Attraverso un software David Reimondo (1973) ha calcolato tutte le combinazioni di parole utilizzando le 26 lettere dell’alfabeto latino, definendo 6402364363415443600995503674052849007 parole. Da questo totale ha sottratto le parole esistenti, ricavando quelle impossibili, quei lemmi che, come recita il titolo della personale, non esistono. A partire da tale impianto linguistico, Reimondo ha selezionato le parole che rispettavano maggiormente i suoi canoni, in termini grafici e acustici, dando vita a un’installazione a soffitto e a pavimento, assemblata anche attraverso ventisei volumi che contengono, uno per ogni lettera, tutte le combinazioni trovate.
A soffitto, invece, è stato proiettato un video che racconta, lungo l’arco di una sorta di anello temporale non fruibile, la formazione di parole composte da non più di due lettere consecutive uguali, lette con un text to speech che risuona nello spazio. In ultimo, sulla parete frontale un robot scrive, con un pennarello, una parola che non esiste, editando l’incapacità della trasmissione comunicativa e relazionale, su un grande foglio bianco. Sostituito, fino al termine della mostra, con costante periodicità.
‒ Ginevra Bria