Tempo presente. Marina Abramović e Renata Morales a Venezia
La Ca’ Rezzonico Gallery di Venezia accoglie il lavoro di Marina Abramović e Renata Morales, impegnate in una ricognizione critica sulle istanze contemporanee.
Gli spazi espositivi della Ca’ Rezzonico Gallery, accanto al Museo di Ca’ Rezzonico, in occasione della 58. Biennale di Venezia, ospitano fino al 6 luglio i lavori di due artiste internazionali ‒ Marina Abramović e Renata Morales ‒ rispettivamente con l’opera Rising e Invasor. Il progetto espositivo presentato nella galleria privata veneziana dalla Phi Foundation for Contemporary Art di Montreal, pur non facendo parte degli eventi ufficiali di questa Biennale, tocca tematiche attuali e in linea con il tema scelto dal curatore Ralph Rugoff, May You Live in Interesting Times.
In questo contesto artistico dalla duplice natura, che da una parte evoca l’idea di un periodo d’incertezza “minaccioso e pauroso” e dall’altra offre gli strumenti per meglio comprenderlo, trova la sua perfetta collocazione Rising di Marina Abramović, prodotto nel 2017 dal laboratorio curatoriale e centro di ricerca Acute Art, diretto da Daniel Birnbaum.
Rising, presentato la prima volta alla Brilliant Minds di Stoccolma e successivamente nell’ambito della fiera internazionale Art Basel Hong Kong 2018, è un lavoro che affascina per le enormi possibilità offerte dalla realtà virtuale, per la sua capacità di raccontare gli effetti decisivi del progressivo sciogliersi dei ghiacciai e dell’innalzamento del livello del mare, diventando anche un motivo di riflessione sui “livelli” delle acque per la stessa città di Venezia.
MARINA ABRAMOVIĆ
La galleria accoglie in un primo spazio il video del backstage delle riprese di Rising e in un secondo ambiente due postazioni, dove viene chiesto al pubblico d’indossare una cuffia e un dispositivo visuale che gli permette di accedere e muoversi attraverso uno joystick all’interno di uno spazio virtuale. In questo ambiente può confrontarsi in modo diretto con l’avatar della Abramović che, racchiuso all’interno di una vasca di vetro che si riempie lentamente di acqua, “trasporta” il “giocatore” in un realtà differente, la quale, seppur potenzialmente, annuncia il futuro drammatico del nostro pianeta e mostra il disintegrarsi degli iceberg che fatalmente fanno innalzare il livello del mare intorno a noi.
Con questo lavoro in VR l’artista tenta di creare una riflessione personale ed emotiva su eventi generati da una conseguenza diretta del nostro comportamento. Così come nella vita reale, anche attraverso la realtà virtuale ritrovarsi davanti a una scelta, anche se a livelli diversi, origina molteplici energie e connessioni tra le parti coinvolte.
RENATA MORALES
La mostra Invasor dell’artista messicana Renata Morales, presente nelle altre due sale della Galleria Ca’ Rezzonico con installazioni scultoree, è il risultato dei due anni trascorsi in residenza presso il Phi di Montreal, istituzione fondata e diretta da Phoebe Greenberg.
Nel primo spazio espositivo prevale la vivacità cromatica dell’installazione composta da settanta pneumatici usurati e variopinti, enormi autoritratti stampati su tessuti consumati e appesi alle pareti, dinosauri e belve chimeriche in ceramica dipinta, questi ultimi inseriti dall’artista tra i copertoni disposti sul pavimento. Il tutto restituito su pannelli riflettenti che rendono l’ambiente immersivo, vivace e caotico.
Il secondo ambiente, più monocromatico rispetto al primo, presenta una serie di oggetti di scarto e calchi provenienti dal famoso studio di ceramica di José Noé Suro, dove la Morales ha creato negli ultimi anni le sue opere, esplorando l’unicità e la ricca tradizione della ceramica messicana. Un’installazione/laboratorio, in cui il pubblico si trova ad analizzare gli elementi necessari per produrre le forme grezze degli oggetti, ma nello stesso tempo è introdotto nella sfarzosità dell’ambiente successivo, nel quale l’artista espone figure umane, esseri divini e corpi antropomorfi in ceramica di colore nero e oro brillante, che con loro luminosità ed eleganza si contrappongono ai fantocci di carta esposti sul lato opposto della stanza.
La Morales, con Invasor, accompagna i visitatori in un mondo distopico di opposti tra conforti e violenze, dai quali emergono i temi della bellezza, della consolazione, della brutalità e della provvisorietà. Allo stesso tempo mette alla prova la percezione relativa alla fisicità delle cose e alla consistenza della materia: ogni scultura, tessuto, pittura o fotografia esposto non dev’essere percepito o valutato isolatamente, ma va elaborato e compreso come un’unica opera, tanto complessa e ricca di elementi contrastanti da originare chiavi di lettura differenti e un dialogo umano e globale di cui tutti noi facciamo parte.
‒ Giovanni Viceconte
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