Apre a Saint-Tropez un nuovo parco di sculture con le opere di Atelier Van Lieshout

Il parco, co-curato da Alessandro Possati e Natalie Kovacs, sorge dal 13 luglio e il 28 agosto nel giardino dello Château Saint-Maur con dieci opere del controverso studio olandese. Il percorso che si crea è, all'apparenza, idilliaco

Tra i vigneti della Costa Azzurra, e per tutta l’estate, nasce un parco di sculture. I prati e boschi intorno allo Château Saint-Maur di Saint-Tropez si animano con dieci opere dell’Atelier Van Lieshout, lo studio olandese fondato dallo scultore e pittore Joep van Lieshout che alcuni anni addietro fece scalpore per il rifiuto del Louvre di esporre la sua opera Domestikator perché “sessualmente troppo esplicita”. Ora van Lieshout propone un percorso silenzioso e, come suggerisce il nome Utopia, volutamente distante dalla realtà, al punto che la costellazione di sculture che punteggiano la “balade” nel verde della tenuta diviene (all’apparenza) una “fuga idilliaca”.

NUOVO PARCO DI SCULTURE DELL’ATELIER VAN LIESHOUT IN COSTA AZZURRA

Le sculture proposte nel parco con la co-curatela di Alessandro Possati e Natalie Kovacs, pur nella loro pacifica presenza, affrontano una serie di temi di grande urgenza: se Buffel (2011) porta a chiedersi se non siano gli oggetti come i cellulari a possedere gli esseri umani, e non viceversa, The Philosopher (2017) riporta all’antichità il tentativo dell’uomo di assoggettare e ordinare la natura. E poi ancora si vedono il fiorire e il marcire degli esseri viventi in Tree of life (2016), e, a dare il nome all’intero percorso, il cavaliere biblico-cyberpunk di Utopia (2020), tra il guerriero e il guardiano. Alle sculture esterne, che a ridosso delle vigne connettono l’essere umano alla natura, si giustappongono quelle nelle cantine del castello, tra cui spicca l’iconica Family (2007), tra le opere più ricercate dell’artista.

Atelier Van Lieshout, Family, 2020. Composite. © Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout, Family, 2020. Composite. © Atelier Van Lieshout

L’iniziativa – che rientra nella seconda edizione di MINIMO, progetto annuale organizzato da Ars Belga at the Château in collaborazione con Saatchi Yates, Aktis Gallery e Galleria C1760 – è presentata da Zuecca Projects, organizzazione veneziana coinvolta nella cura, nello sviluppo e nell’organizzazione di progetti artistici interdisciplinari. Fondata nel 2011 da Alessandro Possati, che ora ha co-curato il progetto a Saint-Tropez, Zuecca Projects vanta collaborazioni con artisti del calibro di Ai Weiwei, Marina Abramovic, il Christo e Jeanne-Claude Estate, e, nell’ultimo anno, Hermann Nitsch e Daniel Richter. “Avevamo già lavorato con van Lieshout – artista collezionato ed esposto nei più grandi musei del mondo dal MoMA al Centre Pompidou e allo Stedelijk e collezionato da personaggi come Brad Pitt – circa dieci anni fa per la Biennale Architettura, proponendo il suo molto conosciuto e molto controverso ‘SlaveCity’”, racconta ad Artribune Alessandro Possati. “In questo momento di destabilizzazione globale, tra la guerra e la crisi climatica, il concetto dell’utopia è sfuggente: dov’è un luogo ideale, e come si raggiunge? La moltitudine di figure ravvisabili all’interno del parco rappresentano gli archetipi che costituiscono la nostra società”.

Atelier Van Lieshout, Buffel, 2011. Fiberglass. © Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout, Buffel, 2011. Fiberglass. © Atelier Van Lieshout

L’ATELIER VAN LIESHOUT A SAINT TROPEZ

Un nuovo progetto, dunque, per Atelier Van Lieshout, nome con cui dal 1995 lavora il visionario Joep sostenendo di usare questa dicitura per “minare il mito del genio artistico”. Nel corso degli ultimi trent’anni lo studio ha acquisito una connotazione via via più multidisciplinare, entrando in contatto con attivisti di diversi ambiti con opere come Women on Waves, sull’autonomia corporea, e Mama-Werner, sulla deforestazione (con cui partecipa a Documenta 15). Sempre al confine tra arte, design e architettura – con un forte input dall’ecologia e dall’ambientalismo – van Lieshout contesta la distinzione tra arte manifatturiera e produzione di massa, instillando in chi guarda il dubbio di una percezione univoca della realtà. Analizzando i sistemi che compongono la società, dalle masse ai singoli corpi, e provocando il pubblico con proposte alternative di interazione umana, si è lanciato in progetti tra il folle e il geniale, come lo stato indipendente un po’ anarchico e un po’ autarchico proclamato nel porto di Rotterdam AVL-Ville oltre vent’anni fa.

– Giulia Giaume

https://www.ateliervanlieshout.com/

http://www.zueccaprojects.org/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

Scopri di più