Di musica e fantasmi. Anri Sala a Rivoli raccontato in anteprima da Gianluigi Ricuperati

La mostra aprirà al pubblico fra due giorni, ma noi vi proponiamo il racconto in anteprima di Gianluigi Ricuperati. Protagonista assoluto il lavoro di Anri Sala, in scena al Castello di Rivoli.

La mostra As You Go occupa il terzo piano del Castello di Rivoli in un moto ondoso e sublime, dall’ingresso sulle travi del soffitto alle stanze sempre più immerse nel buio, con schermi e controschermi che proiettano nell’oscurità quattro film stupendi dell’artista albanese-francese-europeo Anri Sala (Tirana, 1974), una mente magnifica, prensile, musicale, teoretica, politica. Percorrendo ogni sala del terzo piano lo spettatore viene inseguito dalle immagini, tutte provenienti da opere già presentate altrove, ma qui installate in modo così nuovo e avvincente da trasformare lo spazio in musica, cosa che dovrebbe fare forse ogni grande mostra. I film mettono in scena momenti di esecuzione pianistica, umana e computerizzata, tra il Ravel del concerto per una mano sola (scritto per il musicista Paul Wittgenstein, fratello di Ludwig che ne aveva persa una durante la Grande Guerra) e l’Unravel della “macchina umana” (si assiste al tentativo di insegnare a un AI a suonare, dunque imparare a imparare). Ma c’è anche la collaborazione tra un violinista e una lumaca che sull’archetto raccoglie a se le vibrazioni di quell’esserci per procura che è la partitura di un brano, poco meno di un testo, molto più di un’azione, ma piuttosto un regno fatto d’aria. Passando, camminando, svolgendosi nelle diverse prospettive scandite dalle immagini così sincronizzate che si ha la giusta impressione di sfondare il muro dei suoni, un muro fatto di attese e logiche inconfessabili, tensioni algebriche e colpi al cuore, caldi e freddi, corpi architettonici che separano e uniscono il ciclo della vita.

Anri Sala ‒ As You Go, Castello di Rivoli 2019, photo Gianluigi Ricuperati

Anri Sala ‒ As You Go, Castello di Rivoli 2019, photo Gianluigi Ricuperati

TEMPO E MUSICA

Ci sono due argomenti di cui tornava il pensiero ‒ su cui tornava il pensiero ‒ nella settimana passata, nei dieci giorni che hanno preceduto l’inaugurazione di AS YOU GO (splendida curatela di Marcella Beccaria), una delle più potenti mostre mia viste al Castello di Rivoli, diretto ormai con porosa saggezza da una Carolyn Christov-Bakargiev in torrenziale stato di grazia, dopo le fantastiche operazioni a mente aperta di Malani, Hito Steyerl, e insieme al bruciante omaggio ad Harald Szeemann, il ‘maestro di tutti noi’ (frase che valeva un tempo per John Berger).
Il primo argomento sembra uno scherzo: il ritardo del tempo, l’imperdonabile ritardo del tempo, che è ancora più imperdonabile perché si finge puntuale, e addirittura organizza interi sistemi di pensiero e attesa sociale e potere intorno all’idea stessa di ‘ritardo’ e ‘puntualità’.
Il secondo argomento è la pazienza evangelica della Musica, la capacità della Musica di adattarsi allo spazio umano cambiandolo a ogni colpo di martello, a ogni martelletto del pianoforte, a ogni tamburo melodioso, ma anche la sublime capacità della Musica ‒ che è matematica, in primissima istanza ‒ di incunearsi nello spazio della mente, di insegnare a una mente, anche a una mente artificiale, come si suona un pezzo semplice e importante come La marsigliese. I tasti di un pianoforte sono fantasmi aggrediti da un’intelligenza mai calma, mai doma. La musica e il tempo, vale a dire la struttura stessa del fenomeno umano, si stendono nelle camere nere di una ‘parade’ che viene annunciata in modo circense da due percussioni a guida autonoma, appese al soffitto, come ad annunciare il Rondò delle vite, sempre circolari, mai lineari.

Anri Sala ‒ As You Go, Castello di Rivoli 2019, photo Gianluigi Ricuperati

Anri Sala ‒ As You Go, Castello di Rivoli 2019, photo Gianluigi Ricuperati

AS YOU GHOST

È la forza di un fantasma in scena, la forza di questa mostra, che ho visto due volte, prima in realtà virtuale ‒ così come l’ha progettata l’artista da distante, nel suo studio berlinese ‒ poi nella pece della trama fisica dei suoni e dei passi, provando a non inciampare, provando a non illudersi, provando a non dimenticare.
Ho provato a evocare il fantasma, il Ghost Beat di As You Go, che forse potrebbe chiamarsi As You Ghost.
Ci sono due tipi principali di soffi cardiaci.
Soffi cardiaci innocenti e soffi cardiaci anormali.
Un soffio cardiaco innocente si verifica quando troppo sangue scorre attraverso le valvole
e spesso non richiede alcun intervento medico, se il cuore è sano.
I soffi cardiaci innocenti possono insorgere dopo un intenso esercizio fisico, a causa della mancanza di globuli rossi, e durante la gravidanza.
As you Ghost è un soffio innocente. Non è un nome. Sono tanti nomi uniti in uno solo.
È uno sbaglio.
È un ventaglio.
È un’espressione straniera letta da un cieco, in un Paese dove le frustate sulla schiena trasformano i non vedenti in picchi ambulanti.
Potrebbe essere il trepesto dei fantasmi.
Potrebbe essere un simposio dei fantasmi.
Potrebbe essere un piano digitale suonato
da chi se n’è appena andato.
Potrebbe essere un pezzo di formaggio addentato ‒ da un re aumentato.
Potrebbe essere il sabba di un pipistrello infinito.

Andate a vedere Anri Sala. Andate, as you go, come noi fantasmi, come voi, come ghost volete.

Gianluigi Ricuperati

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