All’esclamazione “La pittura è tornata in auge!” si potrebbe rispondere con la domanda “Ma quando mai ha perso importanza?”. Alessandro Scarabello (Roma, 1979) lo sa bene e lo racconta portando in mostra un’antologia di opere nate in anni dove accadimenti ed esperienze hanno segnato sia l’artista che il suo tocco. Senza esplicitarsi mai completamente, il pittore lascia allo spettatore l’ultima parola, chiedendogli di prendersi del tempo, di soffermarsi, di perdersi e capire l’opera.
Tra note di colore e colpi di pennello, tra figurazioni, astrazioni e simbologie, Scarabello “scava il visibile (l’ordine degli aspetti rappresentati) e strazia il leggibile (l’ordine dei dispositivi di significazione)”, citando lo Georges Didi-Huberman di Davanti all’immagine, e intendendo dar luce alla ricerca, al principio di creazione mentale delle immagini e delle loro molteplici trasformazioni.
‒ Valentina Muzi