Francesco e il Toro. Candeloro a Napoli

Museo Archeologico Nazionale, Napoli ‒ fino all’8 gennaio 2018. Francesco Candeloro accende il Museo Archeologico di Napoli con installazioni in plexiglas colorato. Come colpite da luci che attraversano prismi rifrangenti, le opere si illuminano e modificano la percezione delle sculture del museo, che hanno conosciuto già quasi mille anni di storia.

Quattro sculture in lastre di plexiglas ritagliate e stampate a raggi UV, nell’atrio dell’edificio, accolgono i visitatori del Museo Archeologico partenopeo. Si tratta di alcune opere che fanno parte di Città delle Città, installazione in cui Francesco Candeloro (Venezia, 1974) ingabbia i ricordi di alcuni luoghi in cui è passato o si è fermato. Qui si narra di Kassel, Napoli, Castel del Monte e Seoul. L’operazione curatoriale complessiva messa in atto in questa mostra si basa su un dialogo serrato fra le installazioni di Candeloro e le opere del museo. La Collezione Farnese di sculture antiche, al pian terreno, accoglie e interagisce con le opere contemporanee, arricchendosi di tagli di luce e punti di vista inediti.
Occhi è il titolo di una serie di opere che compongono l’installazione diffusa che fa da fil rouge fra le sale con le opere di Candeloro. Seguendo i cubi colorati in plexiglas stampati ad aerografo industriale si segue il percorso della mostra. Nei visi di persone note o anonime ritratte dall’artista, gli occhi scambiano sguardi ideali con le statue antiche.

Francesco Candeloro, Passaggi Alterni. Installation view at MANN – Museo Archeologico Nazionale, Napoli 2017. Photo Lorenzo Ceretta

Francesco Candeloro, Passaggi Alterni. Installation view at MANN – Museo Archeologico Nazionale, Napoli 2017. Photo Lorenzo Ceretta

IL TORO E L’ERCOLE FARNESE

Anche due simboli del museo partenopeo sono contaminati dall’incontro con le opere di Candeloro. L’Ercole Farnese si staglia maestoso sullo skyline di New York in Passaggi Alterni (New York): un panorama vibrante di colori che cambia al modificarsi della luce.
Il Toro Farnese, invece, è inglobato dall’installazione neon Linee del Tempo, in cui lo skyline di Beirut si quadruplica, specchiandosi lungo l’asse verticale e quello orizzontale, creando un dispositivo ottico che, a mo’ di palpebra intorno alla pupilla, racchiude la visione della più grande scultura dell’antichità mai rinvenuta.

Francesco Candeloro, Nella Luce del Tempo. Installation view at MANN – Museo Archeologico Nazionale, Napoli 2017. Photo Lorenzo Ceretta

Francesco Candeloro, Nella Luce del Tempo. Installation view at MANN – Museo Archeologico Nazionale, Napoli 2017. Photo Lorenzo Ceretta

I TIRANNICIDI

Una luce verde e blu invade la Sala dei Tirannicidi, calando sulle sculture una sensazione di tragedia imminente, quasi che l’uccisione del tiranno possa avvenire da un momento all’altro. È l’installazione Nella Luce nel Tempo che produce questo effetto: un plexiglas tagliato al laser posto sulla finestra a sud della sala. La riflessione nata fra le opere della Collezione Farnese, che hanno conosciuto più di una contemporaneità – la prima quando sono state realizzate, poi quando sono state copiate, infine quando sono state scavate e restaurate assurgendo a nuova vita nel corso del Rinascimento – è che anche l’arte antica ha avuto un momento in cui è stata contemporanea e la mostra di Candeloro esorta a non dimenticarlo.

Giovanna Procaccini

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Giovanna Procaccini

Giovanna Procaccini

Giovanna Procaccini, nata a Napoli, vive a Milano. È laureata in architettura e specializzata in storia dell’arte all’Università degli Studi di Napoli Federico II. È diplomata come addetto alla conservazione e restauro dei dipinti su tela. Critica e curatrice, si…

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