Natura, potere e corpo. Sei artiste in mostra a Firenze

La polifonia di visioni di Camilla Alberti, Irene Coppola, Martina Melilli, Margherita Moscardini, Marta Roberti e Silvia Rosi, protagoniste della mostra fiorentina “Alter Eva. Natura Potere Corpo”, incoraggia ad abbandonare posizioni stereotipate e convenzioni. A partire dall’antagonismo fra natura ed esseri umani

A sette mesi dallo squarcio inferto da JR su una delle facciate di Palazzo Strozzi, è all’interno della storica sede espositiva fiorentina che il programma Palazzo Strozzi Future Art prosegue il proprio itinerario di ricerca sull’arte contemporanea. Per il nuovo atto, il percorso di collaborazione fra la Fondazione Palazzo Strozzi e Andy Bianchedi, promosso in memoria di Hillary Merkus Recordati, rinuncia alla dimensione pubblica e al clamore sollevato da La Ferita, la monumentale installazione dell’artista francese. Questa volta approda negli spazi raccolti e underground della Strozzina con un progetto (non solo) espositivo. Sarebbe infatti riduttivo descrivere Alter Eva. Natura Potere Corpo solo come la mostra in cui le opere di Camilla Alberti, Irene Coppola, Martina Melilli, Margherita Moscardini, Marta Roberti e Silvia Rosi, artiste nate tra gli Anni Ottanta e Novanta, suggeriscono traiettorie e analisi legate al tempo che stiamo vivendo. Sviluppata in collaborazione con IED Firenze, la mostra persegue i principi fondativi di Palazzo Strozzi Future Art attraverso un programma di cinque conferenze (associate alla triade tematica dichiarata nel titolo della rassegna). Non solo: è essa stessa “materia viva” per la per formazione degli studenti del Master in Curatorial Practice di IED Firenze. Già coinvolti nelle fasi precedenti l’allestimento, sono loro a condurre le visite guidate e ad aprire prospettive sui percorsi individuali delle sei voci femminili riunite per questa occasione.

Irene Coppola, Perhaps as sensual molecular curiosity, 2021. Courtesy l'artista

Irene Coppola, Perhaps as sensual molecular curiosity, 2021. Courtesy l’artista

LE OPERE DI ALBERTI, COPPOLA E ROBERTI

Enfatizzate dalle ombre proiettate sulle pareti e sul pavimento, le creature generate per assemblaggio da Camilla Alberti avviano il percorso espositivo. È un’accoglienza senza mezze misure, che spinge da subito il visitatore a interrogarsi sulla consistenza e sulle potenzialità di questi enigmatici organismi. Nelle mani di Alberti, infatti, gusci di cozze, bastoncini di legno, pezzi di bottiglie, residui di lavorazioni industriali e rottami acquisiscono la forza di cui sono privi singolarmente. Un vigore tale da farli sembrare sul punto di muoversi, di animarsi. Nessuno, probabilmente, si stupirebbe se dimostrassero di potersi affrancare dai rispettivi supporti di ancoraggio per spiccare il volo. E di cosa sarebbero capaci se potessero attivare le temibili fauci o gli innumerevoli tentacoli? Impossibili da collocare nella tassonomia delle specie conosciute, in Alter Eva sono posti “faccia a faccia” con le distensive forme vegetali e animali minuziosamente disegnate su carta carbone da Marta Roberti. In questo caso, la dimensione naturale si manifesta in un’accezione quasi onirica, incantata, svincolata dalla contemporaneità (e dalle sue scorie). Nella grande sala riservata ai lavori della palermitana Irene Coppola (che include anche l’installazione sonora Chiudi gli occhi, sviluppata con Simona Pedicini), l’indagine sulla Natura si arricchisce con echi di matrice mediterranea. Ceneri e concrezioni di polveri vulcaniche, foglie di agave, paraffina, un tronco carbonizzato rimandano al territorio siciliano; divengono funzionali a esprimere, ribadendolo, il concetto di caducità di ogni corpo.

CORPO, MEMORIA E RADICI

A trasformare in una sorta di sala lettura uno spazio intimo della Strozzina è Martina Melilli, che conferisce dimensione ambientale alle pagine di una rivista cartacea. Pubblicate su Playboy, le dieci interviste da lei realizzate in videochiamata ad altrettanti professionisti che a vario titolo si occupano di corporeità (dal tanatoesteta al tantra expert) aprono varchi in microcosmi alternativi alle narrazioni prevalenti sul fisico e sul suo “uso”. Fa direttamente ricorso al proprio corpo per vestire i panni dei propri genitori, arrivati in Italia dal Togo, Silvia Rosi: efficacemente associati a una serie di testi, autoritratti e moving images in mostra a Firenze colpiscono per l’immediatezza delle composizioni e l’esecuzione tecnica. Duplice è la presenza di Margherita Moscardini, autrice sia dell’installazione in neon rosso che riproduce il testo The Decline of the Nation State and the End of the Rights of Man, estrapolato da Le origini del totalitarismo di Hannah Arendt, sia dei poetici disegni monocromi dedicati alla diaspora del popolo siriano. Dense, rarefatte, talvolta non più distinguibili nella loro unicità, le figure umane restano le sole presenze in un contesto annullato dal conflitto. Finiscono così per essere intervallate esclusivamente da porzioni di foglio bianco, emblema del vuoto democratico che affligge il tormentato Paese. Riuscito è, infine, il loro dialogo con i dipinti di Camilla Alberti, nei quali la Natura si impone su ogni traccia residua del passaggio umano: è lei l’ultima abitante di architetture senza più residenti. In Alter Eva scultura, pittura, fotografia e installazione documentano il comune impegno delle sei artiste a favore di una progressiva metamorfosi del modo di interpretare la realtà, condannata a un’inestricabile e dolente complessità.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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