La personale di Nazzarena Poli Maramotti (Montecchio Emilia, 1987) organizzata alla Galleria Z2O di Sara Zanin ha tutto l’aspetto di un percorso che corre lungo il filo sottile del paesaggio per volgergli le spalle e mostrare una identificazione tra uomo e natura, un’aderenza con le sue ombre, con le sue sembianze, con i suoi atavici umori e rumori. Realizzati quasi tutti a Dale i Sunnfjord, villaggio norvegese nella contea di Sogn og Fjordane che ha dato i natali all’indimenticabile Jakob Sande, i lavori – tra questi Fiordo (2019), Un altro dubbio (2019), Una notte (2019) e Un’altra notte (2019) – sono spazi perfetti di un paesaggio che, a detta di Davide Ferri (curatore della mostra), si riduce “nei dipinti” a “una specie di movimento, di costante fluttuazione di ampie aree di colore (riconducibili a montagne, rocce, al cielo, a nuvole spesse) che si espandono, si contraggono, si combinano in una forma che non sembra mai definitiva”.
Curata nei minimi particolari – gli olii su carta sono installati con piccole calamite che rendono la pittura leggera, appena sospesa alle pareti (davvero eccellente) – L’altra notte è un luogo in cui l’occhio dell’artista si capovolge e mostra l’atmosfera circostante, ma anche un vivace atto mentale in cui il ritratto è trattato come un paesaggio e il paesaggio come una narrazione silenziosa.
‒ Antonello Tolve