Aprirà ufficialmente al pubblico sabato 13 novembre un nuovo punto di riferimento del contemporaneo a Ravenna: si tratta della Fondazione Sabe per l’arte. Collocata a pochi passi dal MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna, la fondazione sorge in un edificio ottocentesco completamente rimodernato, grazie alla volontà di Norberto Bezzi e dell’artista Mirella Saluzzo, che ne presiedono il comitato scientifico. Obiettivo della nuova realtà? La promozione e la diffusione dell’arte contemporanea, con una particolare attenzione alla scultura contemporanea, attraverso un programma di mostre, incontri, proiezioni e altre attività culturali affidate alla direzione artistica di Pasquale Fameli, critico d’arte e studioso dell’Università di Bologna.
LA FONDAZIONE SABE PER L’ARTE A RAVENNA
“La necessità di aprire una Fondazione dedicata alle arti contemporanee, e in particolare alla scultura, a Ravenna, nasce dalla volontà di contribuire a riposizionare la città, nota soprattutto per il suo luminoso passato e per i suoi tesori antichi e medievali, all’interno del dibattito culturale contemporaneo”, spiega ad Artribune Norberto Bezzi, Presidente della Fondazione Sabe per l’arte. “La scultura si costituisce nella nostra ottica e in quella degli studiosi e dei critici coinvolti come denominatore comune a molte espressioni artistiche odierne, anche quelle basate su mezzi immateriali quali fotografia, video e computergrafica che sembrano discostarsene nettamente”, conclude. Oltre alla promozione culturale e al dialogo con il territorio, la Fondazione si dedica alla catalogazione delle opere della presidente e alla costituzione di una biblioteca specializzata sulla scultura contemporanea.
FONDAZIONE SABE PER L’ARTE, LA MOSTRA DI MIRELLA SALUZZO
È quindi Mirella Saluzzo (Alassio, 1943) ad aprire il programma espositivo: dal 13 novembre 2021 al 19 febbraio 2022 la mostra Fuori Asse presenta otto sculture recentemente realizzate, segnate dagli ultimi sviluppi della sua ricerca sulla materia scultorea: forme fluide modellate a partire da sottili lastre di alluminio, “un materiale flessibile e luminoso che l’artista incurva con un movimento scultoreo paragonabile”, come scrive la curatrice Elena Di Raddo nel testo critico che accompagna la mostra, “a quello proprio dell’arte giapponese dell’origami. Un procedimento pieno di attenzione e cura, che conferisce identità, bellezza e forma a ciò che in partenza è identico a sé stesso, celebrando al tempo stesso il rapporto intimo, tattile e sensitivo tra l’artista e la materia”.
-Giulia Ronchi
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