In occasione della tredicesima edizione della rassegna estiva Meteorite in Giardino, la Fondazione Merz presenta Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, a cura di Maria Centonze e Agata Polizzi; la collettiva, che ospita le opere di Basim Magdy, Silvia Maglioni & Graeme Thomson e Nina Carini, vuole dimostrare la necessità di esplorare una visione onirica e liberatoria per mezzo dell’arte contemporanea. Come lo spettatore al cospetto della rappresentazione della Tempesta di Shakespeare – dramma da cui è tratto il titolo dell’edizione (atto IV, scena I) –, il visitatore della mostra è invitato ad attraversare con la propria sensibilità continue prove di percezione del mistero dell’esistenza, sperimentando la quotidiana avventura di essere-nel-mondo.
L’OPERA DI BASIM MAGDY
Le mutevoli sensazioni e comprensioni della realtà, dalla molteplicità di genere a quella etnica, sociale e culturale, condussero già Shakespeare a interrogarsi sulle relazioni di potere e sulle asimmetrie riscontrabili sia nel Nuovo Mondo che nel Vecchio Continente: non soltanto tra colonizzatori e colonizzati in America; ma anche tra nazioni ricche e povere in Europa e, a livello globale, tra appartenenze di casta e di religione differenti. L’urgenza e l’inevitabilità di risanare il magmatico tempestoso disordine socio-politico, accettando inedite condizioni umane, oggi vengono raccontate dal video M.A.G.N.E.T di Basim Magdy: un palloncino compie un surreale viaggio apocalittico degno di un asceta, dal cielo di Manhattan al centro della Terra; l’allegoria di un mondo avviato verso una radicale trasformazione.

SILVIA MAGLIONI & GRAEME THOMSON E NINA CARINI
È un’isola sconosciuta e tutta da esplorare quella che nella Tempesta emerge dai flutti dell’oceano infuriato; il naufragio spirituale, che sconvolge e turba la mente ma al contempo allarga gli orizzonti soggettivi, coincide con il panorama indomito e arrischiato di territori sublimi. Nel dramma shakespeariano, l’intreccio che stringe insieme natura e cultura viene evidenziato dalla contrapposizione di rumori ambientali e melodiose canzoni che accompagnano alcuni brani dell’opera. Il tema musicale che restaura l’armonia dell’uomo con il paesaggio (e viceversa) è il fulcro di LIKE LICHENS LISTEN di Silvia Maglioni & Graeme Thomson, opera video e installazione di parole che permette al visitatore di evadere dallo spazio contingente e assistere così alla vita degli alberi, auscultando i suoni della foresta. Diversa declinazione, ma altrettanto poeticamente efficace, nell’installazione di Nina Carini The indeterminacy of an encounter, specchio d’acqua contenente cielo e terra in cui si riverberano vibrazioni sonore imperscrutabili e imprevedibili provenienti da microcosmi cangianti di luce, suono e materia.
La rassegna amplifica la prospettiva che appartiene al contemporaneo grazie alla visionarietà degli artisti chiamati a partecipare, suggerendo soglie di possibilità tra sogno e lucida lettura sociale ed estetica. Come nell’opera di Shakespeare, coesistono passato e futuro, tradizione letteraria e proiezione originale, audace e imprevedibile; uno spettro completo dell’umanità nella sua perenne vivacità creatrice.
‒ Federica Maria Giallombardo