Slittamenti e margini. Beatrice Meoni e Silvia Vendramel a Pisa

Galleria Passaggi Arte Contemporanea, Pisa ‒ fino al 30 settembre 2018. La galleria pisana ospita le riflessioni visive di Beatrice Meoni e Silvia Vendramel attorno al tema della fragilità.

In questi giorni in cui forze oppositive scuotono la storia e le nostre coscienze (i migranti sulla nave Aquarius fermati in mare, la minacciata chiusura dei porti, le recriminazioni tra politici europei), una raffinata mostra di Beatrice Meoni e Silvia Vendramel, Slittamenti e Margini, alla Galleria Passaggi Arte Contemporanea a Pisa colpisce per la sua proposta di coltivare “equilibri instabili e visioni laterali”. Un quadro, La caduta di Icaro (1560 circa), di Pieter Bruegel il Vecchio, è stato ispiratore per la paradossale marginalizzazione del protagonista (Icaro è solo una figurina di secondo piano, che annega mentre un contadino continua ad arare, indifferente o inconsapevole). Sebbene tale disattenzione per la tragedia umana risuoni sinistramente alla luce degli odierni eventi, per Meoni e Vendramel (che hanno ideato i lavori in mostra attraverso una lunga frequentazione e dialogo), Icaro è soprattutto un benevolo antieroe, simbolo della fallibilità dell’essere umano. Prediligendo una visione laterale, le artiste ci suggeriscono una scelta di umiltà rispetto ai proclami muscolari, un’alternativa all’ansia fascistoide per la purezza e l’integrità delle forme e delle idee e alla fobia per tutto ciò che si propone come alterità, periferie, marginalità. E qui viene in soccorso un’altra fonte di ispirazione: Bas Jan Ader, l’artista di performance solitarie incentrate sul motivo della caduta (dalle falde di un tetto, in un canale olandese con la bicicletta, dall’alto di un ramo…), che mostra l’arrendersi alla forza di gravità come metafora dell’esperienza umana e che – come un Icaro – scomparve nell’Atlantico nel 1975 tentando di attraversarlo in barca a vela.

Beatrice Meoni, Searching for the miracolous (omaggio a Bas Jan Ader), 2018

Beatrice Meoni, Searching for the miracolous (omaggio a Bas Jan Ader), 2018

FRAGILITÀ E TRASFORMAZIONE

Meoni e Vendramel ci parlano di fragilità, indeterminatezza, trasformazione, con opere ammirevolmente intonate nell’allestimento della galleria. Meoni celebra la potenzialità della pittura di indugiare nel limite in cui le pennellate e il colore diventano forme e al contempo le disfano, mentre Vendramel esplora la scultura come luogo in cui materiali diversi, tipici del mestiere (fusione in metallo o vetro soffiato), o naturali, o oggetti trovati, placano le loro forze in tensione, o le trasformazioni di stato (dal fluido al solido, dal caldo al freddo), e formano strutture al limite tra solidità verticalizzante e punto di caduta.
Meoni evoca forme che collassano in un raffinato accordo cromatico, una fallimentare eleganza: in svirgolate dipinte a olio su un drappo di velluto azzurro (Inclinazioni); in un tremolante puzzle di campiture a olio su tavola (Forth); in un collage di pezzi di tele colorate (Apresludes); in un assemblaggio di cocci di porcellana che ricostruiscono la forma approssimativa di una brocca (Florentia). Vendramel esplora simili territori slittanti con una scultura di pietre dentro una rete di recinzione, con serpeggianti rami di glicine ancora avvinghiati, e disposta a suggerire la forma (femminile) di un vaso (Lei/Wisteria); mentre in Corale monta, come in equilibrio, scarti di fusioni in bronzo da una fonderia, all’apparenza ruvidi e fragili come cortecce ma lucidi e compatti se visti nelle parti sezionate.

LA VITALITÀ DEI SEGNI

Icaro precipitato ha ispirato sia Meoni, che lo ha dipinto, col malfermo tratto di un pennello attaccato a un bastone su un drappo di lino, ora mollemente adagiato su un separé di legno (Failing Falling Failing), sia Vendramel, che lo ha ironicamente visto in un altro sfiatatoio di fusione a forma di forcella ora attaccato a parete (No name), o lo ha incarnato in una sagoma di vimini intrecciato che ricorda un vulnerabile torso umano seduto in terra, le gambe stese avanti (Lui).
Meoni e Vendramel sono interessate alla vitalità dei segni, ma essi non chiudono l’immagine. I segni accolgono le tensioni, con resilienza, e ci appaiono come i significanti di un atteggiamento antiretorico e ironico che rinuncia ai piedistalli, letteralmente e metaforicamente.

Sergio Cortesini

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