A Roma la mostra di Alessandro Cicoria è aperta solo ai bambini finoa 6 anni

Gli adulti non sono ammessi nella mostra "Pubblico Interdetto" di Alessandro Cicoria. Sono troppo imbrigliati nel linguaggio e nella rete della civiltà. Però i bambini possono raccontare. Ecco le immagini

“Ingresso riservato ad un pubblico di età compresa tra 1 e 6 anni” recita il foglio di sala. Il nuovo spazio trasteverino Cosmo (in Piazza di Sant’Apollonia) ha infatti ospitato la mostra della durata di un solo giorno ideata dall’artista Alessandro Cicoria, intitolata per l’appunto Pubblico interdetto. Varcata la soglia, si è subito immersi nelle note di Bob Dylan con le canzoni Man Gave Names to All the Animals, che si diffondono nell’ambiente in loop. Il cantautore americano ci porta alle origini, durante l’esplorazione della terra da parte dei primitivi, cantando: “(L’uomo) vide un animale a cui piaceva ringhiare; Grandi zampe pelose e gli piaceva emettere un ululato; Grande schiena pelosa e folta pelliccia; Ah, penso che lo chiamerò orso”. L’anticamera è accessibile al pubblico adulto che accompagna i diretti interessati e li lascia liberi di approcciare il percorso espositivo. I bambini procedono da soli nei sotterranei e partecipano all’esperienza di visita senza accompagnamento: loro e la mostra, che nessun altro potrà vedere. Ne rimarrà traccia nella loro memoria, una volta tornati all’aria aperta? Quando escono, i genitori chiedono cosa hanno visto, alcuni rispondono “un pesce”. Altri descrivono elementi ancora diversi. Altri ancora non si lanciano in racconti, forse per custodire un segreto. “Indicibile-invisibile perché troppo rispetto al logos”, afferma Giuseppe Armogida nel testo critico della mostra. Una mostra che il pubblico adulto può ‘vedere’ solo attraverso i racconti dei bambini. 

PUBBLICO INTEDETTO: UNA MOSTRA SOLO PER BAMBINI 

Il curatore, Giuseppe Armogida di Miniera, spiega: «da quando l’uomo ha imposto nomi su tutte le cose, ha annullato la realtà e ha costituito la sua signoria sul mondo. E ora il linguaggio avvolge la vita dell’uomo, il quale è preso in una rete di rimandi che non governa e che lo costituisce, prima ancora che come parlante, come parlato dall’Altro».
Nell’età dello sviluppo l’essere umano, appropriandosi e manipolando lo strumento del linguaggio perde la spontaneità, il “rapporto intuitivo” con la Natura. Non abitando più la natura, capace di far aprire gli occhi, esperisce una sua versione mediata dalla cultura. Nominare le cose significa renderle ideali, toglierle dal dominio della realtà fattuale. L’infanzia viene accostata alla condizione primigenia in cui “i sensi non dormivano ovattati dal torpore”. È soprattutto un momento poetico in cui il bambino pensa per immagini in maniera sregolata e giocosa, in uno “stato di grazia”. Beato della condizione di dotta ignoranza.  

-Giorgia Basili 

Piazza di Sant’Apollonia 13 (Trastevere) – Roma
https://cosmo.officineimpresa.it

 

 

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Giorgia Basili

Giorgia Basili

Giorgia Basili (Roma, 1992) è laureata in Scienze dei Beni Culturali con una tesi sulla Satira della Pittura di Salvator Rosa, che si snoda su un triplice interesse: letterario, artistico e iconologico. Si è spe-cializzata in Storia dell'Arte alla Sapienza…

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