Rayyane Tabet e Dara Friedman. A Torino

Galleria Franco Noero, Torino ‒ fino al 26 febbraio 2018. La sede della galleria torinese in via Mottalciata ospita due rassegne dallo stampo fortemente contemporaneo.

La galleria Franco Noero, presso la sede di via Mottalciata, si fa contenitore di idee e costruzioni, nella prima personale di Rayyan Tabet (Achkout, 1983), Hidden in plain sight. Tabet, giovane artista libanese, mostra, attraverso un discorso di cose e luoghi, storie comuni che, prese singolarmente, potrebbero non avere voce, ma assemblate, come i tasselli di un puzzle più vasto, contribuiscono alla scrittura della storia umana. Materialmente questo progetto si concretizza in cinque installazioni, Still life with neon, Fridge and beer, Arabic for all ‒ Road Trip, A Short History of Lebanon ‒ What Goes Around Comes Around, What Goes Up Must Come Down, atte a sviluppare il nesso tra ciò che apparentemente è irrilevante e la storia stessa di un luogo, di un tempo dove il dettaglio quotidiano non è la sterile rappresentazione di un avvenimento, ma la sillaba che costruisce la parola finalizzata al racconto.

Dara Friedman. L☿over. Installation view at Galleria Franco Noero, Torino 2018. Photo Sebastiano Pellion di Persano

Dara Friedman. L☿over. Installation view at Galleria Franco Noero, Torino 2018. Photo Sebastiano Pellion di Persano

DARA FRIEDMAN

Lo spazio “In Residence” fa da cornice all’intensa profondità filmica di Dara Friedman (Bad Kreunznach, 1968) con Lover, sua prima personale a Torino. Allieva del noto regista austriaco Peter Kubelka, l’artista mette in scena le tendenze del cinema sperimentale del XX secolo, dove il medium si riduce alle sue caratteristiche più essenziali. Le opere di Friedman generano tensioni e sono rappresentazione di concetti semplici che si snodano liberamente, spostandosi dalla forma alla struttura per terminare nella composizione. Siamo di fronte a momenti intimi e veri, dinanzi ai quali non possiamo sottrarci alla voce dell’inconscio, favorendo un’esperienza conscia. È il dialogo puro e genuino con noi stessi, con le nostre ancestrali paure, con i nostri più reconditi desideri, oltre il vuoto di dettami preconfezionati.
Lover crea un’esperienza che introduce alla potente visione di un Ur-mensch: una donna fallica. Sulle note della partitura di flauto del Preludio al pomeriggio d’un fauno di Claude Debussy, Friedman presenta un poema empirico; avvalendosi di uno spettro non oggettivo di campi di colore, intende dissolvere la materialità delle immagini, per arrivare all’intimo sensoriale.

Grazia Nuzzi

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Grazia Nuzzi

Grazia Nuzzi

Nasce a Formia (LT) il 17 novembre 1977, si laurea alla facoltà di Lettere e Filosofia in Conservazione dei Beni Culturali, con indirizzo storico artistico presso la II Università degli Studi di Napoli, nel 2005. Nel 2006 è socio fondatore…

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