In un susseguirsi di piccoli quadri di fondo bianco, stemperati da un groviglio di pigmenti armonicamente sfumati, si stagliano i piccoli e delicati volatili disegnati da Corinna Gosmaro (Cuneo, 1987). Le ‘macchie di colore’ ricordano i paesaggi astratti, frutto della fusione tra percezione, cognizione, memoria e stralci emotivi, sui grandi filtri industriali. A oggi, il concetto di rielaborazione in chiave immaginifica dell’elemento quotidiano ‘riaccade’, ma come? Nei corrimani incastonati alle pareti.
PENSIERO E MEMORIA NELLE OPERE DI CORINNA GOSMARO
La luce che tocca la superficie ne lascia intravedere le impronte di chi li ha maneggiati, una memoria impressa che con il passare del tempo ne avvalora il gesto. Le posizioni in cui sono posti si fanno metafora di ascesa e discesa del pensiero, attraversando dimensioni spazio-temporali non lineari. Infine, le sculture di corda zoomorfe rimandano a una sfera animale puntando lo sguardo verso l’evoluzione globale, e non solo quella riferita alla storia culturale della specie umana.
‒ Valentina Muzi