Brandelli d’acciaio saldati compongono delle strutture, di differenti dimensioni, che si librano sul pavimento del grande spazio del piano terra, “codificando” le “forze instabili”, come suggerisce lo stesso Luca Monterastelli (Forlimpopoli, 1983). Altri elementi rincorrono la verticalità delle pareti. È la grande installazione che accoglie il pubblico di questa mostra, la prima dedicata a un giovane artista italiano in questo tempio di luce della Galleria Lia Rumma. E a Luca spetta anche il merito, raro di questi tempi, di essersi messo in discussione tentando un cambio di rotta, nonostante il riscontro dei suoi cementi in collettive e fiere. Non tutti l’avrebbero fatto in quegli spazi in cui sono transitati alcuni tra i più grandi maestri del nostro tempo. I tre piani ospitano una mostra di stratificazioni, di materie e strutture, come le sculture esposte all’ultimo livello: assembramenti di gesso costituiscono nuove forme, architettoniche, che si svincolano dalla base in acciaio proponendo una relazione con l’ambiente.
– Lorenzo Madaro