L’arte contemporanea della Mongolia in mostra a Milano

Ancorati alle usanze nomadiche ma sospinti verso il futuro, gli artisti della Mongolia interpretano, tra arte Thangka e tagli contemporanei, il volto di un Paese in precario equilibrio negli spazi milanesi di THE POOL NYC

La fioritura culturale che ha portato alla ribalta l’arte contemporanea mongola tocca anche Milano. Sono cinque gli artisti selezionati dalla galleria THE POOL NYC, con la curatela di Maurizio Bortolotti, che ci mostrano come il Paese – una democrazia trentennale schiacciata tra l’autocrazia russa e la dittatura comunista – stia cambiando e come faccia tesoro del suo passato. La commistione tra il Global Conceptualism di matrice internazionale e il recupero della pittura Thangka, di derivazione buddista, ha portato alla nascita di opere che riflettono le diverse identità di un Paese che – con i suoi tre milioni di abitanti spalmati su una superficie di un milione e mezzo di chilometri – ha cercato dalla sua nascita nel 1992 di mantenere delle tracce della propria tradizione pur entrando nella modernità. Cavalieri, personaggi mitologici e Buddha si mescolano a eventi contingenti e a uno stile cartoon e manga, contaminando con una visione panteistica e spirituale la lettura della contemporaneità.

Towards East. Emerging Artists from Mongolia. Exhibition view at The Pool NYC, Milano 2022

Towards East. Emerging Artists from Mongolia. Exhibition view at The Pool NYC, Milano 2022

LA MOSTRA DA THE POOL NYC

Varcata la soglia della galleria, spiccano le maschere antigas all’uncinetto di Nomin Bold: una critica paradossale, giocosa e cinica, del grave inquinamento atmosferico della capitale mongola, Ulaanbaatar. Le maschere (anche a misura di bambino) riprendono stilemi antichi e tecniche di tessitura tipiche, con l’inserimento di parti metalliche di recupero. Nelle opere pittoriche esposte – alcune dal marcato taglio femminista – c’è spesso una reinvenzione dell’iconografia e dello spazio tradizionale, con una forte influenza della pittura Thangka e dei suoi schemi decorativi codificati, tra figure semi-antropomorfe sospese nello spazio. Ancora più evidente l’eredità miniata pittorica nelle opere di Dolgor Serod, dove le componenti decorative e narrative trovano un equilibrio all’insegna della tradizione pittorica buddista. Le scene di vita nomade di Vita mongola, ad esempio, si adattano alla struttura decorativa dei dipinti secondo schemi compositivi secolari: la tenda e la sua organizzazione interna, l’altare dedicato agli antenati, le zone separate per uomini e donne, le mandrie e i cavalli.
Sempre in bilico fra tradizione e modernità la serie di fotografie stampate su un supporto di albumina di Esunge: l’identità nomade della popolazione mongola – ancora oggi la quotidianità per 800mila abitanti su 3 milioni –, qui vista attraverso le tipiche tende Ger e diverse attività proprie della comunità, si intreccia con la vita sedentaria delle grandi città, con un evidente conflitto: le abitazioni sono cacciate alle estreme propaggini dei centri urbani, al di fuori della comunità moderna. La tensione orgogliosa nella foto del giovane con la camicia tradizionale – che nel suo realismo crudo riprende una più ampia ricchezza culturale della popolazione, ancorché minacciata e marginalizzata dalla progressiva urbanizzazione – si distende là dove compaiono soggetti collegati alla natura e alla famiglia, sempre considerati in un’aura di eternità.

Towards East. Emerging Artists from Mongolia. Exhibition view at The Pool NYC, Milano 2022

Towards East. Emerging Artists from Mongolia. Exhibition view at The Pool NYC, Milano 2022

GLI ARTISTI IN MOSTRA A MILANO

Epica anche la narrazione di Baatarzorig Batjargal, che mostra battaglie del passato a cui partecipano antichi cavalieri, in un groviglio di figure umane e animali insieme. I guerrieri con teste di animali e i serpenti giganti con facce di drago recuperano il lascito mitologico buddista incrociandolo con citazioni dall’attualità, dalla politica e dalla storia (inclusi i riferimenti al vecchio vicino Soviet). Un accostamento, quello temporale, che tocca l’apice nell’opera di Munkhjargal Munkhuu, il più giovane degli artisti esposti. Il più cool degli ospiti di THE POOL NYC porta sulle tele l’arte miniata e l’immaginario manga, con la presenza di simboli pop che vanno dai social ai videogiochi. Nei suoi dipinti affollati – rappresentazioni allegoriche di una società opprimente e forse troppo complessa per essere analizzata razionalmente –, lo spazio tridimensionale è fluido e caotico, riempito fino alla nausea dall’intreccio delle figure, dal Cubo di Rubik ai secchielli di pollo fritto KFC (segnale della forte americanizzazione mongola), per arrivare a combinazioni numeriche con un sapore magico e rituale.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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