalle lunghe finestre di stampo industriale. Il nome del complesso è Uferhallen e ricopre una superficie di 38mila metri quadrati apparentemente abbandonati, che si fanno luogo d’incontro e nucleo centrale della settimana della cultura a Berlino, a partire da uno dei quartieri lontani dal “mainstream” dei grandi nomi.

Šejla Kamerić, Liberty, 2015. Photo Erika Pisa

Šejla Kamerić, Liberty, 2015. Photo Erika Pisa

LA MOSTRA SULLA STORIA DELL’UFERHALLEN

La questione chiave indagata lungo il percorso allestito nei padiglioni cerca la sua risposta nei meccanismi di determinazione del prezzo che siamo disposti a pagare per i valori culturali e artistici. Con questo tema la mostra On Equal Terms curata da Anna Lena Seiser si riallaccia a un programma di eventi più ampio già attivo dal 2019 proprio all’interno dell’Uferhallen, dove l’arte assume varie forme con spettacoli, installazioni, workshop e performance nel mese di settembre.
L’idea è quella di partire da un atto simbolico, ossia la trasformazione di un’area industriale dismessa venduta in passato dalla città a un piccolo gruppo privato di investitori. Nel 2011 centoventi artisti vengono invitati a partecipare a un progetto economico con l’obiettivo di vendere opere d’arte sotto forma di azioni (circa tremila in totale). Attraverso la vendita delle azioni legate ai lavori artistici ci si sarebbe assicurati la presenza a lungo termine all’interno di questa estesa area. Una serie di vicissitudini hanno portato la proprietà a passare di mano in mano, facendo risvegliare l’interesse del Senato e del distretto cittadino, i quali sono entrati competere nelle trattazioni. L’esito della grande campagna avviata come sfruttamento delle risorse artistiche, finita in una restituzione delle opere, ha prodotto comunque un effetto positivo, ovvero quello della conservazione e del riutilizzo dell’ex area industriale sotto forma di fulcro propulsore di eventi culturali e sede oggi di diversi atelier artistici. La genesi e l’evolversi della storia del centro creativo sono evocati da fotografie, documenti e testi all’interno del padiglione come parte integrante della mostra.

Benedikt Braun, Jackpot, 2010. Photo Erika Pisa

Benedikt Braun, Jackpot, 2010. Photo Erika Pisa

UNA RIFLESSIONE SU ARTE E DENARO

Il filo comune è la resistenza ai grandi moti economici che portano al banale appiattimento delle idee, degli scenari delle città che abitiamo, degli oggetti che possediamo e quindi delle vite che viviamo. Benedikt Braun con la sua opera Jackpot (2010) interpreta in modo significativo la sostanza della domanda principale e inscena, con centinaia di monete da un centesimo trasportate su due nastri, la promessa capitalista di una produttività infinita che non conosce alcun valore aggiunto.
Essendo parte di una collana di fuochi culturali simultaneamente attivi, la rassegna si allinea all’atteggiamento analitico comune, adottato coralmente da tutte le istituzioni coinvolte. C/O Berlin, ad esempio, si occupa di rappresentazioni dell’identità, del genere e dell’orientamento sessuale nella fotografia riunendo diverse mostre con il titolo Queerness in Photography.
In ÜberLeben. Fragen an die Zukunft ‒ Sopravvivere. Domande al futuro alla Haus am Lützowplatz, gli artisti affrontano la crisi climatica globale. L’artista americana Leila Hekmat con Female Remedy, presso la Haus am Waldsee, trasforma lo spazio in un’installazione satirica e multisensoriale attorno al tema della psiche umana.
Nell’ambito del Festival Berlin Art Week, in collaborazione con On Equal Terms, sono state mostrate in contemporanea opere site specific di Rosa Barba, Maria Eichhorn, Herta Müller e Karin Sander.

Tommy Neuwirth, Orte wo real sind, 2021. Photo Erika Pisa

Tommy Neuwirth, Orte wo real sind, 2021. Photo Erika Pisa

GLI ARTISTI E LA GENTRIFICAZIONE

La mostra collettiva nella Uferstrasse ha criticato le opere come merce di scambio o come articoli disposti alla produzione in serie e alla commercializzazione, lasciando leggere tutto questo come uno dei grandi peccati commessi dalla grande arte. In realtà il messaggio di fondo è legato al conflitto in atto, subìto in larga parte dagli artisti berlinesi prima di tutto, i quali si trovano a dover cedere a malincuore spazi legati alla produzione artistica e culturale in cambio di progetti ambiziosi derivanti da logiche di gentrificazione.
E nonostante i partecipanti si battano arduamente contro il conformismo capitalista a cui bisogna sottomettersi, scelgono involontariamente un linguaggio comune, confermando quella che è l’etichetta spesso data ai centri creativi.
La domanda posta dai curatori rimane attuale e valida: le parti coinvolte sono veramente messe sullo stesso piano? Il capitale culturale e quello monetario sono in grado di conversare alla pari?

Nicola Violano

https://berlinartweek.de/en

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Nicola Violano

Nicola Violano

Nicola Violano (1989), laurea in architettura con massima votazione e tesi sui territori di cava e le strategie di rifunzionalizzazione di un comparto lapideo. Opera nell’ambito della progettazione architettonica e contribuisce alla didattica dei corsi di Composizione architettonica presso l’Università…

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