Nuova sezione non profit per Dama, la non-fiera di Torino. Tutte le novità del 2017

12 gallerie internazionali, 2 spazi non profit, nuova forma di sponsorizzazione e live programme. La prossima edizione del progetto allestito a Palazzo Saluzzo Paesana raccontata dal suo fondatore Giorgio Galotti.

Puntare sul mondo del no profit sta diventando una scelta sempre più frequente e necessaria, come ha dimostrato il recente progetto Outer Space, nato all’interno di Futurdome di Milano, per dargli spazio. E Torino, con la fiera The Others e un festival, il Nesxt, nato appena l’anno scorso per dedicarsi interamente a queste realtà, se ne fa portavoce. In questo contesto, si inserisce la nascita della nuova sezione non profit di Dama, progetto indipendente creato nel 2016 dalla collaborazione tra alcune gallerie emergenti che, in un palazzo storico del centro di Torino, hanno realizzato una mostra di artisti di nuova generazione. E anche quest’anno, dall’1 al 5 novembre, il progetto indipendente sarà riproposto a Palazzo Saluzzo Paesana.

Dama, la non fiera di Torino

Dama, la non fiera di Torino

GALLERIE NON PROFIT: LA NUOVA REALTÀ DEL MONDO DELL’ARTE (E DEL MERCATO)

Aprire al non profit significa osservare la realtà. Rendersi conto che il mondo evolve e che alcuni di questi spazi, classificati come tali, stanno sostituendo appieno il lavoro di molte gallerie proponendo ricerche interessanti. Il non profit può rischiare proprio perché non ha come obiettivo primario la vendita ma il supporto di una ricerca”, spiega ad Artribune il fondatore di Dama Giorgio Galotti della galleria GRGLT. “Quello che non si dice è che gallerie come le nostre sono in linea di massima non profit e che molti spazi di questo tipo vendono come gallerie. Avete mai chiesto alle gallerie di nuova generazione qual è l’indotto di un anno e quali sono le spese che affrontano?”. Per questa prima edizione della nuova sezione dedicata agli spazi indipendenti sono stati selezionati: Meyohas di New York e Pina di Vienna, che presenteranno rispettivamente due mostre personali di Virginia Lee Montgomery e Sasha Auerbakh. Mentre il numero delle gallerie internazionali coinvolte rimane anche quest’anno contenuto, dodici in tutto, per precisa scelta curatoriale. “Il sistema che muove Dama è la collaborazione, il dialogo, il confronto, il rallentamento dei tempi e il display della proposta”, continua Galotti. “Quello che cerchiamo di fare è di valorizzare gli artisti di oggi e proteggere le gallerie, offrendogli l’opportunità di confrontarsi con una parte di storia di Torino senza salassarle. Lo facciamo inoltre senza chiedere il prezzo di un biglietto di ingresso grazie ad alcune istituzioni che ci stanno aiutando a realizzare il progetto e a dedicare la maggior parte del nostro tempo per fare il nostro lavoro: invitare personalmente collezionisti e visitatori a cui vogliamo introdurre il percorso di mostra”.

Dama, la non fiera di Torino

Dama, la non fiera di Torino

LE NOVITÀ DELLA SECONDA EDIZIONE DI DAMA

L’altra novità di questa seconda edizione di Dama riguarda l’innovativo sistema di supporto GUEST, ideato insieme al Museo Ettore Fico di Torino, per supportare una galleria con la copertura dell’intera fee di partecipazione. “È un metodo di sponsorizzazione che siamo certi verrà preso come ispirazione da altre piattaforme”, afferma Galotti, “e che vorremmo estendere ad altre istituzioni o aziende per aiutare le gallerie a focalizzarsi sulla produzione delle opere riportandole ad occuparsi del loro programma invece di pensare a come coprire le spese di partecipazione a una fiera”. Intanto, durante questa edizione a Dama, a beneficiarne sarà la galleria Lily Robert di Parigi che presenta il lavoro di Jonas Wijtenburg. Infine, il ritorno del live programme di respiro museale, con la nuova curatela di João Laia: “il programma Live di quest’anno coinvolge artisti emergenti con una ricerca di qualità massima come Sam Smith, Anna Franceschini, Diogo Evangelista o Sasha Litvintseva, e artisti che hanno avuto partecipazioni in grosse istituzioni o Biennali, come Laure Prouvost o Guan Xiao”, conclude Galotti. “Chi sta lavorando alla composizione di questo programma lo sta facendo sapendo che deve attenersi al budget offerto dalla Compagnia di Sanpaolo, quindi anche in questo caso con l’idea di aiutare gli artisti e i curatori a lavorare con un budget dedicato e non per la gloria”.

– Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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