Via della Spiga a Milano trasformata in una galleria a cielo aperto

Fino a giugno, con ATO Art Takes Over, l’arte prende il sopravvento nei negozi vuoti di via della Spiga a Milano. Trasformando le gallerie in spazi a cielo aperto.

Dal 20 aprile Trasformazione, la mostra presentata da ATO Art Takes Over, occupa i negozi vuoti di via della Spiga 48 a Milano. Rendere le vetrine nuovamente espediente di visione è l’obbiettivo della project manager Nicole Saikalis, che ha promosso la collaborazione tra Galleria Raffaella Cortese, Galleria Massimo Minini e Galleria Francesca Minini.

GALLERIA A CIELO APERTO

Nomen omen: l’arte prende letteralmente il sopravvento tra le strade milanesi. Una scommessa a cielo aperto per dimostrare il potere che le opere esposte possono avere sul territorio urbano. Se in galleria non ci si può andare, allora la strada diventa luogo deputato all’arte, facilmente fruibile dai più. Del resto va della Spiga non è nuova a questi interventi. Culla per generazioni d’artisti, poeti e intellettuali, la lunga via situata nel Quadrilatero della Moda è spesso stata luogo di rivoluzioni e scoperte. Non solo sede della stesura del Manifesto da parte dei patrioti italiani, ma anche cornice culturale per mostre e studi d’artisti.

Opere di Monica Bonvicini per ATO Art Takes Over, Milano 2021. Courtesy Galleria Raffaella Cortese. Photo Andrea Rossetti

Opere di Monica Bonvicini per ATO Art Takes Over, Milano 2021. Courtesy Galleria Raffaella Cortese. Photo Andrea Rossetti

MONICA BONVICINI E ARIEL SCHLESINGER

Per questa edizione le due gallerie hanno selezionato gli artisti Monica Bonvicini e Ariel Schlesinger. Monica Bonvicini dedica il suo lavoro ai disastri naturali. Nata a Venezia, vive e lavora a Berlino, dove dal 2017 insegna Scultura presso l’Universität der Künste. In occasione di Trasformazione la sua attenzione si concentra su un tema fortemente dibattuto: il riscaldamento globale. From East to West (Bellemont) (2020) rappresenta, attraverso la tecnica del disegno, le conseguenze delle azioni umane sul mondo naturale. La scritta stampata sulla tela “This billboard, this highway or that cloud” si riflette sullo specchio di bronzo Satisfy Me (2017), in una stanza invasa dalla luce della scultura Bent in Shape (2017). Bonvicini indaga anche il linguaggio scritto, il genere e la sessualità con Belts Ball (2015) e Come on Cowboy (2020).
Se Bonvicini ci mostra le conseguenze delle azioni umane, Ariel Schlesinger si concentra su come rendere positivi gli avvenimenti negativi. L’artista israeliano, nato a Gerusalemme e trasferitosi a Berlino, trasforma i prodotti di consumo in oggetti rari e surreali. Così gli specchi rotti che compongono le tre sculture della serie Nice to meet you (2019) mostrano la possibilità di vedere del potenziale creativo in oggetti ordinari. Dalle superfici riflettenti ai tappeti bruciati, srotolati nei negozi di via della Spiga come pitture misteriose e ipnotiche.

Marina Abramovic, The Communicator, 2012, cera nera con pietre di quarzo, piedistallo di vetro, 60x60x60 cm, piedistallo 130x24x24 cm

Marina Abramovic, The Communicator, 2012, cera nera con pietre di quarzo, piedistallo di vetro, 60x60x60 cm, piedistallo 130x24x24 cm

L’OPERA DI MARINA ABRAMOVIĆ

Parallelamente al progetto di ATO Art Takes Over, anche la Galleria Lia Rumma accede alla trasformazione. Dal 28 aprile al numero civico 31 di via della Spiga vengono presentati The Communicator (2012) ed Ecstasy II (2012) di Marina Abramović. Il lavoro dell’artista serba non solo simbolizza l’idea della trasformazione, ma auspica anche la riappropriazione degli spazi vuoti milanesi. Così nelle vetrine di via della Spiga 31 i calchi di cera della testa di Marina Abramović, forati da malachite e quarzi, si elevano su un piedistallo di vetro. The Communicator è un catalizzatore di forze, pronto a bilanciare le energie grazie ai minerali e alle pietre impressi nella cera. La ricerca dell’equilibrio è costante nell’installazione che la completa: Ecstasy III. Il lavoro fotografico mostra il vuoto che circonda la figura di Marina Abramović, sintomo del bisogno di chiarezza e promessa di concentrazione.

Vittoria Mascellaro



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Vittoria Mascellaro

Vittoria Mascellaro

Vittoria Mascellaro è nata a Monza nel 1996. Si è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Milano, per poi conseguire un biennio specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali presso NABA. Attualmente è cultrice di sociologia dell’arte all’Accademia di…

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